Sì: Alessandro, Mirella, Marisa, Tomas, Massimo I., Gabriella e Giuseppe
Nì: Oscar e Alessandra Co.
No: Pierpaolo e Michele
Massimo I. (sì, proponente): Tra i tre libri proposti, avrei preferito fosse stato scelto un altro. Questo era il libro che mi convinceva meno. Ero rimasto stupito dal fatto che l'autrice, donna dell'altra società in grado di scrivere libri traboccanti di snobismo (ma che ha vinto un premio Pulitzer), fosse riuscita a immaginare e ad accostarsi psicologicamente a tal modo alla situazione narrata. Mi aveva colpito e volevo sapere cosa ne pensavate.
Mirella (sì): L'ho letto in inglese: una scrittura bellissima. Il libro è scritto talmente bene da riuscire a trasmettere angoscia e malessere. Inizialmente pensavo che il protagonista fosse stato coinvolto da un incidente con gli indiani o con chissà chi. Invece, nel punto in cui si racconta la serata del ballo, inizia la storia ed emerge il desiderio di un'altra vita. Un'altra vita possibile per il protagonista. Gli altri personaggi sembrano esistere in relazione a lui. Inizialmente non avrei mai immaginato l'esito finale. L'ambiente è ostile. I vincoli della società e quelli economici emergono pressanti assieme alla passività (se una donna non era ricca come l'autrice, separarsi dal marito era davvero un problema: nella società del vecchio west le donne vivevano in condizioni di subordinazione agli uomini). Quando avevo studiato letteratura anglo americana e la fuga verso il West, ricordo come questa fuga fosse un mito, un tentativo di scappare dalla società, dalla società ipocrita, con i suoi legami e le sue responsabilità.
Alessandro (sì): Mi è piaciuto: breve, ma in grado di comunicare una vita chiusa e condannata dalla necessità. Ignoravo il ceto della scrittrice. Ma non mi sorprende la descrizione efficace che è riuscita ad offrire. Credo che pur appartenendo a un ceto elevato si può essere in grado di immaginare le difficoltà dei meno abbienti e sentirsi felicemente fortunati del proprio stato. L'apertura nei confronti di questa sorta di cugina ospitata dalla coppia iniziale appare l'unica alternativa possibile. La descrizione della natura mi ha colpito. Era adatta. Accentuava lo stato d'animo della situazione. Il finale non me l'aspettavo. E sembra offrire un'ulteriore possibilità di sofferenza.
Pierpaolo (no): Non mi è piaciuto. La trama era ferraginosa. I personaggi sembravano dei burattini. Inizialmente l'autrice giustifica le modalità della vicenda. Non mi pare corretto. La storia dovrebbe parlare da sé. La giustificazione sembra un'ammissione della precarietà dei presupposti e dello svolgimento. La capacità morale dei protagonisti è lontana dalla scrittrice. Si può cogliere lo snobismo della scrittrice nel mettersi sullo stesso piano del narratore interno: l'ingegnere ospite del paesello del New England, lontano dalle miserie materiali e morali dei testimoni delle vicende. Troppa distanza tra lo scrittore e la sua materia. Questo mi sembra antiquato per un romanzo novecentesco. Siamo a metà strada tra lo scrittore verista, entomologo lontano dai personaggi-insetti, e lo scrittore del '900 che aderisce alla sua materia, quasi sparendo nel personaggio.
Oscar (nì): Visto che mi chiedete il perché del mio "nì" (vista la "sfiga" imperante nel testo), rispondo che la "sfiga" c'era (e quello va bene, visti i miei gusti), ma ho trovato strana la prima parte. La premessa dell'autrice mi pareva promettente: il fatto di vedere la storia da diversi punti di vista mi sembrava una buona cosa. Ma poi nel libro non sono stati presentati punti di vista alternativi, se non indirettamente. Inoltre la linearità della storia mi ha annoiato. Sarà anche un libro scritto bene ma l'ingiustizia che vivevo mi innervosiva. La cosa che mi ha lasciato più perplesso è stata la fine. Le possibilità di successo di un tentativo di suicidio di quel tipo (centrare un albero con lo slittino!! Ndr) sono davvero basse e qualsiasi persona dotata di un minimo di logica avrebbe trovato un modo alternativo per mettere fine alla propria vita (Massimo I. cita "Trama della gelosia" con Monica Vitti, Giannini e Mastroianni; Oscar ricorda gli acrobatici piani di Wile E. Coyote per far fuori lo struzzo Beep Beep). Insomma: libro poco credibile.
Marisa (sì): L'autrice usa un linguaggio dai toni delicati e ama soffermarsi sulle descrizioni d'ambiente. Ci si immerge subito in quest'atmosfera invernale, nordica, dove la neve imbianca un paese di poche anime e dove tutto scorre in un silenzio ovattato e a rilento, come se il tempo volesse fermarsi. Gli stessi personaggi, laconici e introversi, si uniformano al paesaggio freddo e inospitale. Anche l'immagine di Ethan si accorda con l'asprezza dell'ambiente: solitario, enigmatico, con sporadici rapporti convenzionali all'esterno. Il grigiore della sua vita è in parte illuminato dall'amore ricambiato per Mattie e il loro è un amore tenero, romantico, dove le poche parole sussurrate sembrano superflue, quasi rischiassero di rompere la fragilità di un amore così idealizzato. Già dall'inizio si ha la percezione di una tragedia incombente e si rimane con il fiato sospeso fino a quando la drammaticità degli eventi giunge al suo acme dando al racconto una svolta tanto inaspettata quanto amara.
Michele (no): Mi ha stupito molto la scelta di Massimo. Se fosse stata la proposta di un altra persona, Massimo avrebbe certamente stroncato il libro. La vocazione della scrittrice è quella della poetessa. Gli esempi che porta sono sdolcinati, il libro mi risulta noioso. La loro non è una storia d'amore. Il protagonista aveva visto inizialmente la moglie come una donna forte che aveva accudito la madre, per questo motivo l'aveva voluta sposare. E in seguito la moglie è condannata a prendersi cura di tutti. Non è giusto. Il libro ti cattura, ma l'ho trovato profondamente sciocco, geometrico, pieno di stilemi e luoghi comuni: il terzo incomodo, lei cattiva, paesaggio, casa, e accadimenti che si armonizzano. Penso che l'autrice sia più adatta a scrivere poesie, non romanzi. (Dinanzi alle perplessità e opposizioni del gruppo Michele risponde: "Questo libro ha determinato in me questi pensieri.") Si legge con facilità, tutto d'un fiato, ma quell'incidente mi pareva proprio assurdo.
Tomas (sì): Meno male che il libro era breve. L'ho letto all'ultimo minuto. Mi è piaciuto e l'ho letto velocemente. Avete già detto tutto. Sono troppo sensibile, ho vissuto empaticamente tutto quel freddo. La moglie era proprio stronza, l'avrei ammazzata. Ci sono persone che rompono le scatole agli altri e devono sempre badare ai problemi altrui perché non hanno altro di meglio da fare: ipocondriache, insopportabili, incapaci di fare qualche cosa di utile e di proprio. Mi restano delle domande: perché all'inizio lui andava a veder se arrivavano delle lettere? Forse per muoversi e uscire di casa? Per fare altro? La storia forse aveva la necessità di questo momento di "fuga" per offrire la possibilità dell'incontro che permette il racconto? Forse.
Alessandra Co. (nì): L'atmosfera del libro mi era pesante, una paranoia: non c'è via di scampo. Il senso di responsabilità del protagonista non vede soluzioni. L'incidente vincola le tre persone in una situazione senza spiragli. Orribile: invece di donarsi gioia, si fanno del male l'un l'altro e senza permettersi alternative. Uffa. Questa visione chiusa del nucleo familiare, dove rapporti e dinamiche malsane distruggono, è il contrario di ciò a cui dovrebbe mirare, a mio avviso, la base della società (dicasi famiglia). Sentivo la necessità di apertura e aiuto. Il donarsi gioia era negato. Suicidarsi in modo improbabile creando ulteriori disagi e ricatti emotivi non era la soluzione. Univa "per sempre", ma nel dolore, nella tristezza e nella vergogna.
Gabriella (sì, via mail): E’ un libro in cui la descrizione dell’ambiente si divide il ruolo d’interprete principale con quello dei protagonisti. E’ tutto così vivido che sembra di camminare insieme a loro nelle notti d'inverno rischiarate dalla luna, o di trovarsi accanto al caminetto, nella cucina di Ethan. Il senso di sconfitta di fronte all’imponderabile che la vita ci presenta, grava nelle pagine di tutto il romanzo, ma luce e calore vengono dalla descrizione dell’amore casto e gentile tra Matt ed Ethan, fatto di rispetto reciproco e di tanta dolcezza. Ben descritti i caratteri dei personaggi, ed il finale a sorpresa ci fa ricordare, che pur decidendo di ricorrere alla decisione estrema del suicidio, l’essere umano è impotente di fronte alla propria sorte.
Giuseppe (sì, via SMS): Scritto benissimo, leggero ma profondo. Odiavo la moglie, ma poi me ne vergognavo.
Prossimo libro scelto: "La mia famiglia e altri animali" di Gerald Durrell (preferito a "Il mio nome è Asher Lev" di Chaim Potok e a "Le lacrime di Nietzsche" di Irvin D. Yalom)
Prossimo proponente: Pierpaolo
Prossimo incontro: 25 settembre