La dodicesima notte (di Shakespeare)

Proposto da Marisa

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di novembre 2016

Sì: Alessandra Covach, Marinella, Marisa
No: Tomáš
Nì: Alessandra Cepar, Maddalena, Massimo I., Neva (new entry)

Marisa (sì, proponente): Ho scelto quest'opera poiché penso che sia un vero peccato tralasciare i capolavori teatrali di autori come Shakespeare. "La dodicesima notte", scritta attorno al 1600, si svolge in Illiria, pressappoco nell'odierna Dalmazia, anche se la commedia scritta non mette in risalto alcuna caratteristica peculiare delle popolazioni illiriche. Forse Shakespeare intendeva aumentare la spettacolarità della rappresentazione teatrale con scenari e costumi dal folclore esotico, tali da catturare maggiormente l'interesse del pubblico. Ciò che mi attrae in modo particolare nelle opere teatrali di Shakespeare è il ruolo del fool o giullare di corte. Le sue facezie sfrontate e irriverenti, inframezzate alle arie cantate, sono spassosissime, ma sono anche delle vere e proprie stille di saggezza, di filosofia, solo apparentemente connotabili come manifestazioni di pazzia. Il loro intento è quello di mediare, sdrammatizzare e soprattutto ridicolizzare la situazione critica contingente: il tutto condito con numerosi giochi di parole che purtroppo, una volta tradotti, perdono la genuinità del loro significato originale. La genialità di Shakespeare consiste nella sua capacità di conciliare la drammaticità con l'ironia, il serio con il faceto, l'apparenza con la realtà, la prosa con la poesia, elementi che lo hanno reso universalmente noto e attuale ancora oggi, là dove troviamo gli stessi intrighi amorosi, le prevaricazioni, le ambiguità, i compromessi, le ambizioni sfrenate, le ingiustizie sociali. L'Umanità.

Alessandra Ce. (nì): Sebbene riconosca la liricità e la poesia del teatro di Shakespeare, devo dire che ho fatto molta fatica nel seguire la trama della commedia e sono ricorsa spesso al frontespizio per rileggere i nomi dei personaggi. Inoltre non sono riuscita a dare loro un dovuto spessore.

Alessandra Co. (sì): Non è la commedia di Shakespeare che preferisco: potrei citarne un'altra, "As you like it" per esempio, che mi ha interessato e divertito di più. In ambedue emerge l'emotività dell'innamorata di turno. Qui si parla di Olivia, dove a certo punto esclama: "ormai non son più mia...". La meraviglia, leggendo il testo a fronte, è la semplicità della lingua adottata da Shakespeare, che è comprensibile a chiunque conosca appena discretamente l'inglese, pur tenendo conto dell'epoca in cui queste opere sono state scritte. Un'altra particolarità è il tratteggio dell'animo femminile, quasi fosse stato pensato da una donna. Leggere Shakespeare è talmente magico che si è spinti a recitare i suoi brani teatrali ad alta voce e ad entrare così nel ruolo dell'attore.

Maddalena (nì): La commedia ha molti spunti positivi. C'è il finale allegro e ci sono personaggi simpatici come il giullare Feste, gli alcolizzati Tobia e Andrea. Ma nonostante mi piacciano le opere teatrali, mi sembra che la trama sia un po' scontata, a differenza di altre opere più antiche (vedi l'Orlando Furioso di Ariosto) il cui contenuto è secondo me più avvincente. Ciò che ho notato in particolare è come Shakespeare esalta l'amore fraterno, quel forte sentimento e quella dedizione reciproca che legano qui fratello e sorella.

Marinella (sì): Amo Shakespeare. Porterei i suoi libri sull’isola deserta sapendo di avere con me tutto quello che si può dire sull’animo umano. Shakespeare ha detto tutto. A prescindere da chi sia stato, un conte, Marlowe, un attore... Però bisogna leggerlo in inglese. I suoni in inglese sono musica. La traduzione italiana, seppur buona, non può rendere la musicalità. Il nostro teatro stabile va in questa direzione. Due anni fa uno splendido teatro shakespeariano con il grande attore Simon Callow e la scorsa stagione l’Hamlet del Globe. Stasera manca ancora di più la nostra Mirella, chissà cosa avrebbe detto di Shakespeare che amava tanto...

Massimo I. (nì): Il novanta per cento di questa commedia è caratterizzata dai giochi di parole e dai doppi sensi nell'inglese del '600, giochi di parole che vanno perduti e il cui significato è difficilmente recuperabile nella lingua tradotta. Non si trovano frasi di vera e propria profondità e d'altra parte si leggono battute molto spregiudicate dette dal fool. Una curiosità: appena 30 anni dopo la morte di Shakespeare venne permesso alle donne di recitare, fatto che durante il periodo elisabettiano non era consentito per legge: infatti i personaggi femminili venivano interpretati da adolescenti maschi, anche se ciò non diminuì affatto il successo delle rappresentazioni teatrali.

Neva (nì): Ho provato una certa difficoltà a leggere questa commedia. Nonostante ciò, alcuni passaggi e situazioni mi hanno colpito, come ad esempio quando Viola decide di travestirsi da uomo per attuare il suo disegno segreto e incontra vari ostacoli per riuscire a farsi strada nascondendo la sua vera identità. I battibecchi si susseguono senza sosta, inframezzati dalle sortite del giullare che creano dei doppi sensi e parlano con insospettata saggezza. Dice Feste: "I miei nemici sono miei amici perché sono sinceri..."

Tomáš (no): Riconosco che le opere di Shakespeare hanno un valore storico, che io rispetto. Ma ad onta del loro valore, penso che leggere un'opera teatrale abbia i suoi limiti, a differenza di vederla recitare. Questa commedia è “superpoetica”, cosa che personalmente non riesco abbastanza ad apprezzare. Oltre alla fatica spesa per leggerla, non l'ho trovata neanche molto divertente. Come lato positivo, ho rilevato che le donne vengono considerate alla pari degli uomini, fatto che forse non ci si aspetterebbe data l'epoca e i luoghi in cui Shakespeare si trovava a rappresentare il suo teatro.


Prossimo libro: "Lessico Famigliare" di Natalia Ginzburg (preferito a "Al paradiso delle signore" di Émile Zola e a "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee)

Prossimo proponente: Oscar

Prossimo incontro: 30 dicembre 2016