La città della gioia (di Lapierre Dominique)

Proposto da Gabriella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di agosto 2013

Si': Giovanna, Tomas, Franca, Marisa (per delega), Alessandra, Gabriella

Ni: Marinella, Massimo M., Loredana, Giuseppe (per delega)

Gabriella (proponente)

Lo ho proposto, ma davvero non pensavo venisse scelto, c'era il grande Gasby o…

Comunque lo avevo letto tantissimi anni fa e mi aveva colpito favorevolmente.

A rileggerlo mi è piaciuto ancora di più.

Ho avuto modi di conoscere l'India viaggiando e di verificare che purtroppo la situazione è proprio così.

Vi si trovano la povertà più assoluta, ma anche grande dignità e serenità.

Noi siamo molto più "ingrugniti", ma loro evidentemente hanno una grande fede e forse questo compensa e permette di affrontare le difficoltà in altro modo.

Marisa (assente invia commento per delega, ma non l'ho copiata tutta Marisa, scusami, ho invii il file o mantengo la sintesi):

L'ho letto anni fa prima di andare in India ( ci sono tornata varie volte). La realtà di parte della popolazione era agghiacciante. Orrore e bellezza massimi era no compresenti nel paese che visitavo, una dicotomia stupefacente.

Pure se di difficile comprensione, nelle situazioni di terribile degrado si coglie umanità dolcezza e speranza, raramente solo rassegnazione e la dignità e la fierezza di appartenere ad un popolo dalla storia millenaria. La spiritualità è tangibile pur nelle diverse manifestazioni presenti negli slum.

Un libro da leggere come insegnamento e come monito e non solo come pura conoscenza antropologica.

Giuseppe (assente invia commento per delega):

Ni: Una tema nobile non basta per rendere bello e valido un libro.

No: E' un diario di fatti tristi (di una società ingiusta) fatta per lodare il missionario. Lui è il religioso corretto (la sua fede e il suo Dio sono veri e validi, gli altri credono in cose curiose, ma non sane, non vere).

La storia è una sequenza senza trama: se è un diario allora non è un romanzo.

Si: Solo per rispetto ai poveri.

Franca:

Ho letto metà libro.

Lui è un giornalista, fornisce le notizie senza sensazionalismi, denuncia la situazione di migliaia di persone ai margini e apre uno spiraglio su un mondo sconosciuto a molti.

Dal punto di vista della cronaca l'ho apprezzato molto.

Donatella:

Lettura facile, ben scritto, mi ha infastidito, forse perché io non sono credente, l'atteggiamento del padre Lambert e anche della popolazione di diverse religioni, tutti estremamente supini agli avvenimenti.

La gioia di persone anche poverissime viene notata da tanti, sono incredula, ma prendo atto. Un viaggio in India non mi invoglia. La situazione così terribile mi farebbe sentire una privilegiata.

Alessandra:

Non ho retto la lettura. E' scritto bene, scivola, ma i fatti esposti determinano in me un rifiuto. Non riesco a stare seduta a leggere, mi induce il desiderio di fare e mutare lo stato di cose.

Anche da bambina non riuscivo a stare seduta a tavola se il telegiornale raccontava denutrizione o guerre.

L'inizio della seconda parte (quando il giovane medico dice a suo padre che vuole partire per l'India) mi ha ricordato Siddharta, quando vuole lasciare la casa e i progetti del padre e il padre bramino non da il consenso e lui attende in piedi presso la finestra tutta la notte e alla sua determinazione il padre deve acconsentire.

Lori:

Sottoscrivo il parere di Giuseppe

Dico "ni" per rispetto alle condizioni deplorevoli esposte, ma il libro mi risulta ripetitivo, carino, ma prolisso. Non posso dire che non mi è piaciuto, ma non ne potevo più.

L'ho letto nella mia settimana di digiuno (Lori non stava tanto bene e doveva praticare una dieta strettissima) e, diciamo che ho potuto immedesimarmi notevolmente nel vissuto degli affamati raccontato nel testo.

Massimo I.:

Non l'ho letto e non sarei riuscito a leggerlo.

Non amo leggere situazioni così, ma l'argomento ha fatto sorgere delle riflessioni.

Mi domando quanto sia legato lo stato di cose di una situazione rispetto alla popolazione che la vive.

In Angola in pochi mesi sono riusciti a ridurre in pochi mesi degli alberghi, lussuosi e nuovissimi, alla distruzione.

Buttavano le immondizie dalle finestre e si comportavano in maniera tale da determinarne lo sfascio.

Ho notato anche la diversità di comportamento delle popolazioni dopo il bombardamento di Mogadiscio o a quello di Berlino.

Ad Haiti la popolazione ha un comportamento analogo, chiede la carità al turista che arriva e si aspetta dall'esterno la risoluzione dei problemi.

Possiamo riflettere su questo.

Giovanna:

Mi è piaciuto moltissimo. Il primo capitolo è bellissimo. Anche se la situazioni sono drammatiche lo scrittore riesce a rendere idilliaco il tutto. Le descrizioni sono dipinte in modo da far risaltare la bellezza del paesaggio e delle persone.

Il libro si svolge in un arco di tempo che va dal '65 all'82… ma è tutto un unico presente in India. Da noi è succedo di tutto, c'è stato il '68, gli anni 70… lì è rimasto tutto bloccato.

La religione e le tradizioni sembrano bloccare tutto. Hanno 20 feste religiose, per 20 volte nel corso dell'anno ci si ferma come noi a Natale o a Pasqua.

La natalità è esagerata, e per tradizione sono costretti a indebitarsi per dare una dote alle figlie, le doti per le figlie sono una cosa impossibile che annienta le famiglie.

Ci sono lebbrosi con figli… troppe cose che non hanno senso.

Rammento anche il film e le contraddizioni esposte.

Intenso e bello fa sembrare belle le cose che belle non sono, l'autore è molto bravo.

Marinella:

Condivido il già detto di Donatella, Giuseppe e Loredana. Negli anni '70 i libri di Lapierre-Collins e poi Lapierre da solo erano molto in voga, e ne ho letti parecchi: quello proposto stasera, "Gerusalemme! Gerusalemme!", "Parigi brucia?" e altri. Non ho avuto desiderio di rileggere il libro di cui discutiamo.

Ho detto un ni che è la somma di no e sì. Sì, perché il libro è divulgativo, semplice e chiaro. No, perchè non so niente della cultura e della religione orientali; non sapendo nulla mi è impossibile capire la loro vita e la loro "gioia".

Massimo M.:

Concordo con le ragioni dei no, banalizza la tragedia che racconta, e anche la scrittura a me pareva banale.

La gioia e la serenità viene descritta dall'autore, io, tutta questa serenità, non la vedo. Leggo rassegnazione, l'incapacità di ribellarsi, ma i protagonisti non mi sembrano sereni.

Mi infastidisce la figura del prete. Se vai un posto del genere non puoi provare gioia, non può essere tutto bello. Mi è parso tutto banalizzato.

Mi infastidiva quando si flagellava perché provava schifo per qualche cosa.

So quanto la religione possa influenzare, a mio avviso è un modo per tenere il popolo nell'ignoranza.

Tomas:

Mi è piaciuto perché mi ha fornito molte informazioni, mi ha stupito la facilità di lettura.

Arrivato a 3/4 del libro mi sono reso conto che quasi non mi ero emozionato, ho sperimentato solo a quel punto una forte emozione, credo l'unica.

Sono ateo e tutta la parte religiosa riesce ad irritarmi.

Devo dire che la versione in lingua inglese è diversa, i nomi dei protagonisti mutano.

Fa riflettere e mi è piaciuto lo spunto fornito quando il padre del medico voleva acquistare per cercare di modificare la situazione e viene spiegato che non bastano i soldi, per cambiare davvero si devono fornire gli strumenti alle persone per poter realizzare e mantenere un vero cambiamento.

Segue una discussine sulla nostra situazione sociale, la disoccupazione, la legalità...

Nuovo libro (proposto da Giovanna) "La linea d'ombra" di J. Conrad (preferito a "Le memorie di Adriano" M. Yourcenar e "La linea d'ombra" T.Mann)

Anche se unica l'intrepida Alessandra vota per Adriano… ancora una volta il numero di pagine rende pavidi ;)

Sconvolti da bevande e ottime cibarie, causa anche da assenza del padre fondatore in grado di fornire impeccabile forma all'evento, ci scordiamo di decidere chi proporrà la prossima meravigliosa terna… nel dubbio propongo:

La prossima riunione si terrà a settembre il giorno 27, (una volta noto come giorno fausto).

Sarà anche necessario valutate come raccogliere la relazione dei partecipanti.

Si propone di tenere il resoconto a turnazione.

Potrebbe venire redatto dal proponente del libro.

Qualcuno propone anche di scrivere autonomamente la propria visione del libro. Attendo opinioni a proposito per poterci trovare pronti al prossimo incontro.

Giovanna te la senti di raccogliere tu l'esposizione dei presenti?

Se qualcuno fosse interessato all'incontro con l'autore del libro precedente alla città della gioia proposto da Tomas, può palesarlo, a me piacerebbe conoscerlo e nel corso del mese, poter porgli alcune domande.