Eugénie Grandet (di Honoré de Balzac)

Proposto da Alessandro

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di gennaio 2020

Brevi note sulla riunione degli Assorbilibri svoltasi venerdì 3 gennaio 2020 a casa di Alessandro per discutere su “Eugenia Grandet” di Honoré de Balzac.

Sono presenti: Marisa, Luisella, Pierpaolo, Gabriella, Alessandra Cepar (Sandra), Marinella, Sonja, Alessandro e, pur non avendo letto il libro, Oscar, Michele e Katia.

Il libro è piaciuto a tutti.

Alessandro descrive brevemente le ragioni che lo hanno spinto a proporre il libro, letto in Calabria col gruppo di lettura Libriamoci, e legge alcuni brani che lo hanno colpito in maniera particolare: a proposito della grottesca morte del padre “Non appena il sacerdote gli appressò alle labbra il crocefisso d’argento dorato, tentò un orribile gesto per afferrarlo, e fu l’ultimo suo sforzo”, a proposito del denaro “Era come il Dio moderno, il Dio cui soltanto si crede, l’oro, espresso in tutta la sua potenza da una fisonomia sola” e altri ancora. Chiede ai presenti cosa ne pensino della lettera conclusiva di Eugenia e delle due frasi “Tutte le donne, anche le piú sciocche, sanno trovare il modo di raggiungere uno scopo” e “In ogni caso della vita il dolore è piú acuto nella donna che nell’uomo, giacché questo ha la propria energia e trova conforto nel muoversi, nell’operare, nell’occuparsi del futuro, e l’altra invece vi si ferma faccia a faccia, senza distrazioni, e scende sino in fondo all’abisso spalancato dal dolore, colmandolo spesso con lacrime e preghiere”.

Nel corso dell’ampio dibattito, tra le molte cose dette (in calce alla presente si trova il dettaglio a cura di alcuni dei presenti):

- le frasi di Balzac sulle donne sopra riportate vengono ritenute maschiliste e frutto di luoghi comuni da Marinella, parzialmente vere da Sandra e Gabriella;

- la condotta e la lettera finale di Eugenia vengono ritenute esemplari da Marisa e di una compostezza irraggiungibile da Luisella. Per Marinella oggi le parole di Eugenia sarebbero considerate frutto di cocciutaggine;

- i personaggi sono descritti magistralmente secondo Marisa, tra di essi spiccano Grandet padre e sua figlia Eugenia, splendidamente descritti in forma caricaturale in ragione delle ossessioni di cui sono colpiti (rispettivamente il denaro e l’amore);

- il valore della lettura dei classici viene sottolineato, tra gli altri, da Pierpaolo a cui piacciono i salti temporali e l’inserimento di lettere presenti nel romanzo;

- Sonja evidenzia delle similitudini tra Antigone e Eugenia in quanto entrambe si liberano dai vincoli posti dai loro rispettivi ambienti;

- Gabriella afferma di essersi sentita come a teatro, durante la lettura di “Eugenia Grandet”, assistendo a quello che definisce un inno alle donne.

Decisioni prese per il prossimo incontro (venerdì 31-01-20 da Alessandro):

- libro da leggere: "L’isola di Arturo" di Elsa Morante (preferito a "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati e a "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa);

- prossimo tennista: Michele.

Dettaglio degli interventi di:

- Marisa: Siamo nella Francia della cosiddetta Seconda Restaurazione, negli anni di subbuglio politico che vagheggiano il ritorno allo status quo precedente alla Rivoluzione. Qui Balzac ci descrive un mondo dove vigono più che mai le disuguaglianze sociali e la rincorsa forsennata al denaro. L’ambientazione e i personaggi sono delineati magistralmente con dettagli minuziosi che immergono il lettore in una realtà dai risvolti sorprendentemente attuali. L’avarizia e la sete di ricchezza perseguite giorno per giorno, attimo per attimo, dal vignaiolo Grandet che calpesta ogni parvenza di pudore sociale, ogni senso morale e perfino ogni slancio affettivo, si contrappongono alla purezza dei sentimenti della figlia Eugénie, figura femminile emblematica di virtù e di abnegazione: una figura femminile culturalmente ante litteram, che osa ribellarsi a un padre padrone che reprime e soffoca i moti della sua anima semplice e generosa, non conformi a quelle imposizioni. Due personaggi antitetici, dunque, caratterizzanti il bene e il male, inseriti in una società gretta, malata, volta unicamente a soddisfare l’interesse economico e il potere politico delle élites. Alla fine prevale il bene, quando Eugénie riesce, nonostante tutto, nonostante la cocente delusione d’amore, a vincere il suo orgoglio e a preservare la propria dignità di donna.