Sì: Marinella
Nì: Tomas, Gabriella, Alessandro, Maddalena, Alessandra
No: Marisa, Giuseppe, Franca, Massimo I., Mirella
Marinella (“imputato… ops, proponente” by AleO)
Ho detto “Sì” per coerenza con me stessa. Nella mia vita ho letto 3 volte questo libro: la prima fu 30 anni fa e mi piacque moltissimo. La seconda fu 10 anni fa e mi piacque anche allora. Ora l’ho riletto di nuovo e non mi è piaciuto, l’ho trovato pedante.
Forse, mi chiedo, per leggere d’amore bisogna essere innamorati? Mi ricordo di un film “La signora della porta accanto” in cui Matilde, follemente innamorata al punto da finire in manicomio, riesce ad ascoltare solo le canzonette d’amore. E quindi Barthes, un colto semiologo innamorato (di un amore non corrisposto ovviamente) parla di amore con un linguaggio che 30 anni fa era innovativo.
Barthes analizza l'amour fou partendo da "I dolori del giovane Werther", testo tutore, usando il metodo della "drammatizzazione" di Nietzsche, rispettando la radicale discontinuità della tormenta di linguaggio che infuria nella testa innamorata. L'innamorato è semiologo, passa il proprio tempo a leggere segni. Barthes fa il ritratto strutturale dell'innamorato.
Franca: No
Ho apprezzato l’originalità della composizione, questa raccolta di frammenti sul tema dell’amore, e ho apprezzato anche il tentativo di razionalizzare mediante capacità di analisi e logica, un argomento così irrazionale. Eppure la discussione con voi è di sicuro più interessante del libro stesso!
Ho provato a leggerlo, poi l’ho letto a pezzi, poi ho concluso che, nella migliore delle ipotesi non sono innamorata. L’ho trovato inutile, superato, un filosofeggiare tipico di quegli anni ’60 ridondante di immagine in cui l’unico amore presente è quello verso la loro morbosità: veramente pessimo. Mi chiedo quanta droga abbia assunto per scrivere quelle cose. Prendete ad esempio quello che dice a pagina 77: “Il linguaggio è nella pelle: io sfrego il mio linguaggio contro l’altro. È come se avessi delle parole a mo’ di dita, e delle dita sulla punta delle mie parole. Il mio linguaggio freme di desiderio. Il turbamento nasce da un duplice contatto: da una parte tutta un’attività del discorso assume con discrezione indirettamente, un significato unico, che è «io ti desidero», e lo libera, lo alimenta, lo ramifica, lo fa esplodere (il linguaggio prende gusto a toccarsi da solo), dall’altra, avvolgo l’altro nella parole, lo blandisco, lo sfioro, alimento questo sfioramento, mi prodigo per far durare il commento al quale sottometto la relazione”.
Ho trovato più interessante il suo saggio sulla fotografia.
Massimo I. : No
Sono d’accordo con quanto detto da Marinella. Lo lessi anch’io anni fa perché consigliatomi da un una collega a cui era piaciuto moltissimo. Ora ho provato a rileggerlo, incuriosito, ma mi sono fermato a metà, disorientato: non dice nulla di interessante bensì cose elementari ma con uno stile pretenzioso. RB è probabilmente privo del senso dell’umorismo, basta vedere cosa dice a pag. 98 riguardo all’Egitto… dove nessuno è geloso perché quel Paese è sotto il segno dei Gemelli!
A questo punto preferisco leggere Alberoni che mi dice le stesse cose ma almeno in modo più semplice.
Mirella: No
Se “La camera chiara” era datato, questo lo è ancora di più. Ho trovato molto banale il contenuto (tipo “baci Perugina”) ma difficile (non mi capita mai di dover rileggere le frasi più volte per capirle... e non sempre ci sono riuscita, come ad esempio quanto segnalato da Franca a pagina 77). RB si diverte a comporre frasi che disorientano il lettore, che gli facciano venire il dubbio di non capire.
Altra cosa che non mi è piaciuta è questo uso esagerato delle citazioni, spesso prese a pezzettini corti che, decontestualizzati, snaturano il testo originale: in questo modo ha ridotto a banalità le belle pagine de "I dolori del giovane Werther" e ne ha tolto completamente la poeticità delle immagini.
Leggendolo ho comunque pensato “che fatica essere innamorati”… meglio non esserlo!
Gabriella: Nì
Premetto che non l’ho finito: a grande fatica procedevo di una pagina alla volta, mi sforzavo di capire quello che leggevo, fino a che un giorno ho detto basta! Leggendolo, ho comunque imparato cose nuove e soprattutto mi ha sorpreso scoprire che anche gli uomini provano le stesse cose delle donne quando sono innamorati.
Maddalena: Nì
“La camera chiara” l’ho regalato a un fotografo (molto contento di riceverlo). Vista l’esperienza questo me lo sono fatta prestare. Sono a metà tra il no e il sì: Il no viene dai punti negativi che avete già detto (pesantezza e assenza di concetti) e dal fatto che secondo me è poco saggio inserire una così grande quantità di citazioni di altri autori… soprattutto perché i punti deboli del libro sono quelli di Barthes.
A differenza de “La camera chiara”, l’argomento amore vale però la pena di una lettura. Qualsiasi riflessione sull’argomento è valida, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal tempo: sono sempre gli stessi turbamenti, lo stesso romanticismo. Quando poi ho letto nella seconda intervista posta a fine libro, di quanto è stato sfortunato nella sua vita amorosa, e così l’ho preso in simpatia.
Marisa: No
Preso nell’insieme, devo dire che questo libro non mi è piaciuto: troppe le citazioni, troppo ermetico il linguaggio, uno sfoggio di intellettualismi di cui RB si compiace molto.
Riguardo ai contenuti ritengo che sia una limitazione il fatto venga considerato solo l’amore conflittuale e non corrisposto: è solo una metà di quello che può essere l’amore. Ed e per questo che ne è venuto fuori un susseguirsi di analisi assai noiose. Per RB è scontato che l’innamorato sia ansioso, un’ansia che viene dal suo tentativo, fallito in partenza, di immedesimarsi nell’altra persona.
Ci sono stati però tre capitoli interessanti: quello dell’Attesa della telefonata che non arriva, quello dell’Appuntamento al caffè e quello delle Nubi dove la descrizione del malumore è fatta con queste nubi di gelosia che offuscano la vista, una cortina fumogena dentro cui il soggetto si nasconde come una specie di ricatto che accentua il pathos della situazione.
Tomas: Nì
Il mio è un Nì molto vicino al No: l’ho letto per rispetto verso Marinella visto che lei ha letto “La schiuma dei giorni” nonostante non l’attirasse.
L’inizio della lettura però non è stato incoraggiante: dopo il “punctum” de “La camera chiara” mi sono infatti spaventato quando, già nelle prime pagine, ho trovato “argumentum”! Sono comunque andato avanti e nella prima metà ho trovato delle frasi interessanti (ed esempio l’ultima a pagina 26 “L’orrore di guastare è ancora più forte dell’angoscia di perdere”) ma nella seconda metà del libro o è successo qualcosa a me o il libro è cambiato e non mi è più piaciuto: era noiosissimo e l’ho finito disgustato. Ma poteva essere peggio: come ha detto Franca, è bella l’idea dei “frammenti”.
Ma una volta si disse che “un saggio dovrebbe essere in grado di spiegare cose difficili in termini semplici”: qui è proprio l’opposto!
Alessandra: Nì
Io ho letto il libro in un’ottica differente: questa era una lezione su Goethe (così ha dichiarato l’autore in un’intervista) riportata in forma di libro sull’amore. Nel leggerlo mi sono ricordata di Gramsci e dei suoi appunti, degli scritti di Leonardo che prende nota di quanto osserva e analizza i fenomeni con la sua logica analitica. Allo stesso modo RB analizza l’evoluzione del suo percorso amoroso.
Mi è piaciuto perché finalmente affronta questo argomento di cui non ho mai capito nulla: oltre ad essere un piacere personale (superficiale), la storia amorosa è infatti un tentativo di incontrarsi con l’altro, un tentativo che può procurare piacere e sofferenza.
Ho comunque trovato migliore questo libro rispetto a “La camera chiara”: è più semplice e l’analisi del vissuto è qui molto più condivisibile.
Giuseppe: No
Il mio è un No categorico: ho letto un’intenzione dell’autore a voler essere criptico, a voler scrivere difficile per impressionare il lettore. Ma alla fine, come ha detto Mirella, il contenuto è lo stesso che troviamo nelle scritte dei Baci Perugina. Dopotutto, come “La camera chiara” era povero di idee perché scritto da uno che non ha mai fatto una fotografia, lo stesso è questo libro sull’amore dove l’autore non ha mai avuto una relazione amorosa! Altra analogia con “La camera chiara” è l’assenza di titoli nei sottocapitoli: compare un numero ma il titolo è anche qui riportato solo nell’indice. Sembra che faccia di tutto per rendere difficile le comprensione. E non è questione di traduzione: ho trovato in internet la versione francese del capitolo sull’attesa e devo dire che il traduttore (lo stesso de “La camera chiara”) ha fatto un ottimo lavoro: il testo è pessimo anche in originale.
Ad esempio la frase a pagina 75 “Tutto è cristallizzato, pietrificato, immutabile, cioè insostituibile” è per me assurda, senza senso: quel “cioè” non indica nessuna implicazione logica. Per questo, contrariamente a quanto è stato detto, io non trovo nel testo nessuna logica e nessuna capacità di analisi. La logica è ben altra cosa.
Finito di leggere il libro (beh negli ultimi capitoli leggevo solo la prima frase di un capoverso: se la capivo proseguivo, altrimenti saltavo al capoverso successivo), mi sono detto che se innamorarsi significa avere tutte queste turbe spero di non innamorarmi… ma d’altra parte, visto che lui non ha mai avuto storie, allora forse è meglio innamorarsi per non finire così.
Alessandro: Nì
L’ho letto a pezzi (dopotutto la forma si prestava a questo tipo di lettura). “La camera chiara” mi era abbastanza piaciuto, ma mi sarei limitato a un suo libro e non avrei proposto un secondo suo saggio: secondo me siamo stati tratti in inganno dal titolo. Alla fine devo dire che non l’ho capito: è molto (veramente molto) frammentario, pieno di parentesi (interi capoversi messi in parentesi). E non mi ricordo nulla di quanto ho letto.
Il linguaggio che usa è quello dei sociologi, per cui penso che l’autore abbia sì delle idee ma usa un linguaggio che capisce solo lui: usa frasi che all’apparenza sono splendide, con un’ottima assonanza, ma del tutto incomprensibili.
Prossimo libro (proposto da Marisa): “Imparare democrazia” di Gustavo Zagrebelsky (incontro: il 13 luglio)
Prossimo proponente: Alessandro (Franca di riserva)
Prossimo incontro: metà luglio
Super-sorpresa da Maddalena: visto che ci ha gentilmente omaggiato de “Futuro interiore: 11 visioni nell’Era della Legge Commerciale”, decidiamo di leggere e discutere questo suo primo libro il 15 giugno in un’osmiza o altro posto di ristoro... con la presenza dell’autrice!!!
Complimentissimi Maddalena e grazie!