Vite di uomini non illustri (di Giuseppe Pontiggia)

Proposto da Pierpaolo

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di maggio 2022

Sì: Pierpaolo, Alessandro, Marinella
Nì:
Sonja, Lučka, Oscar
Presenti, ma non hanno letto il libro: Luisella, Silvano

Pierpaolo (sì, proponente): Ho proposto il libro (per la seconda volta) perché mi piace, per lo stile mimetico dell’autore, per la sua capacità di imitare lo stile letterario imperante nei vari momenti del ‘900 che ricostruisce, per la sua capacità di ricostruire con precisione “documentaristica” l’ambiente che ricostruisce (vedi le descrizioni dei pacchetti di sigarette che andavano di moda, le letture di fumetti che facevano i bambini con le finestre oscurate per i bombardamenti, i manifesti di pubblicità dei film e tantissimi particolari d’epoca di cui i racconti sono disseminati). Amo questo libro per la capacità che l’autore ha di guardare alle umane debolezze, senza nasconderle, ma senza moralismo e con affetto per tutti i tantissimi personaggi cui presta voce, che diventa umanissima comprensione per i piccoli fallimenti, le svolte mancate, gli scarti non riusciti, che condannano la maggioranza di noi ad una vita media, non certo illustre, ma non per questo meno bella o indegna. E credo che sia un libro su cui si possa discutere, anche se composto da racconti piuttosto brevi.


Marinella (sì): Pontiggia racconta con levità, cinismo, ironia, le vite esemplari, originali, immaginarie di persone comuni rendendo evidente che ogni vita è unica e degna di essere vissuta e raccontata. Libro bellissimo.


Oscar (nì): Trovo che i racconti fossero troppo brevi per riuscire a trasmettere una minima complessità dei personaggi o a farci affezionare agli stessi. Le storie sembravano tutte suggerire un medesimo principio: il destino è spesso beffardo e la natura malvagia degli esseri umani ha molti modi di manifestarsi. Piacevole eccezione è stato l'ultimo racconto, forse non a caso l'unico privo di cinismo e ironia.


Sonja (nì): Ho votato ni anche se la lettura è stata piacevole, ma quasi nessuno dei personaggi descritti (a parte l'ultimo) mi è rimasto impresso. Già durante la lettura le loro vicissitudini si sovrapponevano e confondevano. Il paragone con il "De viris illustribus" va da sé e l'opera di Cornelio Nepote è stata sicuramente quella che gli ha dato l'idea, soprattutto nella costruzione delle varie "vite".


Prossimo libro: "Il nome della rosa" di Umberto Eco (preferito a "Delitto e castigo" di Fëdor Dostoevskij e a "Middlesex" di Jeffrey Eugenides)

Prossimo proponente: Silvano

Prossimo incontro: 24 giugno