La variante di Luneburg (di Paolo Maurensig)
Erano presenti 17 persone: Franca, Marinella, Liviana, Oscar, Concetta (new entry!), Alessandra, Giuseppe, Patrizia, Maddalena, Luisella, Alessandro, Massimo Frico, Giovanna, Massimo TS, Donatella, Marisa (semi-new entry!), Gabriella.
Molti dei presenti hanno esibito la loro copia de "La variante..." firmata e con dedica dell'autore incontrato poco prima nel corso della presentazione del suo ultimo romanzo.
Ha aperto la discussione il "proponente" Giuseppe che, per la tematica dell'olocausto che lo interessa molto e nonostante il tono di "giallo" che invece è un genere da lui non amato, ha dichiarato di aver molto apprezzato il libro già letto tempo fa. Subito dopo l'intervento di Giuseppe, mediante alzata di mano tutti i presenti all'unanimità hanno dichiarato il loro vivo apprezzamento per il libro. Si rileva che forse per la prima volta si raggiunge un tale giudizio unanime.
Nell'ambito dell'ampio dibattito (circa due ore):
- Patrizia e Luisella hanno segnalato di aver molto apprezzato la scrittura pacata, chiara, asciutta, ma mai superficiale, ha aggiunto Alessandra;
- Massimo ha definito "cerebrale" il libro, pur non privo di "sentimento";
- Maddalena, che ha confessato di essersi commossa molto durante la lettura, ha recuperato suoi antichi ricordi su tornei di scacchi con amici (sugli scacchi e sulle particolarità dei campioni di questo gioco si dibatte successivamente a lungo, anche con contributi di Massimo e
Marinella che hanno frequentato il locale circolo scacchistico);
- Giovanna, come di consueto, ha elencato film e altri libri che le sono venuti in mente con riferimento al tema della "vendetta" (Dossier Odessa, Un borgese piccolo piccolo, Sheerlock Holmes, gli scritti e l'azione di Simon Wiesental...);
- Donatella ha apprezzato la diversità tra l'Io narrante della prima e della seconda parte;
- Marisa ha sottolineato l'attenzione dello scrittore sulle caratteristiche dei personaggi, più che sulla descrizione degli ambienti che hanno assunto così una sorta di connotazione claustrofobica. Inoltre, per Marisa, il nazista Frish rappresenta la rigidità, la "giustizia malata", mentre lo scacchista ebreo, la variante. Una simile opinione è stata espressa anche da Concetta;
- Gabriella, durante la lettura, ha come avuto la sensazione che lo scrittore avesse vissuto in prima persona la vicenda narrata;
- Franca e Concetta hanno detto di aver visto nel libro gli scacchi come la metafora della vita;
- Liviana ha segnalato una certa difficoltà (per il tema trattato) nell'avvio della lettura che poi l'ha appassionata;
- Oscar ha trovato il romanzo molto piacevole e denso di spunti di riflessione sul talento e sulla nostra difficoltà a rapportarci col talento degli altri.