Labirinto di morte (di Philip K. Dick)

Proposto da Maddalena

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di ottobre 2009

Maddalena lo ha proposto perchè "positivissimo" (sic) perchè:

1)Il contenuto del libro, il suo scopo, è dimostrare l'esistenza di Dio.il libro narra di un sogno, una realtà indotta, ma, anche nella squallida realtà resta, al risveglio la presenza dell'Intercessore, la spiritualità unica costante.

2)La preghiera che lui fa all'Intercessore:" Voglio vedere il sole tutto il giorno, voglio essere un cactus, ma restare sempre cosciente di me e del sole"mi ha profondamente colpito.

A chi è piaciuto: Oscar, Massimo Frico, Massimo, Maddalena Alessandra

A chi non è piaciuto: Donatella Marinella Giovanna .

Massimo M.: Particolare, scorrevole, curioso. Nel complesso ho trovato un pensiero negativo, ma ho trovato comunque molti richiami interessanti, indica effettivamente la Fede come unica via d'uscita. Ben fatto come romanzo. Bella la Tinca, il Castello, le molteplici visioni del mondo, la caratterizzazione delle personalità. Personaggi dinamici. Uno scritto basato su molteplici conoscenze assemblate per piacere dello scrittore.

Giovanna: Ho molto amato la fantascienza, avevo anche collaborato con la stesura di un giornalino "Il re in giallo" negli anni 70 a Trieste, ma ormai sento poca attrazione per l'argomento.

Non ho finito il libro. Sono delusa da me stessa, per questo cambiamento ed ho quasi paura a rileggere altri libri di fantascienza dei quali serbo un bellissimo ricordo perchè temo di restare terribilmente delusa.

Massimo I.: Mi è piaciuta la prefazione, ma definirlo divertente è stato un terribile inganno, dopo i 2 primi capitoli il libro ingrana, ho visto la sua architettura. Mi sono piaciuti i titoli nonsens dei capitoli, una delle parti riuscite è ad esempio il punto in cui Il Castello sfuma..

Non amo particolarmente Dick , non ho apprezzato altri suoi libri letti, però questo mi è piaciuto.

Mirella: Non mi piace, l'ho letto cercando e aspettando un punto più interessante, non l'ho trovato. Stile, fine, punto di vista non condivisibili per me. Come stile letterario preferisco i gialli. (Però simpatico l'infovolo..)

Marinella: Ho amato più i film che i libri di fantascienza. Ho letto questo libro aspettando la fine, ben congegnata, intelligente, ma il libro non mi è piaciuto e mi ha anche annoiato. Non sono alla ricerca dell'assoluto. E' mancata l'ironia che sembrava promettere la prefazione.

Donatella: Amo Asimof, ero ben disposta alla lettura, ma il libro non mi è piaciuto. L'unica cosa positiva è stato il finale. L'autore era come incapace di affrontare qualsiasi tema, il libro è una raccolta di appunti che l'autore non è stato capace di sviluppare. Illogico, il fiume che c'è e non c'è, la zattera che prende fuoco..troppe le cose che non mi spiego. Non mi è proprio piaciuto

Oscar: Strano per alcune vecchiaggini in senso tecnologico. Ricordo "Minority report" con una tecnologia molto più presente.

Io l'ironia l'ho trovata, anche se ci sono molte visioni contrastanti.

A pag 41 ho trovato la descrizione degli Assorbilibri!!! "C'è qualche cosa di strano in quella gente.. sono troppo intelligenti.. tutti pronti a parlare, tutti qui, senza sapere perchè come me."

Alessandra: E' un trip, anzi, probabilmente più d'uno.

A mio avviso per non travisare, il libro va letto considerando il periodo in cui è stato scritto, anni '60, la ricerca interiore, mistica attraverso la psichedelia. (vedi Help dei Beatles). Leggerlo in chiave logica è un assurdo. Il libro avrà anche un'architettura, ma, un po' come la Sagrada Familia, questa cresce e muta volutamente con la casualità simbolica data dall'acido lisergico che l'autore deliberatamente prende per costruire il libro.

Deja vu, momenti che riappaiono o si modificano di poco costruendo un unicum distorto come in un ottica cubista, il fissarsi su particolari inverosimili, simbolici che si dilatano o scompaiono, come pensieri in cui la mente si perde, la caratterizzazione delle persone, come parti che non riescono a sciogliersi e costruirsi nell'unità, la necessità di un IO, una guida benevola e profonda piena di buon senso che interiormente non riusciamo a mantenere, sono tutti elementi legati a questa modalità di ricerca psichedelica. In quest'ottica il libro è piacevolmente leggibile, fuori dalla razionalità ci parla dell'umanità smarrita alla ricerca di un senso inseguito con serietà, ironia, noia disperata.

Il libro è pieno di frasi che fermano momenti terribilmente umani, a volte buffi e profondi. La frase che ci definisce, indicata da Oscar, è emblematica....Siamo meravigliosi, aggiungo io.