La guerra delle salamandre (di Karel Čapek)

Proposto da Tomas

Riferimenti: Amazon, Wikipedia

Discussione di luglio 2016

Sì: Tomas, Gabriella, Alessandro, Marisa, Oscar, Alessandra Ce., Massimo I. e Maddalena
Nì: Alessandra Co. e Marinella

Tomas (sì, proponente): Il romanzo mi è piaciuto talmente tanto che non potevo non proporlo e neanche non insistere che venisse scelto. Come ho già detto più volte nel passato, lo scopo del nostro gruppo mi pare sia farci arrivare ai libri che non avremmo mai notato senza. Čapek è stato un grande scrittore ceco e da noi tutti lo conoscono già prima di arrivare a scuola perché ha scritto anche tante favole per bambini. A parte quello, sono famosi i suoi romanzi, drammi ed è anche stato un famoso giornalista. Infatti nel libro attuale, pubblicato nel 1936, si vedono tanti diversi stili, tutti avrete facilmente identificato le parti utopistiche (tutta la trama), tragiche (la terza parte fino al penultimo capitolo), storiche (Čapek è stato ispirato dal vero Andrias scheuchzeri il cui scheletro era all'inizio considerato di un umano-testimone del dilluvio universale), filosofiche (l'ultimo capitolo), scientifiche (non potevo non pensare a Gabriella quando gli uomini facevano gli esperimenti sulle salamandre), giornalistiche (riflessi della politica cecoslovacca, europea e mondiale) e, nonostante la tematica, anche tantissime umoristiche. Il lettore si sente talmente "confuso" di questa marea di stili che alla fine quasi ci crede. Se dovessi comunque trovare qualcosa di negativo, sarebbe stata la un po' troppo lenta e lunga parte descrittiva verso la pagina 200, e, solo alla prima lettura, la fine del romanzo, che faceva sembrare che neanche l'autore sapesse come far finire la storia del genere. Alla seconda lettura ho però apprezzato molto pure questa parte finale. La cosa più goduta da me, nonostante la tematica seria, era l'umorismo di Čapek, ogni tanto semplice, il più delle volte elaborato, pungente, ironico. Elenco tre punti qui: la storiella della "Tesoruccio Li" con le sue idee di girare un megafilm, la voce interna di Abe che considera Li meno bella quando è nuda e un po' pesante da portare al riparo. Poi la tesi degli scienziati che "le salamandre non sono intelligenti, anzi, sono simili a un medio uomo inglese". E verso la fine le salamandre che dopo i loro pesanti annunci radiofonici mettono la musica umana a tematica salamandrica. Ho letto il libro sia in ceco sia in italiano. All'inizio avevo paura della traduzione, già il titolo è tradotto male perché in ceco sarebbe La guerra "con" le salamandre o anche "contro" ma non "delle". Ma alla fine, quanto mi pare, il testo è tradotto abbastanza bene e ho percepito le stesse emozioni da tutte e due versioni. Nella Repubblica ceca Čapek è molto apprezzato per la sua abilità di sfruttare varie sfumature della lingua e credo che tradurre questo romanzo doveva essere abbastanza difficile per il traduttore con un altissimo rischio ri rovinarlo che per fortuna non è capitato.

Gabriella (sì): Ero un po' indecisa fra "sì" e "nì". In alcuni passaggi l'autore si dilungava: i ritagli di giornale, ad esempio, erano certamente strani e divertenti, ma non li ho letti tutti. Ben architettato: un mix molto attuale, scritto con ironia e mostra i limiti dell'uomo. Il finale era in un certo senso prevedibile. Sono rimasta male vedendo le salamandre dimostrare che tutto il mondo è paese, vedendole ripetere gli stessi errori dell'uomo. Libro ricco di eventi. Forse un po' lungo, ma bello.

Alessandro (sì): Alcune parti del libro le ho trovate più lunghe del necessario. Tra queste, ad esempio, la parte col tesoruccio "sweet heart" sulla spiaggia. L'ultimo capitolo mi sembrava una serie di ipotesi. Ma mi è piaciuto. Mi ha ricordato il libro di fantascienza con "idea canina" che abbiamo letto tempo fa ("Anni senza fine" di Clifford Simak). Buona fantascienza: il libro è nato da una idea buona e verosimile. C'è ironia e divertimento. Ricordo quell'osservazione sui nomi: chi è veramente importante non ha bisogno di tanti nomi, tanti titoli, sul campanello della porta. Il finale è un po' più serio: parla della "teoria delle fette di formaggio svizzero", cioè la necessità che più eventi si verifichino perché possa ottenersi una data conseguenza. (Mi ha fatto ricordare De Andrè: "anche se voi vi sentite assolti, siete comunque coinvolti.")

Marisa (sì): La struttura del romanzo è un ibrido letterario, perché passa attraverso varie mutazioni: nasce come racconto di avventura e continua come racconto di fantascienza, in cui Čapek con estro geniale inframezza lunghe note pseudoscientifiche e pseudogiornalistiche che a tutta prima sembrano aderire perfettamente alla realtà, se non fosse per il loro sapore satirico e umoristico. Quest'opera è anche un'analisi socio-politica con una visione ora utopistica ora antiutopistica dell'umanità, è una metafora impietosa della disumanizzazione dell'uomo: il quadro apocalittico descritto da Čapek investe la negatività di quegli aspetti umani, tra cui la convinzione della propria superiorità morale e intellettuale, che si nasconde sotto falsi alibi utili soltanto a soddisfare la sete inestinguibile di potere e di ricchezza che storicamente - e tragicamente - ha troppo spesso caratterizzato la natura umana. Le salamandre rispecchiano il lato oscuro dell'uomo: sono creature senza anima, intelligenti e macchinali nel ragionare e nell'agire. La loro sopravvivenza dipende dall'uomo che le sfama e le sfrutta con fredda determinazione, fino a che la situazione si capovolgerà e la specie umana si troverà a rischio d'estinzione. In questa drammatica prospettiva l'umanità potrebbe salvarsi solo grazie ai dissidi interni fra le opposte fazioni delle salamandre che, emulando ancora una volta l'uomo, si disputerebbero il predominio sulla Terra arrivando a distruggersi l'un l'altra. Allora forse nel mondo si ristabilirebbe l'antico equilibrio, ma fino a quando?

Oscar (sì): Libro complesso e non facile da inquadrare: alterna tanti stili. Nella prima parte e' quasi fanciullesco, poi seguono pagine che sembrano quelle di un libro di saggistica. La parte tecnica, quella con numerose note a pie' pagina, era sicuramente "lenta", ma è stato un piacere cogliere i dettagli e leggere i piccoli racconti sparsi qua e là. Mi ha fatto venire in mente "La fattoria degli animali" e "Anni senza fine": anche in questo libro i pregi e i difetti degli esseri umani vengono rappresentati attravero i comportamenti di un'altra specie vivente. Pur se fantascienza, il libro era ambientato nel contesto storico dell'autore: chi scriveva non poteva immaginare il salto di qualità che la tecnologia bellica avrebbe fatto di lì a poco (bomba atomica). L'umorismo in alcuni passaggi mi ricordava lo stile grottesco di Tim Burton nel film "Mars Attacks". Impareggiabile la scena finale con il maggiordomo Povondra sconvolto nel constatare che nessun posto sul pianeta (compresa la sua città) era ormai irraggiungibile dalle salamandre. (A questo punto, partendo da riflessioni sulle caratteristiche delle salamandre, sorge un discussione in cui tutti intervengono e disquisiscono trovando pro e contro alla credibilità della loro rapida evoluzione. Un po' come i giapponesi, le salamandre imparano per imitazione. C'è una biologia logica. Non sono molto intelligenti: Marisa ricorda che l'autore le paragona a "un inglese medio".)

Alessandra Ce. (sì): Purtroppo ho letto questo libro quando ero stanca e a ore assurde (3 di notte). L'inizio mi ha colpito, non mi convinceva. Ero sdegnata. Poi nella seconda parte ho apprezzato la fotografia impietosa dell'essere umano, il suo egocentrismo senza scrupoli e coscienza.

Marinella (nì): Ho detto "nì" solo perché non amo la fantascienza e non mi interessava l’argomento. E’ quindi un libro che non avrei mai letto. L’ho trovato intelligente. E’ stato scritto nel 1936 e ci parla di quegli anni. E’ interessante lo stile, racconto, libro di storia, articolo di giornale, trattato scientifico... Condivido quello che ha scritto Maddalena sul pensiero politico. Nonostante il pregiudizio sull’argomento mi è piaciuto.

Massimo I. (sì): Questa sera parlerò meno: parlo di più quando un libro non mi piace. Ci sono romanzi meno brillanti, meno didascalici, ma il suo fuoco di artificio mi diverte. Se devo trovargli un difetto, direi che mi risultava un po' datato. Mi è parso datato dal punto di vista socio economico.

Alessandra Co. (nì): Mi scuso ma non sono riuscita a finirlo perché ho perso il libro, poi l'ho ritrovato, poi l'ho riperso, e non lo ho ancora ritrovato. Ho letto troppo poco del testo per poter dire "sì". Quel che ho letto mi ricordava Verne. Anche a me è piaciuto il punto in cui si parlava di titoli e campanelli. E come, se si è importanti, non serva sottolinearlo, anzi. Un basso profilo risulta più funzionale, anche per il Padreterno. Anche io, come Oscar, alla fine mi sono chiesta cosa avrebbe detto Mirella di un libro come questo. Penso che le sarebbe piaciuto.

Maddalena (sì, via mail): Mi è piaciuto moltissimo. Idea originale e sviluppata con uno stile altrettanto originale (la cronaca giornalistica e storica, usata come mezzo per far percepire al lettore l'assoluta realtà di avvenimenti incredibili). Il rapporto stile/contenuto è un pò come mettere a bollire l'acqua per la pasta in una padella... geniale.

DUE PENSIERI

1. PENSIERO POLITICO IN SENSO LATO

Ecco cosa succede quando – pur con tutte le più buone intenzioni – si forniscono tante armi ad un popolo. Ecco cosa succede quando gli imprenditori dei paesi ricchi (qui gli umani) pensano di poter sfruttare impunemente popolazioni più deboli, all'infinito. Non vi pare che proprio nella nostra attualità si stia verificando qualcosa di simile? I pazzi e i terroristi attuali non stanno tentando di portare un po' di guerra e insicurezza dentro i nostri paesi ricchi e sicuri? Una cosa che i paesi ricchi non si aspettavano perchè pensavano che l'insicurezza e la guerra e le atrocità potevano restare tranquillamente a sfogarsi al di là dei nostri confini?

2. PENSIERO FILOSOFICO

Ho trovato eccezionale il tema del maggiordomo, personaggio chiave del racconto, il quale cambia le sorti del mondo attraverso una piccola decisione istintiva: aprire o no la porta a quel marinaio sconosciuto che voleva parlare col suo capo. Ogni giorno prendiamo piccole decisioni che sembrano poco rilevanti, ma ognuna di queste può avere conseguenze che cambiano (nel bene o nel male) il mondo. Effetto farfalla. La storia dell'umanità determinata non da un generale o da un re, ma da una persona qualsiasi, che occupa un ruolo lavorativo di servizio. Egli ne è consapevole, sa che tutto è dipeso da lui, nel capitolo finale questa consapevolezza rende il romanzo simile alle tragedie greche, il fato e la colpa.

Conclusione: LA BUONA FANTASCIENZA E' LO STRUMENTO MIGLIORE PER AFFRONTARE I GRANDI TEMI, SVOLGE IL RUOLO DEGLI ANTICHI MITI. Grazie a Tomas di averlo proposto!


Prossimo libro: "Giorni in Birmania" di George Orwell (preferito a "Il rappresentante" di Joseph O'Connor e a "La fine della strada" di John Barth)

Prossimo proponente: Alessandra Co.

Prossimo incontro: 26 agosto