Tre piani (di Eshkol Nevo)

Proposto da Marinella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di giugno 2019

All'unanimità i presenti hanno giudicato positivamente il romanzo "Tre piani".

Marinella: Ho proposto questo libro perché amo gli autori israeliani, Amos Oz sopra tutti, e questo giovane autore è una recente scoperta. Amo inoltre l’aria di Gerusalemme e delle altre città israeliane. E mi interessava l’idea narrativa che sta alla base del libro, descrivere la vita delle tre famiglie che occupano i tre piani della casa, secondo le tre diverse istanze freudiane della personalità, Es, primo piano, Io, secondo piano, Super-io, terzo piano. Poi, nella realtà alcune mie aspettative sono state deluse. Il libro si svolge a Tel Aviv ma i personaggi che lo scrittore descrive potrebbero vivere in qualunque parte del mondo, tanto sono universali i sentimenti che provano. Non sono stata in grado di riconoscere il passaggio dall’Es all’Io e al Super-io, anche se ho percepito una sempre maggiore profondità, salendo di piano, nella descrizione dei personaggi. E allora non mi è piaciuto? Al contrario mi è piaciuto moltissimo per la varietà e diversità dei tanti personaggi descritti con umanità e profondità e ha fatto bene Moretti a beccarsi il romanzo, che è già una sceneggiatura assai complessa, per trarne un film, anche se mi trema la giugulare all’idea di Scamarcio protagonista.

Marisa: Tre piani in un caseggiato situato alla periferia di Tel Aviv. Tre storie parallele, che riflettono simbolicamente i tre modelli di coscienza freudiani, Es, Io, Super-Io. Ma soprattutto tre racconti che donano al lettore momenti di vera emozione, racconti che si snodano attraverso la narrazione in prima persona in forma di monologhi, o meglio di confessioni - indirizzate a un interlocutore virtuale - di un vissuto rimosso ma che prepotentemente ora emerge alla luce della piena consapevolezza. Sono confessioni che svelano tutta la sofferenza di una vulnerabilità e di una solitudine a lungo trattenuta e non più tollerabile, che urlano perché vengono meno quelle capacità progettuali di rappresentarsi il futuro. L’Es, l’inconscio più profondo e più oscuro di noi, caratteristico della giovinezza, e l’Io dell’età adulta, atto a dominare, ad armonizzare l’eccesso dei nostri impulsi e desideri basandosi sull’oggettivazione della realtà che ci circonda, sono controbilanciati dal Super-Io, quella parte più autocritica e intransigente della nostra personalità, tipico della terza età. L’autore personifica queste tre istanze in altrettante voci narranti portando il lettore a immedesimarsi in ognuna di loro. La scrittura asciutta, incalzante, non cede mai il passo all’autocommiserazione, neanche quando affiorano i sensi di colpa della coppia disattenta verso la propria figlioletta, o della moglie inquieta con la tentazione di tradire il marito poco presente, o ancora della madre troppo ansiosa, protettiva, che nutre la cieca speranza di recuperare i rapporti gravemente compromessi col proprio figlio.

Oscar: Oltre a raccontare tre storie di vulnerabilità diverse, ho notato che i tre capitoli si distinguono per stili di scrittura diversi. In particolare ho apprezzato il taglio diretto ed essenziale del primo capitolo: un flusso ininterrotto di pensieri che dà forma al colloquio tra il protagonista e suo fratello. Di questo colloquio noi leggiamo solo le parole del protagonista, mentre quelle di suo fratello sono omesse, e possono solo essere dedotte dalle risposte e dalle successive riflessioni. In fondo la prima è la storia che mi ha preso di più, anche se penso che il finale commovente del terzo piano sia una chiusura mirabile alla terza e, in un certo senso, a tutte e tre le storie. I momenti in cui Dvora viene coinvolta nell'impegno sociale e si ritrova empatica verso persone prima a lei sconosciute mi hanno ricordato la protagonista del film "Cuore sacro" di Ferzan Ozpetek.

Alessandro: Ritengo che l'autore abbia voluto sottoliare il valore e l'indispensabilità del raccontare, in qualunque forma (faccia a faccia, nel primo piano/capitolo; in una lettera, nel secondo piano; su una cassetta registrata, nel terzo piano). A tale proposito ricordo due passaggi che trovo particolarmente significativi: "i tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Niente affatto! Esistono nello spazio tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia" e "se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia. Se non c'è uno così, a cui svelare segreti, con cui sciorinare ricordi e consolarsi, allora si parla con la segreteria telefonica".

Giuseppe: Ho iniziato a leggere il libro appena si sono chiuse le porte dell'aereo che mi avrebbe portato qui. Finito il primo racconto, ho chiuso il libro e ho cercato di capire a che punto ero del volo: ho sentito l'annunco "10 minuti all'atterraggio!". Non mi ero accorto di nulla! Immerso come ero nella lettura, non ho notato le hostess passare per vendere cibo e profumi, non ho sentito passeggeri parlare, bimbi piangere... Nella giornata passata qui a Trieste non sono riuscito a finire il libro, purtroppo: sono circa a metà del terzo racconto, per cui non ho ancora letto la parte relativa ai tre livelli ipotizzati da Freud. Per ora direi che il primo dei tre racconti è quello che mi è piaciuto di più. Ma ho trovato tutto il libro molto bello, per come è scritto: molto coinvolgente.


Prossimo libro: "Al dio sconosciuto" di John Steinbeck (preferito a "Qui è proibito parlare" di Boris Pahor e a "Il commesso" di Bernard Malamud)

Prossima proponente: Gabriella

Prossimo incontro: 27 luglio