Salambò (di Gustave Flaubert)

Proposto da Sonja

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di agosto 2020

Presenti alla discussione: Gabriella, Marisa, Katia, Alessandro, Sonja.

Il libro è piaciuto a tutti.

Sonja: Ho proposto il libro perché pur essendo un piccolo gioiello è tra le opere meno conosciute di Flaubert ma soprattutto perché trovo ammirevole lo sforzo fatto dall’autore per ricostruire le battaglie, descrivere usi e costumi, intrecciare destini di personaggi reali e di fantasia. Il tutto frutto di un preciso e minuzioso studio delle poche fonti che parlano di questi fatti terribili. Trovo ammirevole la minuziosa ricostruzione di Cartagine, quasi una fantastica assonometria. La prima volta ho letto questo libro al liceo e sono rimasta affascinata dal lirismo della lingua. In certi punti le descrizioni delle battaglie riecheggiano antichi poemi epici greci e latini, in altri invece assume forme poetiche delicate proprie della lirica.

Marisa: Siamo nel III secolo a.C. al tempo delle prime guerre puniche e Flaubert si sofferma minuziosamente a narrare gli usi e i costumi dei vari popoli, dei Cartaginesi e dei Barbari anzitutto, e dei personaggi che ne fanno parte. Predominano le figure di Amilcare Barca, di Matho e naturalmente di Salammbô, la bellissima figlia di Amilcare. Ci si immerge in un mondo del tutto inedito e non mancano i momenti di raccapriccio, come là dove Flaubert oltrepassa ampiamente i confini dell’osservazione acuta e distaccata dello storico per addentrarsi con meticolosità, al limite dell’autocompiacimento, nella descrizione delle brutalità compiute dagli eserciti che si contrappongono: teste mozzate, corpi sventrati, stupri, animali sgozzati, crocifissioni, cadaveri e sangue dappertutto, una sequela ininterrotta di orrori, di scenari senza spiragli che lascino intravedere gesti o sentimenti di compassione o di bontà. Qua e là qualche tratto di intensa bellezza, come quello in cui Salammbô, sconvolta per la sottrazione del sacro zainf, simbolo di venerazione verso la dea Tanit, sfida la morte per recuperarlo in nome della salvezza del suo popolo. Vi incontrerà l’amore, pur senza riconoscerlo. Ed ecco infuriare nuove battaglie, torture spietate, immolazioni umane, atti di antropofagia: un accumulo di carneficine e nefandezze da lasciare increduli. Certo, la narrazione di questo romanzo a sfondo epico è così debordante di nomi e dettagli che dapprima si fatica a seguirne la trama. D’altra parte, il testo ha una scrittura limpida, precisa, e denota una vasta conoscenza degli eventi storici, conoscenza che Flaubert arricchì grazie a un accurato studio di ricerca sul territorio teatro degli avvenimenti.

Katia: Dopo aver letto il libro mi sento arricchita, come se avessi fatto uno studio. Il libro è infatti molto denso e leggerlo è un po’ come studiare. Quello che mi ha affascinata di più è l’attrazione che Salambò prova verso Mathos e quindi mi aspettavo un finale molto diverso. Il linguaggio è molto raffinato, addirittura poetico quando descrive Salambò.

Gabriella: Sono contenta di aver letto il libro perché è stato un percorso didattico. Parteggiavo per Mathos e speravo in un finale diverso. Inoltre ho apprezzato molto la descrizione di Cartagine. La ricostruzione dei posti ha qualcosa di cinematografico. E’ un libro che fa lavorare la fantasia. La fine l’ho trovata affrettata, come se fosse troncata.

Alessandro: Orrori ce ne sono sempre stati e ce ne saranno; dipende se si tratta di crudeltà di pochi oppure è generalizzata. Flaubert si ispira alla storia ma è evidente che la mano e l’occhio sono dell’uomo del 19. secolo. I Cartaginesi sono i perdenti e probabilmente per questo sono descritti in un certo modo. Dall’altro lato c’è la rivolta degli oppressi che è un perturbamento dell’ordine. Il gusto dell’horror è un po’ il precursore del Grand Guignol, che aprirà i battenti un decennio dopo, ma ricorda molto anche gli splatter. Nel libro c’è inoltre una rappresentazione del principio femminile (lunare, terreno, amorevole) e del principio maschile (solare, crudele).


Prossimo libro: "Ventiquattro ore nella vita di una donna" di Stefan Zweig (preferito a "Lo stadio di imbledon" di Daniele Del Giudice e a "Stanotte l’ho vista" di Drago Jančar)

Prossima proponente: Gabriella

Prossimo incontro: 25 settembre