Roma senza papa (di Guido Morselli)

Proposto da Pierpaolo

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di ottobre 2015

Sì: Marisa, Pierpaolo

No: Tomáš, Oscar, Massimo I., Marinella

Nì: Mirella, Alessandra Co., Gabriella

Marinella (no): Ho apprezzato la cura della forma, la scelta preziosa della lingua, lo stile particolare, ma non mi piace il genere. La definirei più che fantascienza fantapolitica, e non mi piace. Mi è piaciuto molto di più il film di Nanni Moretti, un tanto per dire che sono ipotesi che ormai si sono già verificate.

Mirella (nì): In questo caso avrei preferito molto avere avuto la versione e-book, per aiutarsi con tanti termini nuovi. L'ho apprezzato fino a pagina 94, in particolare la descrizione di Roma, il disorientamento per le novità della Chiesa. Poi il discorso è diventato tutto interno ai dogmi della Chiesa, probabilmente con un'ottica da ateo, ma comunque tutto incentrato su tematiche religiose, che io non apprezzo.

Tomáš (no): Non mi è piaciuta, come ateo, la tematica, e ho trovato la lingua difficilissima. Trovo che la Chiesa non meriti neanche di essere discussa, bisognerebbe semplicemente ignorarla. Non mi è sembrato un romanzo, ma piuttosto un saggio polemico sulla religione cattolica: pesantissimo, lunghissimo, l'ho rifiutato in modo fisico, è il mio corpo che non lo voleva. Non posso sentire tutti questi preti che parlano producendo niente. Non si può discutere sulla religione, né metterla in ridicolo: andrebbe lasciata nel silenzio.

Gabriella (nì): Non ho avuto tanto tempo per approfondire tante tematiche che non conoscevo. Ho apprezzato il modo prezioso di scrivere, i latinisimi, la descrizione dell'ambiente romano. Mi ha divertito l'ironia, la parte sulla droga, la continua messa in ridicolo delle tematiche religiose e dell'ambiente della Chiesa. Nel complesso è però un libro poco coinvolgente, tanto che alla fine non l'ho finito. Immagino la vita molto trieste dell'autore, che nessuno ha ascoltato e pubblicato, fino alla scelta del suicidio.

Marisa (sì): Un libro cosiddetto ucronico, fantastorico, scritto in forma di diario e proiettato nel futuro. Il tema tratta di teologia sotto i suoi vari aspetti, che vanno dalla teodicea all'iperdulìa, dalla liturgia all'iconoclastia, dal dogmatismo intransigente a un criticismo che sconfina nell'eresia. La Chiesa è in trasformazione, sempre più disorientata e con un papa invisibile: infatti, Giovanni XXIV ha scelto come sua residenza Zagarolo, un'anonima località di campagna, dove può dedicarsi in libertà ai comuni piaceri terreni, come ricevere in visita l'amica teosofa indiana, gustare vini e dolci locali, cavalcare, giocare a tennis, fumare, e soprattutto parlare poco. Roma non è più caput mundi, dove convergeva tutto il mondo cattolico, e il papato ha perso il suo significato simbolico di Santa Romana Chiesa. L'Urbe è ora una città qualunque, dimessa e polverosa, senza la presenza del papato che le conferiva splendore e un'aura di sacralità. Morselli sembra prendere spunto dal Concilio Vaticano II appena terminato - che per la Chiesa rappresentò l'opportunità di un profondo rinnovamento - per spingersi ben oltre, dipingendo il quadro avveniristico e rivoluzionario di una Chiesa gerarchica sempre più laicizzata e sincretica. Quest'opera ingegnosa si colloca tra il romanzo e il saggio ed è caratterizzata da un linguaggio raffinato, intrisa di satira e ironia, in cui il lettore si perde nei meandri delle contrapposizioni tra le vecchie e nuove formulazioni teologiche pronunciate in seno a un pluralismo confessionale, alcune delle quali arrivano a considerare l'ateismo una vera e propria pratica di fede.

Oscar (no): Ho letto le prime pagine con entusiasmo, per la scrittura ricercata e densissima, con tanta storia raccontata. Poi però, andando avanti, non ho trovato sviluppo, non si sceglie una storia da raccontare. La trama non c'è e, pagina dopo pagina, è come vedere tante foto che non diventano un film e sono incapaci di trattenere il lettore. Dopo un po' mi è sembrato che la ricercatezza linguistica sconfinasse in quel che gli inglesi chiamano name dropping, il gusto dello sfoggio di nomi e citazioni buttate là, con eccesso di tecnicalità. Per quel che riguarda la descrizione di un mondo futuro (fantascienza), sono perplesso, perché mi è sembrato l'aspetto meno riuscito del libro, e alcuni dettagli apparivano alquanto inguenui, pur considerando gli anni in cui il libro è stato scritto. In mezzo a tante critiche ai dogmi, poi qui magicamente il clero diventa tutto eterosessuale: evidentemente i tempi non erano maturi per affrontare la tematica omosessuale.

Alessandra Co. (nì): Sicuramente non è un libro di facile lettura. Se lo avesse proposto qualsiasi altro componente del gruppo avrei detto "non mi piace": per la scrittura, la lentezza, la mancanza di trama, per lo sfoggio continuo di conoscenze che difficilmente possono essere bagaglio dei lettori. Ricordo le innumerevoli mie annotazioni con termini e riferimenti da verificare su dizionari e enciclopedie. (Viva Wiki!!) Ma col fatto che il proponente era persona "nuova" ho proseguito la lettura cercando di mantenermi spregiudicata per conoscere e comprendere l'autore e quello che poteva aver colpito il proponente. Il risveglio all'inizio del capitolo XIII: un'apparente incongruenza temporale (in realtà' una citazione riportata senza virgolettato) ha destato la mia curiosità. Ho pensato molto alla personalità dello scrittore, mettendo in relazione lo stile così ricercato con la sua insicurezza. Il bisogno di distinguersi può determinare, a mio avviso, uno sfoggio di cultura. Mi ha ricordato la canzone "Il dente della conoscenza di Gaber", che ritrae un intellettuale chiuso nella sua torre d'avorio, la sua esistenza basata sulla conoscenza è incapace di stare al passo coi tempi. Verrà divorato dalle nuove generazioni, a quel punto incapace di distinguersi oltre che di rapportarsi. Questo non ha aiutato gli editori: testi simili improbabilmente aprono una distribuzione di massa. E forse anche di nicchia. (Sarei curiosa di sapere cosa gli scriveva Calvino in risposta alla sua domanda di pubblicazione.) Questo può averlo sprofondato in una grande depressione. Una persona sensibile, con un gran disagio, la scelta del suicidio mi tocca. Ho avuto più amici suicidi e li sento molto vicini. Così ho letto il libro pensandomi vicina alla sua sofferenza. Ho trovato attuale la tematica del libro, tutto sommato le aperture su molti punti dell'attuale Papa fanno immaginare un futuro, non certo come quello del libro, ma più aperto a diverse possibilità. Moretti regista è venuto in mente anche a me, per l'atmosfera del contesto ecclesiastico, e la ritrosia e quasi assenza del Papa descritto nel testo. La fine del libro lascia spazio alla coscienza del singolo. Un invito?

Massimo I. (no): l'ho iniziato molto contento, perché non conoscevo Morselli e mi piace la fantascienza e in particolare le distopie. Vederlo paragonato a Tomasi di Lampedusa mi ha fuorviato, determinando molta aspettativa sulla bravura dello scrittore. Mi sono accorto presto però che manca un elemento per me fondamentale di un romanzo, la trama. Questo respinge il lettore, e trovare dei personaggi senza spessore di vita vissuta non lo riavvicina. Ho trovato uno stile troppo pretenzioso, con troppo sfoggio di cultura, come in Eco, Magris, Gadda. Per quel che riguarda il tentativo di precorrere i tempi, non ho trovato molto di originale, le poche cose futuribili sono ridicole. La descrizione di Roma è molto legata alla realtà degli anni '60. In definitiva un libro che non mi ha interessato e che non ho finito.


Prossimo libro (proposto da Gabriella): "Le intermittenze della morte" di José Saramago (preferito a "Trilogia della città di K." di Ágota Kristóf e a "Il maestro e Margherita" di Michail Bulgakov).

Prossimo proponente: Oscar

Prossimo incontro: 18 dicembre