Sì: Mirella, Giovanna, Alessandra, Gabriella, Marisa, Oscar, Massimo Frico, e dalla lontana Friburgo ha detto sì via mail anche Giuseppe
Ni: Thomas, Marinella
No: Maddalena, Massimo I.
Mirella (proponente, sì): ho proposto Maurice perché mi piacciono i romanzi ambientati nei primi anni del’900 in Inghilterra e i dialoghi delle commedie di Oscar Wilde. Avendo letto il libro in inglese ne ho apprezzato la lingua: leggera e artificiosa nelle discussioni tra gli studenti di Cambridge e a casa di Clive, a indicare il vuoto di quelle relazioni, e vigorosa e semplice tra Alec e Clive, ad indicare la realtà del rapporto. La critica della società avviene attraverso le varie fasi della vita di Maurice e Clive: il giovane Maurice è l’emblema della società che si perpetua attraverso la mediocrità, lentamente ne prende coscienza, come outsider, fino a non accettarla. Il suo sentirsi interiormente “diverso” fa sì che Maurice si riveli insofferente ad aspetti della società prima accettati. Clive, prima romantico contestatario della società, ne assorbe in seguito lo spirito e la rappresenta in pieno disposto a ogni compromesso pur di non perderne i privilegi. Alec è l’elemento che rompe la tradizione, la natura che vince sul conformismo e che permette il lieto fine della storia. La postfazione spiega benissimo l’ambientazione e il travaglio psicologo dell’epoca.
Maddy (no): il romanzo è ambientato in un’epoca orrenda, l’autore sembra una Liala ottocentesca, l’ambiente è intriso di classismo: donne disprezzate e servitù oltraggiata. Walt Whitman nell’800 ha espresso nelle sue opere libertà, ha trasmesso cose differenti. Maurice non mi ha trasmesso alcun sentimento, non mi è piaciuta la scrittura e i personaggi li ho trovati tutti antipatici.
Gabri (sì): il romanzo mi è piaciuto nonostante la brutta traduzione e ho trovato interessante la descrizione degli avvenimenti: uno spaccato della società dell’epoca.
Massimo Iur (no): sono rimasto profondamente deluso in quanto avevo precedentemente letto e apprezzato altri romanzi di Forster. In Maurice mancano la trama, l’umorismo e i pensieri profondi; il romanzo è pervaso da un classismo disgustoso e da banalità. Mi ricorda Stephan Dedalus di Joyce. Inoltre non mi interessa il tema dell’iniziazione sessuale.
Oscar (sì): ricapitolo i libri per cui sono veramente grato di essere nel gruppo: La Porta, Cecità e, adesso, anche Maurice. Emozionante è la curva ascendente ma lenta, la scoperta dei sentimenti, si arriva all’apice dopo una serie di sbalzi ritmici dell’intensità dei sentimenti.
Marisa (sì): romanzo di formazione e di introspezione psicologica: dall’adolescente Maurice all’uomo che accetta se stesso. Non dimentichiamo che siamo agli albori della psicanalisi e che l’omosessualità è punita con la prigione (Criminal Law Emendament Act). L’autore descrive con molta delicatezza la relazione tra Maurice e Alec. La recensione di Pasolini sottolinea l’aspetto descrittivo psicologico e sociale che Forster evidenzia pur mantenendo un’equidistanza di giudizio nei confronti del comportamento dei protagonisti. Non è un romanzo datato, situazioni del genere si ripetono ancor oggi in tanti paesi e in GB.
Thomas (ni): l’ho letto in inglese e ho trovato la lingua piuttosto difficile e forse non ho capito proprio tutto, però mi è piaciuto. Il protagonista descrive la sua situazione in modo leggero, come se si trattasse di una situazione normale e non fuori dalle convenzioni dell’epoca. Il romanzo è stato scritto all’inizio del ‘900, ma sembra posteriore, non è datato, anzi è ancora molto attuale. Il finale mi lascia un po’ perplesso, l’autore avrebbe potuto spiegarlo meglio: l’amore tra Maurice e Alec nasce troppo presto per arrivare al finale proposto da Forster.
Massimo Frico (sì): ho trovato il libro molto profondo e il personaggio di Maurice, tormentato nella ricerca di sé, molto vero e coinvolgente. Il finale invece l’ho trovato sbrigativo e inverosimile.
Mari (ni): la pessima traduzione mi ha impedito di apprezzare il romanzo, la cui trasposizione cinematografica avevo trovato molto bella, sia per l’ambientazione sia per la caratterizzazione dei personaggi. Non sono d’accordo con Massimo J a proposito della mancanza di trama. Ivory ha tratto tanti film dai romanzi di Forster proprio perché la trama è avvincente.
Alea (sì): anch’io ho pensato che la traduzione potesse non rendere il testo originale, ma ho apprezzato l’analisi psicologica, che ritengo sia ancora molto attuale, e la descrizione delle contraddizioni dell’epoca che si evincono dalle relazioni dei personaggi.
Giovanna (sì): ho visto tutti i film tratti dai romanzi di Forster, bellissimi racconti che evocano un’epoca. Mi è piaciuto lo spaccato della società inglese descritto da Forster. Shoccante e odioso il personaggio di Clive con il suo voltafaccia sia nei confronti di Maurice sia del suo passato.
Giu da Friburgo (Ja/sì): mi è piaciuto anche se non mi ha entusiasmato tantissimo. L'ho trovato gradevole nella scrittura molto fluida (l'ho letto nella traduzione italiana ed. Garzanti) con una bella descrizione dei personaggi, che esce, pagina dopo pagina, dalle loro azioni e dalle loro parole. La storia mi è piaciuta anche se alcune cose mi sono sembrate poco credibili, ad esempio i suoi repentini cambi di umore e di opinione sulle persone, o la terapia del mandarlo in trance. Il personaggio di Maurice non mi ha ispirato subito simpatia: ovviamente è rappresentativo di quel periodo storico (interessante quando dice che Francia e Italia sono più avanti rispetto all'Inghilterra riguardo alla tolleranza verso gli omosessuali) ma il suo sentirsi superiore (tranne quando va dal medico, quando cioè si sente "difettoso" in quanto gay) e la sua continua critica al ceto inferiore era troppo forte. Supera questo preconcetto solamente quando si innamora del servo Alec. Gli è andata bene! Probabilmente è già stato detto, ma la "guarigione" di Clive è stata davvero fastidiosa, non solo per Maurice.
La discussione è proseguita, a ruota libera, sulla postfazione dell’autore e sull’attualità delle problematiche del romanzo e la loro ancora lontana risoluzione, soprattutto nel paese dove vigeva il codice napoleonico (il bel paese?).
Prossimo libro: the winner is "84, Charing Cross Road" di Helen Hanff (ha vinto contro le altre due proposte: “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams, e "La panne. Una storia ancora possibile" di Friedrich Dürrenmatt).
Prossimo incontro: venerdì 20 dicembre a casa di Alessandro.
Prossimo proponente: Oscar.