Dialoghi sull'amicizia e sull'amore (di Platone)

Proposto da Luisella

Riferimenti: IBS

Discussione di aprile 2013

Sì: Gabriella, Alessandra, Marisa, Massimo I. Maddalena

No: Mirella, Marinella, Giuseppe, Tomas, Luisella

Marinella parla per prima perché purtroppo non sta bene: a seguire Mirella che gentilmente l’accompagna poi a casa! Dopo di che abbiamo fatto le due “squadre” quella dei Sì e quella dei “No” a confronto, alternandoci a turno. Oltre all'opinione sul presente libro, viene chiesto a ognuno di dire quali tipologie di saggi preferirebbe leggere e discutere.

Marinella: No

Mi sento ignorante a dire un “No” per Platone, eppure non sono riuscita a finire il secondo (Fedro) perché troppo noioso. Anni fa lessi Simposio e mi piacque molto; questi li trovo forse troppo difficili e per questo annoianti.

Per me la scelta di un saggio è difficile perché deve avere un argomento che interessi a tutti, ma di sicuro propenderei per un saggio più contemporaneo su argomenti che permettano una discussione su cose che sentiamo vicine.

Mirella: No

In questi dialoghi di Platone non si arriva a nessuna conclusione e non si dimostra niente. Non si capisce neppure chi ama chi, chi è amico di chi. Li ho trovati anch’io noiosi e banali. Il linguaggio e la tematica sono ormai lontani dal nostro mondo. Questa è l’opera di Platone non un saggio su Platone, di cui sappiano la filosofia perché studiata su altri testi. Qui non abbiamo strumenti per discutere e gli agormenti sono pure banali.

Anche per me un saggio deve portare argomenti attuali: tutti i saggi del passato erano infatti scritti per commentare i cambiamenti e situazioni che avvenivano nella società di quel periodo. Lo stesso vale per noi: anche libri di 30-40 anni fa (come ha dimostrato l’esperienza con Barthes) finiscono per apparire superati.

Marisa: Sì

Avevo mollato in un primo momento la lettura ma poi mi sono detta che non è ammissibile mollare Platone. Mi interessava non tanto per l’argomento bensì per il modo in cui veniva affrontato. Questi due saggi si basano sul pensiero di Socrate che Platone ha conosciuto. Si basano sull’argomententazione discorsiva per sviscerare e definire i contorni dei temi dell’amore e dell’amicizia. E questo viene fatto evidenziando equivoci, arrivando a conclusioni che vengono poi sempre ridiscusse (una forma di democrazia, se vogliamo). E’ questa l’arte della maieutica, un metodo socratico che rifugge dalla tentazione di imporre dogmi e in cui neppure il maestro viene visto che portatore della verità. Anche le sue affermazioni sono messe al vaglio. E’ un continuo discutere che aiuta a ragionare: è questo lo scopo di questa scuola. E così, dice, non ci sono cose giuste o sbagliate in sé ma vengono qualificate dall’intenzione.

Per me i saggi da leggere devono portare qualcosa di utile: possono essere impegnativi ma l'importante e' che contengano un concetto nuovo e attuale.

Gabriella: Sì

Nella prima parte ho avuto parecchie difficoltà, passavo alla frase successiva e già avevo dimenticato la precedente. La seconda parte invece è splendida, ho ritrovato immagini di anime che hanno le ali e che scendono dal cielo per incontrarsi con il loro corpo (mi ha ricordato Dante e mi ha ricordato la reincarnazione delle religioni orientali), anime che trovano l’amore attraverso la conoscenza di ciò che ci circonda. Spesso nella realta', purtoppo le persone si uniscono senza aver conoscenza l'una dell'altra e poi scoprono di essere tanto diverse e a volte incompatibili. E la retorica è proprio questo saper parlare alla gente attraverso la conoscenza dell’anima.

Luisella (proponente): No

Quando l’ho proposto non l’avevo letto e mi ero “fidata” di Platone. Speravo fosse più leggibile ma invece non ci capivo nulla. E’ forse un problema di traduzione e di linguaggio superato? Ho solo un dubbio, e cioè che forse siamo noi a essere ormai abituati ad avere sempre la spiegazione semplice e non ci sforziamo di fare e seguire i ragionamenti che lui propone. Senza questo sforzo il libro è risultato banale e noioso.

Per me il saggio non deve per forza essere contemporaneo né legato alla lettura e alla letteratrua.

Alessandra: Sì

Mi è piaciuto tanto. Mi è piaciuto trovare quel che c'è d'eterno (o quasi) e cercare di cogliere nel tramandato quel che potrebbe risultare utile a noi, ad esempio l'attenzione e la cura del metodo, la capacità di parlare per immagini, la volontà di operare con onestà e verità, la capacità di mettere in luce i limiti del nostro pensiero.

Ma anche: il rispetto dell' altrui detto, l'attesa della fine della frase quando l'altro parla, l'ascolto, come un nodo "fermaperle", far intervenire un consenso da chi ascolta prima di procedere!

Come per la dimostrazione di in teorema, nei dialoghi si procede passo a passo, per ipotesi e poi si discerne, si può sbagliare e ricominciare, come per una dimostrazione matematica, ma si portano anche immagini per cercar nuove vie da percorrere col pensiero o vie che col pensiero, forse, sono difficilmente percorribili. Un architettura lenta, geometrie che amo.

Ho amato leggere Platone. Amo leggere i classici antichi, immaginare e cercare un'umanità distante temporalmente e trovare comunque tante cose che nel passar del tempo permangono.

Giuseppe: No

Ho letto solo Liside e un terzo di Fedro perché era troppo noioso. Come per Simposio, ciò che mi ha sorpreso è quanto i filosofi greci fossero avanti nella tecnica del ragionamento. Condivido quello ha detto Marisa, ma lei l’ha trovato su altri libri, in saggi su Platone non in questo libro. Apprezzo quindi l’intezione ma il risultato lo trovo molto deludente. I passaggi che sono spacciati per logici (le dimostrazioni matematiche hanno un ben altro rigore!) alla fine non sono altro che giochi di parole dal significato mai definito. Si gioca su tale ambiguità per dedure prima una cosa e poi esattamente l’opposto, ossia una sequenza di imprecisioni che per di più partono solo da dogmi (es. l’esistenza dell’anima). Per me quindi equivalente al “sei serena come una lampada”, forse con elementi poetici sì ma non di saggezza.

Per me un saggio deve portare un’idea nuova, farci porre delle domande su cose a noi vicine e proporre un nuovo punto di vista che ci apra la mente. Per questo sono in genere contro saggi datati perché direbbero cose ovvie che sono già nel nostro bagaglio culturale. Non credo poi sia necessario avere un tema che si presti a far nascere confronti: se dobbiamo discutere di amore, felicità o amicizia non serve leggere Platone o Barthes per introdurre il tema.

Massimo I.: Sì

Ho letto solo Liside e mi ha colpito l’estrema differenza tra alcuni momenti di considerazioni banali e vette invece molto interessanti, sbalzi che possono lasciare interdetto il lettore. Per cui si potrebbe sforbiciare e rendere più snello e anche più comprensibile. Il libro è anche pieno di visioni poetiche notevoli: Platone era visionario (tipo la metafore dell’androgino)

Platone è un classico, tant’è che dopo 2000 anni siamo qui ancora a discuterne e per questo non lo confronteriei con Barthes! Per cui non sono d’accordo sul puntare solo su saggi attuali.

Tomas: No

Nonostante l’abbia letto in ceco, l’ho trovato molto faticoso. Mi innervosiva parecchio perché scriveva una cosa ma poi tre righe dopo la negava. Mi sembrava un continuo blaterare perché non sapeva neppure lui cosa dire e soprattutto, come ha detto qualcuno, perché i filosofi in quei tempi non avevano nient’altro da fare per tutto il giorno.

Sono d’accordo con Giuseppe sui punti negativi che ha trovato lui e non sono d’accordo sul fatto che fosse una discussione tra pari: lui imponeva le sue considerazioni e gli altri acconsentivano e basta, un dialogo unidirezionale, quindi un monologo.

Maddalena: Sì

Sulla questione di quali saggi scegliere, io sono molto a favore dei classici. Mi piacciono e ci trovo sempre qualcosa di utile.

A me è piaciuto tantissimo. Sono molto d’accordo con quanto detto da Gabriella. Nel libro esistono tanti simboli e riferimenti (tra cui anche i libro dei morti tibetano) che a me piacciono molto: adoro la mitologia e mi piace credere che le vicende narrate siano tutte vere. Anche se forse, come ha detto Massimo, la traduzione andrebbe un po’ rivistata per renderlo più accessibile, ho trovato tanti passi di pura poesia e in uno di essi forse si spiega perché stasera siamo di opinioni così opposte. È questo: “la follia è un dono divino”.

Ho trovato poi tre dialoghi di Platone inediti…

AKROPOLIS’ PUB

(Socrate) M’incamminavo dall’Accademia direttamente verso il Liceo, per la via che rasenta le mura della città, quando mi incontro in Bromo, Litio e Cloroformio e molti altri morti di sonno ch’eran con loro.

E Diazepano, come vide che m’avvicinavo:

“Yo zio, donde vieni e donde ti vai?”

“Dall’Accademia – risposi – e m’avvio verso il Liceo. “

“No, no, zio. Vien qui difilato da noi. Non ci perderai davvero! “

“Ma quale dunque può essere motivo per me di seguire voi perditempo? “

“E’ l’ora dell’Aperitivo, zio. Si va tutti all’Akropolis’ pub. Quel luogo benedetto dagli dei sarà già colmo di giovinetti dai boccoli biondi.”

“ I Boccoliani? – risposi – ben sapete che m’è arduo disquisire della Verità coi Boccoliani !”

“ Scialla zio, scollati dalla via che rasenta le mura e tosto seguici! “

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“Ecchè tu Bromo mi pare evidente che ti piace Lisippo.”

“No, zio. Di Lisippo me ne impippo.”

“Ecchè forse cade nelle tue grazie Menelatto?”

“Menelatto? Me ne sbatto.”

“Oh che forse adunque Estronio ti fece piacere…”

“Taci zio, e fatti qualcosa da bere!”

E a quelle parole, mi venne servita una coppa di foggia ionica, tutta quanta decorata da foglioline e cirimbecchi, in cotale misura che parea d’esser brilli prim’anco d’averla toccata, ed in essa non potei non notare la presenza di un antico stecco con appuntate due olive.

“Ordunque – dissi – miei giovani amici – avete voi notato che nel mio cocktail ci sono due olive kalamata? Lo avete voi notato?”

“Certamente” rispose Litio.

“E’ che le olive kalamata anziché esser una, sono ben due?”

“E come no?”

“E che, dato che la specie kalamata è sì aromatica e forte, che una sola ben ne basta per effondere olezzo a forse anche una dozzina di bevande, tanto che anche gli dei dell’Olimpo ne fossero inebriati, è cosa giusta che entro un unico cocktail ve ne siano presenti una coppia di esse?”

“Non è giusto, necessariamente.”

“E se non è giusto, dato che ne bastava una ed una soltanto, come configureresti o Cloroformio questa doppia presenza?”

“Non lo so, zio.”

“E tu, Diazepano?”

“Scialla zio, non ne sovvengo. Ho un pensiero e me lo tengo.”

“E voi tutti giovinetti dell’Akropolis pub, voi ordunque volete ricercare la causa profonda della doppia oliva o preferite tutti ciondolare lungo le mura come Diazepano?”

“Vogliamo la causa della doppia oliva, zio.”

“Bene. Or ragioniamo insieme. Laddove sia bastante una sola oliva kalamata, essa una è bastante?”

“Assolutamente.”

“E se essa una è bastante, forse che due non son troppo?”

“Proprio così”

“E per dir bene se laddove ne basta una, se se ne metton due, questo si configura come…”

“Doppio?”

“No, Pentagonio, non in termini di matematica.”

“Squisito?”

“Ma no, Diabeto, non in termini di gusto.”

“Spreco?”

“Oh per tutti i revisori del conti dell’Olimpo, finalmente qualcuno di voi ci arriva, siete tutti così dotati di intelletto ma dovreste impegnarvi di più. Si, Lisippo, si tratta di spreco. Un concetto caro alla Dea Merkela, che dall’alto scruta e scruta e segna sulla pergamena di pecora ogni spreco umano di cui s’avviene.”

“E che fa la Dea Merkela dopo aver appurato gli sprechi ?”

“Alza lo spread. Ordunque Menelatto, cosa s’intende con codesta parola?”

“La differenza di rendimento tra i buoni del tesoro attici e i bund barbarici.”

“Ben dici Menelatto. Ordunque voi altri non ritenete che ho detto bene?”

“Dico bene?”

“Assolutamente.”

“Non ho sentito.”

“In massima misura, zio.”

“Eh che forse i Boccoliani paiono di me più sapienti?”

“Non lo paiono.”

“Essi ordunque non lo paiono?”

“Necessariamente.”

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“Non vedo il diletto Lisoformio..”

“Egli è intento a disinfettare le coppe, zio, sai bene che sovente viene catturato dal demone della pulizia…”

“Già, ordunque, se egli fosse presente e se egli fosse assente, pari discuteremo dell’anima, miei virgulti. La virtù delle ali è di portare in alto ciò che pesa, sollevandolo fino alla sfera abitata dagli dei, e però più d’ogni cosa corporea essa partecipa del divino. Ditemi fanciulli, ordunque in quale maniera qui mentre uno se ne vive da mortale, in quale modo la sua anima può tornare ad essere alata?”

“Mediante l’arte del parlare?”

“No, Wikipedio, non quella”

“Mediante il sacrificio rituale come quello narrato da Eucalipto e Mentolo?”

“No, Alitosio, non in cotal guisa. E tu Palestratos, forse tu ci ragguagli?”

“Come dice il Minotauro, zio, forse ‘Red Bull ti mette le ali ‘ ??”

“Oh per tutti i numi, Cloroformio, vedi se al banco servono Cicuta e recamene una coppa, per tutti gli dei immortali!”

“Con doppia oliva?”

“Tripla, eziandio.”

Complimenti a Maddalena!!!!


Prossimo saggio: “Disputa su dio e dintorni” di Augias e Macuso (preferito a “Avere o essere” di E. From e "Innamoramento e amore" di F. Alberoni).

Prossima proponente: la volta scorsa si era offerta Franca.

Prossimo incontro: 12 luglio