Sì: Alessandro, Gabriella, Gianni, Katia, Luisella, Pierpaolo
Nì: Oscar
No: Marinella, Sonja
Luisella (sì, proponente): Avevo provato più volte a inserire nella terna Maria Zef, e finalmente la mia proposta è stata accolta!
Ovviamente il mio è un sì, pieno di entusiasmo e autentica commozione. Un romanzo coraggioso, che nel 1936 rovesciava completamente la visione edulcorata e perfetta che il fascismo voleva dare delle famiglie italiane e della lieta vita contadina e montanara. Denunciare la povertà, il degrado morale, l'abuso sessuale, gli ambienti miserevoli, l'ignoranza, è stato un atto di coraggio da parte dell'autrice e anche da parte del primo editore, Treves.
Io mi sono davvero affezionata ai personaggi di Mariute e Rosute.
La prima è così curiosa forte e intelligente, capace di gioire di piccolissime cose, di essere persino a tratti felice, nonostante la vita durissima. Capace di faticare come un somaro, ma allo stesso tempo di mantenere un umore dolce e positivo. Una ragazza che, messa in condizioni migliori, avrebbe potuto fare tanto nella vita.
La seconda, col suo visetto paffuto, così appiccicosa con la sorella maggiore, non può non ispirare infinita tenerezza.
Le ho amate al punto da "preoccuparmi" per loro alla fine del romanzo... Che fine farà Mariute? Andrà in carcere? E per quanto tempo? E chi si occuperà della piccola Rosute? Mi succede di rado di avere così a cuore i protagonisti come se fossero persone reali a me vicine. E quando succede, secondo me, il miracolo della letteratura si è compiuto.
Il linguaggio antico che a Marinella non piace a me non disturba, anzi, lo trovo in linea con l'anno in cui il romanzo è stato scritto, con gli anni in cui era cresciuta la Drigo, e anche con l'ambiente rurale che deve descrivere.
Mi sono piaciute i delicati tocchi psicologici (ad esempio il timido sentimento di Mariute quando pensa a Pieri) , così come le descrizioni della natura, così aspra ma allo stesso tempo potente e bellissima. I monti, le valli, i faticosi sentieri, i piedi che affondano nella neve... Ho sentito tutto molto vivido e presente.
Alessandro (sì): Ho apprezzato il libro per la descrizione dei luoghi aspri e difficili e della durezza delle vite narrate. In particolare la protagonista appare schiacciata tra l'orrore di ciò che subisce e la pietà, nelle ultime pagine, anche per lo zio che abusa di lei.
Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto molto, nonostante la pesantezza dei temi trattati. Ho trovato le descrizioni dei luoghi e le vicende dei personaggi, perfettamente inserite nel contesto geografico e nel periodo storico. Avrei sperato in una ribellione più precoce da parte di Maria e in una presa di coscienza del valore di se stessa in quanto donna. Ma ciò non si è verificato e la vendetta nei confronti dello zio è avvenuta solo per salvare la sorellina dalla triste sorte, occorsa in prima istanza alla madre e poi alla protagonista.
Katia (sì): Mi è piaciuto anche se è molto crudo, ho apprezzato rumori, silenzi, la descrizione del bosco tagliato, la sera di Carnevale, i pezzi in friulano… Non immaginavo quel finale.
Marinella (no): Il libro non mi è piaciuto soprattutto per la scrittura antiquata, per l'uso, che mi infastidisce, di vezzeggiativi e diminutivi (stanzuccia, sottanella, tettoietta, finestretta, fanaletto, ecc) e per i molti 'errori' (ubbriaco, roccie, marcie, cuccie, ecc). A questo aggiungo il contenuto che è svolto dalla scrittrice in maniera 'horror' che non ho apprezzato per niente. Il pathos la scrittrice lo raggiunge quando la bambina rompe la bottiglia di grappa e si dispera, si scusa, piange... poi il romanzo scade nel truculento (lo stupro, la sifilide, la decapitazione... BRRR). Qualche bel momento, come quando dice della sorellina abbandonata, 'il suo piccolo cuore deluso', non è bastato a farmi amare questo libro.
Oscar (nì): Le peripezie di Maria Zef sono riuscite a tenere alta la mia attenzione, impaziente di arrivare all'epilogo liberatorio. Come ho già detto altre volte, è una certezza matematica per il sottoscritto rimanere catturato da una storia di ingiustizia, in attesa del momento di rivalsa. Oltre a questo, ho apprezzato la descrizione del contesto geografico e storico (l'emigrazione degli italiani verso le Americhe, il riscatto da un destino di povertà). A distrarmi dalla storia è stato però lo stile di scrittura, e non saprei a questo proposito fare la tara al fatto che si tratta di un'opera del 1936. Un'altra perplessità che ho avuto riguarda la costruzione dei personaggi, che in alcuni punti appaiono realistici e in altri sembrano artefatti e contaminati dall'intento di costruire una favola noir.
Sonja (no): Il libro non mi è piaciuto quando lo lessi al liceo e nemmeno la rilettura me l’ha avvicinato. E’ scritto in maniera astrusa, antiquata, anche se bisogna riconoscergli il merito che è una chiara denuncia di un mondo e di un modo di vivere degradato, denuncia coraggiosa per l’epoca. Ciò non toglie però la pesantezza a questo continuo piangersi addosso tipico di quei posti.
Prossimo libro: "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde (preferito a "L'incognita" di Hermann Broch e a "Teresa Raquin" di Emile Zola)
Prossima proponente: Sonja
Prossimo incontro: 26 luglio