Presenti: Alessandra Co. (ospite), Marisa, Massimo I., Michele, Mirella, Oscar, Tomáš
Tutti i partecipanti hanno letto il libro e si sono espressi con il seguente voto:
SÌ: Marisa, Michele, Mirella
NÌ: Alessandra, Massimo
NO: Tomáš, Oscar
Michele (proponente, sì): Il mio obiettivo era rileggere assieme a voi Mann, autore tra i miei preferiti, anche perché vi si ritrova quella musicalità che gli è propria e che ricorre in tutti i suoi romanzi. Grande estimatore di Wagner, Mann ne subisce il fascino musicale là dove esprime tutto ciò che nell'uomo vi è di raziocinante e insieme di trasgressivo: una visione del mondo che accomuna a sua volta la musica di Wagner al pensiero di Nieztsche. Vi è in Mann una continua contrapposizione fra esaltazione della vita e decadenza dei suoi valori, fra l'incapacità di riconoscere i propri limiti e la volontà di agire a tutti i costi. L'esempio ci viene - in Tonio Kröger - dalla figura di Magdalena, colei che durante le prove di ballo inciampa cadendo e che persiste a riprovarci con ostinazione. Resto affascinato dalla scrittura di Mann, dalla sua capacità di ricreare le situazioni, dagli aggettivi abbondanti ma sempre equilibrati ed estremamente mirati.
Tomáš (no): Lo considero una lettura noiosa, fastidiosa. È un continuo autoelogio da parte del protagonista che raggiunge l'acme della noia nel discorso-monologo tra Tonio e Lisaveta, discorso forzato, plastificato, irrealistico. Vi è inoltre un'ambiguità di fondo nella descrizione dei rapporti di amicizia fra Tonio e Hans, fra Tonio e Ingeborg.
Massimo I. (nì): Premesso che le altre opere di Mann mi sono piaciute, in questo caso ho trovato questo romanzo piuttosto fastidioso; per fortuna il suo lato positivo è la brevità. Qui l'assenza di trama nuoce al piacere della lettura e il pensiero che vi traspare fa sorgere delle perplessità: Tonio si definisce un artista e nello stesso tempo vorrebbe essere come i comuni mortali. Si percepiscono in lui una presunta superiorità morale e nello stesso tempo una falsa modestia. C'è da chiedersi poi se il fatto che Mann accenna ripetutamente ai caratteri somatici “biondi, occhi azzurri” implichi in qualche modo un substrato ideologico che tende ad esaltare una sorta di purezza fisionomica e a precorrere così quelle convinzioni che saranno più tardi imperanti nella Germania nazista. Da notare che Mann per diversi anni terrà un atteggiamento ambiguo evitando di esprimersi contro il regime nazista, tanto che i suoi scritti di quel periodo furono sempre regolarmente pubblicati senza incontrare problemi di censura o - peggio ancora - di soppressione.
Mirella (sì): È un romanzo autobiografico. Non vi leggo alcuna esaltazione della razza ariana, ma piuttosto una critica rivolta alla società borghese che, una volta perduto il suo slancio vitale, si attacca sempre più alle cose materiali, così come la contrapposizione tra biondo-scuro simula quella tra arte e mondo reale. Nei tipici discorsi degli adolescenti Tonio non si ritrova, si rende conto che non riesce a condividerli e si sente escluso da quel mondo che non lo rappresenta e che lo allontana dai suoi ideali volti all'arte. Oltretutto nell'arte uno tenta di trasporre ciò che non può realizzare nella vita e per far questo è necessario avere un atteggiamento di distacco proprio dalla vita. Si può dire che l'arte assomma in sé l'elemento apollineo, rappresentato dall'ordine e dalla razionalità, e quello dionisiaco, istintivo e irrazionale. La scrittura di Mann è ricca di musicalità e la descrizione dei luoghi, come la città di Lubecca, è talmente evocativa che il lettore si trova del tutto immerso in quell'atmosfera.
Oscar (no): Le prime pagine mi sono piaciute, anche per l'uso di frasi molto “visuali”. Proseguendo nella lettura non ho capito l'obiettivo finale e i discorsi slegati e soprattutto il lungo colloquio con Lisaveta mi sono sembrati eccessivi e fuori luogo. L'immagine di Tonio adolescente è un altro aspetto del libro che desta perplessità e ci si chiede di quale natura fossero l'amicizia e l'innamoramento verso Hans e Ingeborg e se fosse reale oppure immaginario l'evento in cui Tonio si imbatte, senza essere visto, nei suoi due amici. L'artista, poi, se si pone come “altro” dal mondo: non dovrebbe giudicare un suo emulo che a sua volta si reputa un artista. Qui l'ufficiale, un tenentino, che s'improvvisa a recitare viene da Tonio irriso, disprezzato per l'audacia e la presunzione di aver osato interpretare un ruolo che non gli spettava, quello appunto dell'artista.
Alessandra Co. (nì): L'inizio mi è sembrato piacevole, ma poi mi è parso lamentoso anche perché il protagonista si parla addosso. Si ha l'impressione che il romanzo sia stato scritto a più riprese e che sia stato rimaneggiato. La fine richiama La morte a Venezia, dove è forte il gusto dell'estetismo e nel romanzo emergono tanti luoghi comuni, tante particolarità proprie dell'epoca, tanti influssi derivati dalla filosofia di Nieztsche, pensiero tra l'altro molto lontano dal mio modo di concepire la vita. La vita va vissuta “facendo, cascando - facendo, cascando” ed è proprio attraverso le esperienze negative che si arriva alla conoscenza di se stessi, a risultati certe volte sorprendenti:
non si è predestinati a grandi cose, ma si possono ottenere grandi cose traendo da sé il meglio di sé.
Marisa (sì): L'adolescente Tonio si sente estraneo al mondo dei suoi coetanei. L'amicizia per Hans e l'infatuazione per Inge lo deludono profondamente e dopo anni, quando immagina di rivederli, prova un senso acuto di nostalgia assieme all'invidia per non essere stato capace di vivere una vita semplice anziché dedicarla all'arte. L'arte - dice all'amica Lisaveta - è una maledizione perché segna una strada obbligata e solitaria di pensiero e di conoscenza e non sa infondere a chi l'avvicina il modo primordiale di esprimere le vere emozioni come anche le mediocrità della vita. Egli si trova in mezzo a due mondi, quello dello spirito e quello borghese, senza sentirsi a suo agio in nessuno di essi. Conclude con la stessa frase finale del I capitolo, quasi a rimpiangere gli struggimenti, le irrequietezze e la casta felicità dell'età dell'innocenza: la sua è una riconciliazione con il passato e con il presente. È un romanzo di formazione, scritto da Mann con grande sensibilità, che ci racconta il cammino difficile di un adolescente verso l'età adulta.
Prossimo libro (proposto da Tomáš): "Treni strettamente sorvegliati" di Bohumil Hrabal (preferito a "Notturni" di Kazuo Ishiguro e a "Senilità" di Italo Svevo)
Prossimo proponente: Massimo Iurissevich
Prossimo incontro: 31 luglio 2015