Sì: Tomas, Alessandra, Loredana, Oscar, Giuseppe, Marisa, Gabriella, Massimo M., Michele, Marinella
Nì: Mirella
No: Giovanna
Tomas (proponente)
Voglio raccontarvi una piccola mia storia: da piccolo leggevo tanto, fino a 9 anni. Poi a scuola ci obbligavano a leggere e lì rallentai: chiedevano 40 libri in 4 anni... ma io li lessi solo nell’ultima settimana (o poco più). All’università lessi poco fino a che chiesi consiglio a mia cognata Jana su quale libro leggere. Fu così che conobbi La schiuma dei giorni. Mi piacque perchè era diverso da tutti gli altri libri che avevo letto: descrive le situazioni con parole e immagini eccezionali. L’elemento più forte è il continuo peggiorare della situazione, che mi lasciava sempre una speranza, fino alla fine: speravo che almeno il topo si salvasse e invece arrivano quelle ragazze cieche. Lo comprai poi in italiano a Udine, con Oscar. È tradotto bene e l’ho riletto questa settimana per la terza volta. Se dovessi usare un aggettivo lo definirei “colorato” perchè molte cose sono espresse attraverso i colori. Di BV ho letto anche “L’erba rossa”: strano ma diverso da questo e anche meno bello.
Alessandra: Sì
All’inizio ero perplessa per l’uso casuale di parole ma poi ogni cosa ha iniziato ad apparire viva, come se si animasse. Ero al culmine dell’emozione. Verso sera però, nella fasce discendente del libro ero depressa. Questo libro trasmette benissimo le emozioni, è tenerissimo e mi è piaciuto tantissimo.
Loredana: Sì
Mi è piaciuto molto anche se solitamente a me non piacciono i libri strampalati perchè non lo capisco (in fondo neppure questo l’ho capito del tutto). Io lo definirei tridimensionale perchè anche lo spazio serve per trasmettere le emozioni: pur essendo strampalato è delicato e reale, credo soprattutto quando affronta il tema del lavoro (molto attuale). Di BV ho letto altri libri strani ma erano tutto molto tristi, come in fondo era l’autore, cupo e poliedrico.
Oscar: Sì
Mentre lo leggevo, avevo iniziato a prendere appunto perchè ero rimasto folgorato! Ma poi ho smesso perchè avrei dovuto scrivere troppo: tutto nel libro si trasforma in sensazioni, visive, olfattive, gustative. Lungo il libro c’era però anche una terza persona oltre a me e l’autore: era il traduttore, la cui professionalità gli ha permesso di fare un ottimo lavoro e aggiungere tutte quelle interessantissime note pie pagina.
Ovviamente io ero impressionato (nonché invidioso) da Nicolas, sa tutti gli attrezzi per la cucina che possedeva. Paradossale era la situazione della sua famiglia, orgogliosa di lui cuoco ma scontenta dell’altro figlio superlaureato.
Giuseppe: Sì
L'ho letto per la seconda volta, sempre dietro proposta di Tomas e in entrambe i casi l’ho trovato molto bello: è un libro assurdo ma nello stesso tempo delicato. Anche questa volta però sono rimasto con un dubbio: come mai, nonostante questo stile strampalato, nonostante queste parole assurde, nonostante queste scene irreali (e nonostante la mia testa rigida e rigorosa), il messaggio e le emozioni vengono trasmesse con così tanta facilità? A questo non sono stato capace di rispondere.
Marisa: Sì
Chiunque è spiazzato da queste situazioni pazzesche e tragicomiche. Quello che mi ha colpito di più è il fatto che anche lo spazio, come se fosse animato, si adegua ai sentimenti: nella gioia si amplia mentre nella tristezza si restringe.
Il libro ha come sfondo la poesia dell’amore, un amore incondizionato, senza il quale la vita diventa inutile.
BV è influenzato dall’esistenzialismo e non lascia tanta speranza: la libertà dell’uomo è fittizia, è basata sul nulla, sull’ineludibilità del fallimento. BV fa una satira di questo esistenzialismo: prende in giro Sartre e in tal modo pone in ridicolo la società che seguiva ormai questo esistenzialismo come una moda, il mettersi al bar a parlare del nulla.
Questo libro è come un fuoco d’artificio, ogni pagina è un’esplosione che sorprende: il lettore prova strazio ma anche senso di leggerezza, stupore, ironia, tragedia e tanta poesia.
Gabriella: Sì
Sono d’accordo con quanto è già stato detto. Il libro mi è piaciuto moltissimo: all’inizio ero anch’io un po’ scombussolata. È un libro psichedelico, in cui tutto è strano ma profondo, una sorpresa fino alla fine.
Fa di certo una critica feroce alla società che discrimina chi non ha soldi (basta vedere la differenza di trattamento tra matrimonio e funerale) e questo me lo ha fatto piacere ancora di più: eccezionale!
Massimo M.: Sì
La storia è banale ma viene raccontata in modo fantastico: mi piacciono gli scrittori che usano parole spiazzanti, come se, a fine giornata, mi strappassero dalla realtà. Mi ha sorpreso leggere che è stato scritto nel ‘45-’46 e mi aspettavo di trovare descrizioni di quel periodo. E invece quello che ho trovato è stato qualcosa di molto attuale, una descrizione di oggi, fatta in modo surreale ma sorprendentemente concreta.
Mirella: Nì
Adoro il surrealismo con i suoi neologismi: le prima 50 pagine infatti mi sono piaciute tantissimo e le ho divorate in pochissimo tempo. Bella la descrizione e la parodia della società. Ma da metà in poi mi sono annoiata: il filo conduttore è troppo banale e nella seconda metà del libro ormai non c’è più niente che spiazzi. A parte situazioni strane, la storia è solo un susseguirsi di luoghi comuni, scontati, e anche le stranezze erano diventate prevedibili. Forse sarebbe stato meglio dividere questa varietà e ricchezza di elementi strani in tanti piccoli racconti.
Michele: Sì
Io non ho riso tanto leggendo il libro, non l’ho trovato così divertente. È una metafora dell’amore, come dice Marisa, è la mancanza dell’amore che uccide la vita che rende tutto buio: non è la morte ad offuscare e rimpicciolire gli spazi. All’inizio ero un po’ perplesso nel leggere di topi che parlano... ma poi ho capito che, indipendentemente dalla storia, tutto era portatore di questo messaggio: l’amore nella vita, l’amore verso tutti, è quello che ci dona luce. Senza amore tutto appare cupo. Ed è proprio così anche per noi: le giornate sono cupe e il mondo attorno riflette e si adatta al nostro umore.
Per certi versi mi ha ricordato “Il condominio” di Ballard dove c’è una storia che ha poco importanza e quello che conta di più è il messaggio di cui essa è portatrice.
Sono rimasto sorpreso nello scoprire che BV fosse un ingegnere.
Giovanna: No
Sono per il No.. tant’è che non sono neppure riuscita a finirlo. Mi sembrava di essere in una vignetta di Jacovitti, con salami che spuntavano ovunque e topi che usciva ed entravano dai buchi del formaggio: non mi ha comunicato nulla.
Nel ‘73 lessi il primo libro di Fantozzi in cui esistevano già elementi surrealistici e mi era piaciuto, Dovessi leggerlo ora non direi la stessa cosa. Quindi secondo me, i libri hanno il loro momento giusto per essere letti. Non era questo il caso.
Marinella: Sì
Il libro mi è piaciuto tantissimo, fin dalla prima riga e l’ho letto senza difficoltà perchè è tutto reale quello che dice. Come dice Shakespeare, “la vita reale è quella che noi viviamo sognando”.
È un libro fantastico e l’ho letto nel momento giusto per me: magnifico nella scelta e nell’invenzione della parole (vorrei leggerlo anche in francese), non l’ho mai trovato irreale perchè per me è normale pensare alle cose in questi termini (ho anche un incubo ricorrente in cui le pareti delle stanza mi si stringono attorno!).
Volendo aggiungere qualcosa di nuovo a quanto è già stato detto, direi che mi è piaciuta anche la prefazione di Fossati e l’intervista finale a Pennac.
Prossimo libro, proposto da Mirella: “Sostiene Pereira” (A.Tabucchi).
Prossimo proponente: Michele
Prossimo incontro: 27 aprile sempre a casa di Loredana!
Complimenti a Marisa per aver vinto il concorso fotografico per "Il giardino dei finzi Contini".