Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (di Philip Dick)

Proposto da Alessandro

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di maggio 2020

Partecipano alla discussione (tra parentesi la risposta data alla domanda “ti è piaciuto il romanzo?”): Alessandro (sì), Alessandra Co. (sì), Gabriella (sì, ma…), Luisella (no), Maddalena (sì), Marisa (sì), Oscar (sì) e Pierpaolo (nì).

In esordio Alessandro dichiara di ver proposto il libro avendo trovato interessanti anche altri temi oltre a quello più noto del rapporto tra umani e androidi che ha ispirato il film Blade Runner: il valore degli animali nel mondo post-atomico in cui si svolge la vicenda e si muovono personaggi (p.es. Isidoro) il cui sviluppo psichico è stato danneggiato dalle radiazioni, il mercerianesimo (nuova religione del futuro) e il modulatore d’umore (che compare all’inizio del romanzo durante un surreale battibecco tra il protagonista e la moglie).

Nell’ampia discussione molti sono i temi toccati (la fantascienza e il suo valore profetico, cosa significa essere umani, le peculiarità di Dick e il suo stile, l’emarginazione dei “diversi” quali gli androidi e i “cervelli di gallina”, ecc.) e tra le varie riflessioni proposte:

- Oscar, appassionato di fantascienza, richiama, avendoli trovati particolarmente interessanti, il tema dell’autocoscienza degli androidi, il mercerianesimo e l’emarginazione che accomuna gli androidi a Isidoro;

- a Gabriella (che sottolinea il valore profetico del romanzo, con particolare riferimento alle videochiamate e allo sterminio degli animali) è piaciuto in modo particolare quest’ultimo personaggio per il suo buon cuore;

- Sonja, invece, non vede molto di profetico nel libro e non ama la fantascienza;

- Maddalena ricorda la “nera” reazione dello scrittore alla resa cinematografica del romanzo e segnala che nell’opera di Dick (di cui è appassionata) in generale e quindi anche in “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” il quesito centrale è “cos’è reale/umano e cosa no?” in tema di emozioni, dicotomia umano-androide, religione, animali, ecc.;

- Pierpaolo, a cui è piaciuto molto il film Blade Runner ma non il libro in discussione, trova che la trama del romanzo sia sfilacciata e piena di incongruenze e buchi narrativi;

- Luisella concorda con Pierpaolo, non ama la fantascienza, non le sono piaciuti affatto i dialoghi e ha interrotto la lettura all’inizio;

- Alessandra trova che il libro sia triste e rifletta le ansie e l’angoscia dell’autore e che gli androidi siano descritti come più umani degli umani stessi.

- Marisa: Il tema principale di questo romanzo complesso è senz’altro la sovrapposizione dei ruoli, rispettivamente dell’uomo e dell’androide. Spesso non è l’androide ad assomigliare all’uomo, ma è l’uomo che assomiglia all’androide, e ambedue sono assillati dal dubbio della loro vera identità. L’androide tende a impossessarsi delle peculiarità umane e il livello di tecnologia che gli appartiene entra in competizione con l’intelligenza, l’autocoscienza e l’empatia che caratterizzano l’uomo. Insomma, gli androidi sono capaci di perfezionare sempre più il loro antropomorfismo rivendicando il diritto di esistere “umanamente”, anche perché finiscono a volte per rivelarsi più umani degli uomini. Questi d’altro canto perdono la loro umanità e possono gestire le proprie emozioni grazie a una macchina umorale, il Penfield, che li libera da ogni senso di colpa nell’atto di sopprimere gli androidi. A questa perdita supplisce il bisogno irrefrenabile di possedere un animale in carne e ossa, costoso privilegio di pochi, simbolo dell’appartenenza alla società dei sopravvissuti sulla Terra. Qui si coglie anche un aspetto filosofico, quello del rapporto conflittuale e ambivalente tra soggetto e oggetto: il soggetto-uomo che teme il proprio sdoppiamento in un alter ego replicante e l’oggetto-androide che scorge nel suo antagonista umano una proiezione di sé. Una trasposizione di ruoli, quindi, che rimanda all’eterno quesito gnoseologico sull’essenza della realtà, una realtà mutevole e sfuggente che può essere ma anche apparire, una realtà che i vari soggetti-oggetti interpretano a propria immagine e somiglianza per poi agire di conseguenza. Questo mondo distopico e visionario è calato in un’atmosfera grigia, claustrofobica, dove compare a tratti una sorta di dio profeta, Mercer, il cui ruolo non è ben definito, ma che forse si può intendere come metafora dell’indeterminatezza e dell’imperscrutabilità del conoscibile.


Prossimo libro: "Ho servito il re d'Inghilterra" di Bohumil Hrabal (preferito a "La luna e il falò" di Cesare Pavese e a "Resto qui" di Marco Balzano).

Prossima proponente: Sonja.