Il cammino dell’uomo (di Martin Buber)

Proposto da Alessandra Co.

Riferimenti: IBS

Discussione di dicembre 2015

4 sì: Maddalena, Alessandra Co., Franca, Pierpaolo

3 nì: Mirella, Massimo I., Marinella

2 no: Oscar, Giuseppe (via mail)

Alessandra Co. (sì, proponente): ho proposto questo libro perché è un umano, parla per immagini e non è intellettuale. Quando lo leggo mi ricorda di guardare me stessa, di lavorare sui miei limiti e mi dà un respiro. Perché è umano. E di questi tempi è di umanità che c'è tanto bisogno.

Massimo I. (nì): L'ho letto ieri. Speravo di trovare un libro che mi cambiasse la vita, ma non è stato così. Nel leggerlo mi veniva da pensare che Buber avesse estrapolato alcuni aneddoti molto carini tra quelli di sua conoscenza, ma credo che ci siano tanti altri aneddoti meno carini che non vengono narrati dove la rigidità dogmatica della religione emerge.

Franca (sì): Il messaggio del libro è condivisibile. E' un messaggio universale. La presentazione del libro è stata scritta da un cristiano. E Martin Buber è citato positivamente come filosofo personalista da molte fonti non ebraiche. I suoi messaggi sono condivisi anche dal mondo cattolico. Resta aderente al concetto di fare per gli altri. Mentre altre religioni possono legarsi all'ascetismo, Buber mantiene come fine l'altro. E la coscienza semplice, ma profonda, a cui ci chiama mi piace.

Marinella (nì): Alessandra ci ha detto di aver regalato questo libro a persone a cui vuole bene; io sono fra quelle e devo ringraziarla per questo. Ad ogni modo questo libro per me è una lettura pedagogica, non un saggio. Il mio "nì" è dovuto a questo motivo. La persona che ha scritto la prefazione al libro è un cattolico non ortodosso. E' di ampie vedute. Non sopporto il nostro cattolicesimo con i suoi ridicoli dogmi (immacolata concezione e verginità della madonna, sopra tutti). Mi piace la cultura ebraica, le sue tradizioni, il suo amore per lo studio e la discussione di ogni argomento di fede e della bibbia. L’ebraismo non si basa su dogmi ma su una discussione sempre accesa delle scritture. Il rabbino è chi sa più degli altri e chiunque (purché ometto) può discutere e contrastare con lui.

Pierpaolo (sì): Il libro non si riferisce mai a delle scritture sacre, ma a dei santi uomini. Come se fossero loro a portare con frasi brevi la coscienza agli altri. Troviamo un esempio nel primo racconto quando, con una domanda sulla lettura (nel testo è la lettura della Torah, Genesi, nello specifico): "Sei convinto che si rivolge in tutti i tempi, a tutte le generazioni, a tutti gli individui? ..." e spiega così, come si dovrebbe leggere il libro. Trovo sia una domanda sempre attuale che possiamo porci davanti a qualsiasi testo. Grazie per avermelo fatto leggere.

Mirella (nì): Mi sono messa tra i "nì" perché era breve, altrimenti avrei detto no. Era breve e di facile lettura, ma non ci ho trovato nulla di nuovo. Il tono da parabola mi innervosiva. L'ho trovato ovvio. Hesse scrive allo stesso modo e per questo mi è piaciuto. Tuttavia l'approccio è troppo semplicistico. Mi ha ricordato alcune piccole poesie di Brecht. Dice verità assodate e non corrisponde molto all'ebraismo che non è così aperto. Il libro esprime quasi un pensiero illuminista.

Maddalena (sì): Sono stato molto contenta di questa proposta. Amo i libri religiosi e spirituali. Mi piace rifletter sul senso della vita. Le religioni istituzionalizzate non mi piacciono, ma la spiritualità è altro e le ricerche portano allo stesso punto, se si è davvero spirituali, se si fanno le cose in modo sacro "nel qui e ora". Se fai le cose in modo sacro diffondi sacralità (vedi ultimo capitolo) e la lettura del libro mi ha fatto riflettere e ricordare lo zen, gli sciamani, e altre figure spirituali. In relazione al commento di Mirella, dico che tutto quel che è sacro può apparire banale, ma se lo vivi diventa altro. Cos' è Dio?* Quando si scrive di qualcosa di universale non si divide (vedi pagina 63). Il mondo materiale e spirituale sono uniti, e nella loro intima realtà i 2 mondi sono un solo mondo.

Oscar (no): Di solito i miei gusti letterari coincidono con quelli di Alessandra e, visto l'entusiasmo con cui lei ci aveva proposto questo saggio, ho iniziato a leggerlo con grandi aspettative. Ma man mano che lo leggevo non riuscivo ad appassionarmi a quella sequenza di considerazioni ovvie. Il libro è pervaso di religiosità e la cosa mi annoiava. Leggevo e pensavo alle guerre di religione che dividono l'umanità. Per non parlare del senso di colpa che certi insegnamenti alla generosità e altruismo finiscono per sollevare (mi è venuta in mente la protagonista del film "Cuore sacro" di Ozpetek). Avrei preferito fosse un libro laico. Il misticismo mi innervosisce.

Giuseppe (no, via mail): Il mio voto è No+No+No+No*No+No^3+2^No+No! Proverò a usare un registro spiritoso ma sarà difficile! Una volta Maddalena usò come titolo al mio commento la frase "Odio Platone". Avevo criticato anche il libro di Bobbio sulla mitezza, considernadolo un po' meglio di Platone ma comunque anche lui pieno di aria fritta. Per non parlare di Barthes, che tra foto che non ha mai scattato e innamoramenti che non ha mai provato, anche lui era diventato un esperto nello scrivere il niente. Ma almeno uno è stato uno dei fondatatori del pensiero filosofico e l'altro non si riteneva un filosofo. Qui siamo a livelli ancora più spinti di aria fritta (considerando che ci hanno messo secoli per arrivare a tanto, nel confronto con Platone quest'ultimo vince 10 a 0). La famosa frase della Yourcenar in Alexis "serena come una lampada" appare una perla di saggezza al confronto. Pure Coeho per me è migliore. Spero di aver reso l'idea di quello che penso. Ora dico il perché. Non considero questo libro un saggio (tanto meno l'autore), non lo considero neppure un libro. Per me è una pura accozzaglia di frasi senza senso che possono tranquillamente essere scritte con i concetti rovesciati perché non c'è nulla che le supporta. Se uno parte dal presupposto che quanto scritto è del tutto inventato e falso, non trova nel libro nulla che lo convinca a cambiare idea o a riflettere. Per non parlare delle belle frasi piene di belle parole (per Maddalena, nel caso sia presente, ecco un nuovo titolo: "Odio le frasi a effetto"). Mentre leggevo cancellavo tutti i paragrafi che ritenevo inutili. E' rimasto pochissimo. Mentre leggevo mi sono anche annotato questo: "scrive cose come se fossero ricette per fare i ravioli, ma al posto della parola farina ci mette anima, al posto di acqua ci mette santificazione, al posto di uova ci mette servizio autentico". Insomma, usa tante parole altisonanti senza neppuire dire cosa sono. E visto che è lui il primo a riportare esempi dove il significato di ogni parola va capito e non travisato per cogliere il senso delle frasi sacre che cita, che si prenda la briga di essere più preciso quando scrive. Il peggior libro (senza offesa per gli altri libri) che abbia mai letto.

* NDR, nonché proponente, AleA: Spinoza era un filosofo ebreo, scomunicato (non poteva nemmeno avvicinarsi ai suoi familiari) a causa delle sue idee e della visione che aveva di Dio. Andrebbe riletta la sua biografia e il suo pensiero per riflettere sull'argomento.


Prossimo saggio: "L'amore è un dio. Il sesso e la polis" di Eva Cantarella (preferito a "Autoritratto di un reporter" di Ryszard Kapuscinski e a "Negri, froci, giudei & co. L'eterna guerra contro l'altro" di Gian Antonio Stella).

Prossimo proponente: Pierpaolo.

Prossimo incontro: 8 gennaio.