Una cosa divertente che non farò mai più (di David Foster Wallace)

Proposto da Marisa

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di dicembre 2020

Sì: Marisa e Oscar

No: Luisella e Marinella

Nì: Alessandro, Gabriella, Pierpaolo e Sonja

Marisa (sì): Divertimenti e relax assicurati: questo è ciò che si legge nella brochure pubblicitaria relativa alla crociera di lusso di 7 giorni ai Caraibi. Il reportage narrativo di Wallace ci fornisce un diario arguto e scoppiettante di situazioni comiche e paradossali che denuncia e schernisce l’opulenza e insieme le miserie culturali del turismo di massa nordamericano. Sulla Nadir si sprecano i sorrisi, le espressioni e le premure del personale di bordo, che intrattiene un rapporto di servilismo professionale con gli ospiti, viziati e appagati, oltre che bravi a difendersi da qualche improvvido e molesto attacco di pudore sociale per essere in posizione di privilegio (in cui l’autore stesso si riconosce). I danarosi clienti preferiscono intendere la ricerca affannosa di compiacerli da parte dell’agenzia di viaggio come un atto di cortesia sincera, cortesia che in realtà cela ipocritamente un’abile strategia di marketing. Le innumerevoli note a piè pagina, seppure aggiunte in un periodo successivo, si inseriscono in modo fluido - nell’ascolto alla lettura - come un continuum necessario e parte integrante del racconto, dando al lettore un’impressione di completezza che di solito manca in un diario di viaggio dall’impostazione puramente cronologica. Uno dei pregi del racconto sta nella capacità di individuare e analizzare le caratteristiche psicologiche comuni che s’incontrano di frequente in questo genere di viaggi organizzati, dove la massa dei partecipanti, “un gregge ad alto reddito”, si tuffa in divertimenti fittizi e aleatori per rifuggire dalla noia del tran tran della vita quotidiana o forse, chissà, per scongiurare la paura della vecchiaia e della morte.

Oscar (sì): Ho apprezzato il ritmo della narrazione e l'arguzia di alcuni passaggi del libro. David Foster Wallace descrive in maniera impietosa i personaggi di una crociera ai Caraibi. La critica di certi atteggiamenti umani dinanzi al privilegio è a dir poco tagliente e vien fuori tutta l'ipocrisia di una certa classe sociale americana. Seppur a tratti ripetitivo, mi ci voleva proprio una lettura divertente in questo periodo.

Marinella (no): Non mi è piaciuto, non è narrativa, non è un saggio, è una serie di articoli per un giornale, ripetitivi, non ironici, non umoristici. Un unico articolo sarebbe stato interessante, tanti, tutti uguali, no. Comunque descrive un mondo, quello americano, molto diverso dal nostro.

Alessandro (nì): Alessandro, nel giustificare il giudizio NI assegnato al libro (non letto ma ascoltato grazie "Ad alta voce"), riassume il suo commento nella frase: un libro (e un autore) divertente che non leggerò più. E' rimasto colpito dalla figura dello scrittore, così arguto e capace di ironia feroce, ma sofferente di una depressione talmente forte da portarlo al suicidio. Del libro, quasi un interessante ma ripetitivo trattato di sociologia, in particolare Alessandro ricorda le considerazioni dell'autore sul sorriso professionale e sull'essere anche lui parte di un gregge di caproni, ovvero dei turisti americani che affollano la nave da crociera sulla quale Wallace scrive i suoi reportage raccolti nel libro.

Pierpaolo (nì): Ho votato nì, e non no, per motivi che vanno oltre il valore letterario o sociologico (che io non sono riuscito a trovare) del libro. Il primo motivo me l’ha tolto questa sera Marisa: io pensavo che la lettura di “Ad alta voce” fosse stata rovinata per la presenza di molte note, che ho letto essere una caratteristica dell’autore, non integrate nel testo. Ma Marisa mi ha detto che invece sono state lette e nulla è stato trascurato, quindi ho sentito tutto quello che c’era da sentire (e non mi è piaciuto molto). Un paio di cose mi hanno divertito durante la lettura: pensare alla proponente, che so essere molto sensibile alle volgarità esibite e che ci aveva detto di non avere letto il libro, che saltava sulla sedia ognuna delle innumerevoli volte che lo scrittore ha scritto «cazzo», o «cazzone» nel testo (veramente troppe per me). Mi hanno divertito a volte le lunghissime divagazioni apparentemente fuori luogo e contesto, che appesantiscono il libro, perché mi hanno fatto pensare ai dialoghi assurdi di tanti film di Quentin Tarantino (il contemporaneo al libro Pulp Fiction su tutti). Il linguaggio a tratti mi ha ricordato quello di Paolo Villaggio in Fantozzi, con l’uso iperbolico dei superlativi, per connotare tutti gli aspetti negativi dell’esperienza che stava facendo. A questo proposito, però, sarebbe bastata una frase soltanto e non tutte quelle pagine: «Per me le crociere ai caraibi sono una cagata pazzesca». E saremmo stati tutti d’accordo. Resta però una valutazione molto negativa per la scarsità formale e contenutistica di quest’opera, lunga e inutilmente prolissa. La ripetitività è tale che ho riascoltato intere puntate di Ad alta voce (confuso dall’interfaccia migliorabile della altrimenti meritoria APP) accorgendomene solo alla fine, tanto il testo è monotono.

Luisella (no): (Il commento che segue riporta fedelmente ciò che ho detto durante l'incontro, con molta ironia e simpatia nei confronti della proponente il libro. La trascrizione potrebbe non rendere giustizia ai toni leggeri, ma non intendo rendere impersonale ciò che invece è parte viva dell'incontro. Chi passasse su questo sito a curiosare senza però conoscerci, deve sapere questo: siamo un gruppo di lettura, sì, ma prima di tutto un gruppo di amici, che si incontrano periodicamente con affetto e che anche in questo triste periodo cercano di mantenere vivace l'attività tramite videochiamata. Scherzare sulle nostre reciproche peculiarità umane e sulle preferenze di lettura, fa parte del gioco.)

Il mio è un NO secco, senza speranza, senza redenzione! Quello di Wallace è un “testo” del tutto inutile, irritante, superficiale, ma soprattutto ripetitivo oltre il tollerabile. Dico “testo” perché non so come definirlo. Non è un romanzo, non è una serie di racconti, ma non è nemmeno un saggio perché non mi fornisce alcuna interpretazione sociologica, economica... Niente. Pure io sono convinta che una crociera sia una modalità di viaggio assurda, totalmente lontana da me. Se avessi letto un articolo di tre paginette polemiche su questo argomento, sicuramente mi sarebbe piaciuto. Ma così no... Wallace l'ha tirata in lungo in maniera patologica. Cara Marisa, mi sorprende moltissimo che tu possa valutarlo così bene come affermi. Ti immaginavo al colmo dell'imbarazzo per averlo proposto incautamente, senza conoscerlo, trovandoti tuo malgrado coinvolta in una lettura miserrima. Ero pronta a consolarti. E invece, dici che ti piace... Tu, proprio tu, cara Marisa, che hai sempre storto il naso davanti a qualunque cosa non sia secondo te narrativa pura. Tu, proprio tu, che non apprezzi neanche le raccolte di racconti perché ti sembra che non ci sia una linea di continuità favorevole alla nostra discussione. Tu, proprio tu, che sei riuscita a vedere volgarità in un Buzzati, in un Bianciardi, davanti alla parola “cazzo” buttata lì ogni due per tre da Wallace come un qualsiasi ragazzino per strada, tu... apprezzi? Mah! Non c'è più religione, non si sono più le Marise di una volta! Comunque ti ringrazio, davvero. Era da tempo che io non trovavo più il tempo, la concentrazione, l'entusiasmo per la lettura. Ma questa “cosa” barbosissima è stata come un elettroshock, che mi ha fatto avvertire un'autentica fame di parole belle e di letteratura vera. Al colmo della disperazione e della scocciatura, dopo essermi sorbita tutto Wallace, mi sono buttata su un altro audiolibro (scelto quasi a caso, ché tanto sicuramente sarebbe stato meglio). Come quando, annichiliti da un pasto troppo pesante e tossico, si decide di mangiare cose buone e sane i giorni seguenti. Ecco, così, dopo il "junk food Wallace", sto leggendo/ascoltando “Canne al vento” di Grazia Deledda e ogni frase, ogni descrizione, ogni dettaglio, mi regalano grande e limpida felicità. Mi è tornata la voglia di leggere cose belle e di godere della parole. Perciò grazie, Marisa! :-)


Prossimo libro: "Gioventù senza Dio" di Ödön von Horváth (preferito a "La peste" di Albert Camus e a "ll sistema periodico" di Primo Levi)

Prossimo proponente: Alessandro

Prossimo incontro: 29 gennaio