Madame Bovary (di Gustave Flaubert)

Proposto da Alessandra Ce.

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di giugno 2016

Sì: Alessandra Ce., Marinella, Marisa, Gabriella, Massimo I., Michele, Oscar e Giuseppe
Nì: Tomas
(Maddalena è presente ma non ha letto il libro.)

Alessandra Ce. (sì, proponente): Ho scelto di inserire Madame Bovary avendolo letto in gioventù e sentendo il desiderio di rileggerlo nella maturità. E’ un “classico” ma non è stato questo il motivo principale della mia scelta. La figura di M.me Bovary viene delineata da Flaubert senza pregiudizi e giudizi, lasciando poi al singolo lettore di trarre le conclusioni su questa donna giovanissima che vorrebbe che la sua vita fosse come quella delle eroine dei romanzi letti in collegio. Alla ricerca di una felicità legata ad un ideale romantico, si scontra con la realtà di una provincia opprimente e ottusa. La fuga da questa realtà porta Emma a relazionarsi con uomini però tutt’altro che romantici ed eroici. E proprio il fallimento di queste sue storie d’amore la spinge in un abisso senza fine, verso un epilogo tragico. Emma è una donna molto sensibile e soprattutto moderna, e per questo motivo mi sono sentita molto vicina a lei: a dispetto del giudizio di una società maschilista e falsamente perbenista, lei compie scelte in piena autonomia, sopportando tutte le conseguenze fino all’estremo atto di togliersi la vita.

Michele (sì): la prima volta l’ho letto a 16 anni, ma in modo superficiale. E’ un romanzo avvincente. Flaubert sa catturare l’attenzione. M.me Bovary è un’eroina come Anna Karenina; Flaubert scrive bene dei sentimenti e delle emozioni della donna Bovary. Lei vuole emanciparsi, avere uguali diritti rispetto agli uomini e sceglie l’unica strada, oltraggiosa, di avere degli amanti; concesse agli uomini ma non alle donne. Conquista così un territorio che appartiene al maschile. Usa l’amore nel bene e nel male, per farsi amare ma anche per possedere. E’ destinata a morire. Una lunga agonia e una morte lenta come una sorta di redenzione. La storia di Emma si presterebbe bene per un’Opera.

Tomas (nì): è un "nì" ma potrebbe essere addirittura un "no". “L’amante di Lady Chatterly” era più leggibile. Emma Bovary non è un’eroina, è un’oca, si è fatta lavare il cervello dai romanzi che ha letto.

Marinella (sì): Amo leggere i classici. Come ho già detto per Proust, i grandi libri ci danno la misura dei cambiamenti che sono avvenuti in noi. Ho letto ‘Madame Bovary’ quando ero troppo giovane, capivo il mondo di Emma perché anch’io - come tutte le ragazze della mia epoca - mi sono formata su letture sentimentali e romantiche sognando ‘il grande amore’. Qualcuno avrebbe dovuto dirmi che in quella forma lì non esiste e che nessuno può riempire i nostri vuoti esistenziali. Sognare l’impossibile nella continua ricerca dell’amore e della felicità non porta bene. Rileggendolo a poco meno di settant’anni ho capito la superficialità dei sentimenti di Emma, il suo colpevole disinteresse per la bambina e che Charles, seppur noioso, è il migliore. Rivaluto l’’amore coniugale’, l’amore solido. Madame Bovary, tanto importante da avere dato il suo nome, ‘bovarismo’, a quella condizione di insoddisfazione per la propria esistenza, è un archetipo di cui si è impossessato il cinema. Ho contato otto film sul personaggio, del 1933 di Jean Renoir, del 1937, del 1949 di Vincente Minnelli, con Jennifer Jones, James Mason e Louis Jourdan, del 1991 di Claude Chabrol con Isabelle Huppert e del 2014 con Mia Wasikowska. Altri film curiosi, uno erotico con Edvige Fenech, ‘I peccati di madame Bovary’ del 1969 e uno, ‘Salva e custodisci’ del 1989 di Alexander Sokurov. Ma il più spiritoso è ‘Gemma Bovery’ del 1914, protagonista è un panettiere (Fabrice Luchini) che ama la letteratura, in particolare Flaubert. Accanto alla sua casa si trasferiscono due inglesi, Gemma e Charles Bovery, l’occasione è troppo ghiotta per lui...

Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto molto. Emma Bovary è una donna che ama la passione,ma la passione si sa, non dura in eterno. Nessun uomo potrebbe incarnare il suo ideale, perché a lungo andare, deluderebbe le sue aspettative. Ritratto femminile che suscita sentimenti contrastanti, a momenti la si ama e a momenti la si odia per il suo fare sprezzante, specie nei confronti dei subalterni e di Charles, forse la figura maschile più positiva, l’unico che le rimane accanto sino alla fine. I personaggi del libro non sono eroi ma comuni mortali con pregi e difetti. Splendidamente descritti gli ambienti ed i luoghi, tanto che sembra di vederli. Stile narrativo avvincente e scorrevole.

Marisa (sì): Scritto più di 150 anni fa, Madame Bovary desta ancora oggi l'interesse del lettore per l'impronta realistica con cui Flaubert caratterizza i personaggi e rappresenta il mondo in cui si muovono. Così i tratti psicologici di Emma, la protagonista, ci svelano l'ansia, la smania di incarnare l'eroina dei romanzi tipici dell'adolescenza. Quando sposa Charles si rende conto che i suoi sogni romantici s'infrangono su un'altra realtà, quella di un provincialismo piccolo-medio borghese, in cui predominano la mediocrità e le convenzioni sociali. Le sue inquietudini diventano a poco a poco delle vere ossessioni e ben presto cede all'impulso di tradire il marito, impostando la sua vita su un castello di bugie e inganni. Trascurerà il marito devoto e la figlioletta per rincorrere le passioni che di volta in volta la coinvolgono. Flaubert guarda Emma con occhio distaccato, quasi impersonale, tanto che non punta mai il dito accusatore verso la sua condotta immorale, e forse fu proprio questo il motivo principale per cui il suo romanzo venne censurato. Con il suo linguaggio, che a volte sfiora il sarcasmo, egli investe tutte quelle strutture sociali e religiose che si ponevano come unico fine il mantenimento o il riappropriamento delle tradizioni e dei riti da sempre ritenuti validi, ma che in realtà – secondo Flaubert – servivano soltanto a riaffermare il conformismo e l'ipocrisia della medio-borghesia, la classe sociale imperante in quel periodo.

Giuseppe (sì): Ho letto il libro un paio di mesi prima di entrare negli Assorbilibri, quindi era l'autunno del 2009. Ho iniziato a rileggerlo 3 giorni fa ma non ho avuto tempo. Comunque, nella mia lista di libri letti mi ero segnato un "+" come giudizio generale e un "+" per la bellezza delle frasi e delle parole. Confesso che solo sentendo voi e i vostri commenti mi sono ricordato la trama del libro che, come ha gia' detto Michele, mi ha fatto subito pensare ad Anna Karenina (anche se non so quale dei due sia stato scritto prima). Bello!

Massimo I. (sì): il libro mi è piaciuto molto ed essendo un classico è ancora perfettamente leggibile e godibile anche ai giorni nostri pur essendo un documento della vita e dei sentimenti dell'epoca. Ah sì, ricordo che avevo fatto una digressione sul "dizionario dei luoghi comuni", pubblicato in appendice a "Bouvard e Pecuchet". Avevo trovato molto divertente (probabilmente solo io) la definizione degli spinaci: "Non mi piacciono e ne sono contento, perchè se mi piacessero li mangerei, e non li posso soffrire".

Oscar (sì): ho "ascoltato" il libro approfittando dei podcast di Radio RAI. Un bel "viaggio" nell'ascoltare le vite dei protagonisti che si dipanavano tra amori, disavventure, sospetti e crudeltà. Indubbiamente è un po' difficile immedesimarsi e comprendere i comportamenti della protagonista: davvero le troppe letture romantiche possono giustificare una volubilità di quel tipo? Interessante anche il modo in cui il contesto storico in cui il romanzo è ambientato ha influenzato e plasmato le vicende. Mi sono chiesto cosa sarebbe cambiato potendo spostare la storia ai giorni nostri. Di sicuro non ci sarebbero state operazioni chirurgiche a dir poco primitive a rendere zoppo uno dei personaggi...


Prossimo libro: "La guerra delle salamandre" di Karel Čapek (preferito a "Cime tempestose" di Emily Brontë e a "L'amante di Lady Chatterley" di David H. Lawrence)

Prossimo proponente: Massimo I.

Prossimo incontro: 29 luglio