La moglie di Don Giovanni (di Irene Nemirovsky)

Proposto da Marinella

Riferimenti: Amazon, Wikipedia

Discussione di dicembre 2009

Commento spedito da Massimo I.: Grazie a Marinella per la proposta (l'autrice mi era completamente sconosciuta, ed è stata una piacevole scoperta come nel passato ad es. Alice Munro e quel mattacchione del reverendo Abbott). A dir la verità, dal tono molto deferente usato dalla voce narrante, mi sarei aspettato un finale più spettacolare, uno gettare la maschera, un cambiamento di tono e di prospettiva come nel film "Il servo" di Losey, o come nel romanzo "Grottesco" di Mc Grath (a proposito di quest'ultimo autore, secondo me è alla ricerca di un record: riesce ogni volta che scrive un libro, a renderlo più brutto del precedente, e sta raggiungendo vette impensabili di assurdità e noia, se si pensa ai suoi primi romanzi...). Mi sono venuti in mente un paio di finali alternativi per "La moglie di don Giovanni", ma la specialista in questo settore è naturalmente Maddalena.

Concludo citando una frase dall'interessante postfazione, che mi ha molto colpito: "Nel momento in cui ci rendiamo conto di non interessare più a nessuno, nel momento in cui questa consapevolezza, anzichè farci soffrire, ci consola e ci calma, allora non siamo più giovani".

Resconto incontro: Il nutrito (in tutti i sensi, soprattutto alimentari!) gruppo era composto da: Giovanna, Mirella, Patrizia, Oscar, Gabriella, Maddalena, Marinella, Donatella, Massimo UD, Luisella, Alessandro, Alessandra e, per la prima volta, Paolo e Giuseppe (che speriamo non si siano spaventati troppo e che saranno con noi anche nei prossimi incontri).

Il libro è generalmente piaciuto, anche se sei persone (Alessandro, Alessandra, Luisella, Patrizia, Massimo UD, Maddalena), pur apprezzando lo stile, hanno espresso delle riserve in ragione della brevità del testo, dell'argomento (l'adulterio) ritenuto poco interessante (lettura piacevole ma è stato come bere un bicchiere d'acqua che non lascia nulla, è stato detto) oppure del "fastidio" provato per la voce narrante (ritenuta ambigua e servile).

La proponente Marinella ha raccontato del suo entusiasmo per le opere della Nemirovsky, da lei scoperta recentemente e della quale apprezza in modo particolare la maturità e la profondità di pensiero nonostante la sua attvità di scrittrice si sia estesa in un arco di un vita particolarmente breve (è nata nel 1903 e morta nel 1942 ad Auschwitz).

Chi invece ha detto "sì, il libro mi è piaciuto" ha apprezzato invece la brevità del racconto (Giuseppe, ad esempio, ha fatto l'analogia con un quadro la cui bellezza non è proporzionata alle sue dimensioni). Donatella ha sottolinato le ragioni psicologiche (disillusione, derisione subita...) che hanno indotto la "Signora" al delitto.

Paolo e Giovanna hanno sottolineato l'abilità della scrittrice di rendere bene il mondo, l'ambiente in cui la vicenda si svolge (Giovanna ha segnalato echi e somiglianze trovati in numerosi libri e film). Mirella ha apprezzato lo stile del libro ritenuto simile, per l'uso parco di parole, ad un "acquarello" e ad una sceneggiatura. Oscar ha sottolineato l'abilità dell'autrice di raccontare una vicenda in cui il punto saliente non è al centro ma alla "periferia" della narrazione. A Gabriella, invece, ha colpito in modo particolare il disincanto ed il realismo del libro.

Queste e molte altre onsiderazioni sono state arricchite, nel generale dibattito e tra le molte cose dette, da ulteriori riflessioni sul rapporto intercorrente nel passato tra servitù e padroni, tra uomo e donna, nonchè sulle trasformazioni della vita famigliare.