Maddalena (SÌ)
Premetto che quando ho proposto “Come io vedo il mondo” non ricordavo che anche in qui ci fosse una seconda parte così tecnica sulla relatività. Quello comunque che mi è piaciuto è il vedere là umiltà di Einstein, nel suo mettersi assieme a tutti gli altri, uno tra i tanti, tra coloro che hanno contribuito alla scienza prima di lui.
Riguardo alla teoria della relatività mi è venuto un pensiero che volevo condividere con voi: la relatività ha cambiato le regole del gioco e lo stesso è successo ogni volta che l’uomo ha guardato nel mondo del molto piccolo e del molto grande. Vedo questo come un soglia oltre la quale è meglio che l’uomo vada. E tutte le volte infatti che ha voluto superare la sua dimesione, al sua scala, sono successi dei danni: un esempio evidente è l’uso dell’energia atomica appena si è avvicinato alla scala del nucleo.
Mi piace come la pensa ma mi trovo un po’ in dissenso nella sua eccessiva razionalità, nel suo criticare chi crede a una vita nell’al di là: secondo me, vista l’ingiustiza che regna in questo mondo, deve per forza esserci qualcosa oltre la morte, dove c’è uguaglianza per tutti.
Marinella (SÌ)
La parte iniziale mi trova d’accordo su tutto, parola per parola: provo una forte simpatia per Einstein (e anche se non ci credo, trovo bello sapere di essere nata il suo stesso giorno dell’anno, il 14 marzo) e mi piace il modo in cui pensa. In fondo dice cose banali ma verissime. Mi ha colpito la frase “L’uomo di dà alle cose volgari: lusso, successo e possesso”: oltre ad essere una constatazione molto attuale, guidica e giudico anch’io che questi non sono ideali da seguire, come lo sono gli ideali di giustizia e di democrazia.
E poi quando dice “Nella vita bisogna avere humor”, qui ho visto quanto Einstein sia umano.
Alessandra (SÌ)
Volevo leggere la sua biografia perché un tempo ne ero così affascinata che rimasi delusa quando seppi del modo in cui si poneva verso le donne. Per me doveva essere perfetto ma quel suo comportamento poco rispettoso mi infestidiva.
Il libro mi è piaciuto perché spiega tutto con estrema chiarezza: mi colpisce come il suo entusiasmo sia mosso la curiosità di sapere, come il suo metodo sia devoto alla conoscenza. Lui spiega il cammino che ha fatto per arriva alla teoria della relatività e ci porta con sé.
La religiosità che ha (attenzione ai termini!) è il senso di appartenenza alla legge del divenire: tutto fa parte di un unico e la teoria della relatività è una conferma di questo, la conferma dell’armonia di questo divenire.
Mirella (SÌ)
All’inizio ho torvato il libro un po’ banale emi chiedevo il perché. Ho scoperto che il motivo è che la pensiamo allo stesso modo e che lui è stato capace di esprimerlo in modo molto semplice. Condivido il suo concetto di “religiosità cosmica” e di come gli scienziati siano in effetti molto religiosi, proprio perché vanno alla ricerca di essa e senza questo impulso non sarebbero in grado di andare avanti. E quindi mi è piaciuto quando ha detto che “la grandezza di un uomo non sta nei risultati che ha ottenuto ma nella fatica che ha fatto”.
Molto più di mi è stato però capire la parte epistemilogica mentre sono molto molto d’accordo su quanto messo nel “testamento spirituale” finale e di come la propagnada (nazista) abbia trasformato gli uomini.
Non mi è invece piaciuto il suo definirsi “un cavallo da tiro” come se lui e gli altri scienziati fossero un po’ superiori al resto delle masse: ma forse è perché alla fine mi sono sentita un po’ esclusa dal loro mondo di cui non ho le basi per capire quanto viene discusso; eppure questo non mi succede quando leggo qualcosa scritto da un artista.
Giuseppe (SÌ)
Mi e’ piaciuta la prima parte perchè mi sono identificato in tanti suoi modi di pensare. Ho trovato pero’ un po’ troppo prensete l’idea di dio: anche se sembra ateo e rifiuti la religiosità antropomorfa e del terrore a favore di quella cosmica, pone sempre nei suoi discorsi in concetto di qualcosa di trascendente: è su questo che non sono d’accordo.
Per quanto riguarda invece la seconda parte non ho capito tutto, anzi direi poco, ma a conferma di quando Einstein sia geniale confesso che una sua mezza pagina mi ha fatto capire molto di piu’ di tanti libri divulgativi sulla teoria della relatività: il perchè il concetto di contempoeraneità cade quando si introduce la costanza della velocità della luce era qualcosa che nessun altro libro mi aveva fatto capire. E’ sempre così: per spiegare qualcosa bisogna averla fatta propria.
Gabriella (SÌ)
Come gli altri, ho trovato la prima parte molto bella e condivido le sue idee fin da quando ero bambina. Mi inoltre ha fatto riflettere sulle differenze sociali, sulla bellezza di una vita modesta in cui si rifiutano i falsi bisogni del lusso, sulla commozione che prova nel vedere e scoprire l’ordine mirabile che c’è nell’universo (sia nel micro che nel macro). E’ la religiosità cosmica che lui dice, una religiosità che ti riempie di perfezione. E’ qualcosa di ben diverso da quelle che chiama “religioni del terrore” che rifiuta in pieno, come rifiuta un dio antropomorfo da mettere sopra ogni cosa.
La ricerca della verità (in qualunque settore) è la parte più bella.
E il valore di un uomo sta nel suo sgravarsi dall’io nel raggiungere la sua libertà individuale.
Marisa (SÌ)
Confermo la mia approvazione su tutto e approfondisco solo l’aspetto religioso. Einstein era affascinato da Spinoza, un filosofo olista, panterista che vede dio nella natura. Toglie in questo modo il carattere antropomorfo a dio. Ma si differenza da Spinoza? Sì e no: non è né credete né pateista né ateo. C’è un esempio che spiaga un po’ questo ed quello di un bambino che entra in una stanza piena di libri di diversi autori, in diverse lingue, Rimane confuso, disorientat, ma capisce che esiste una qualcosa che lo cataloga ma non sa come. Einstein è come il bambino, intuisce che c’è una mente che muove ma non sa andare oltre. Dio è quell’entità imperosnale che è nella natura.
L’arte e la scienza servono entrambe per ridimensionare la religione, per evitare che si riduca a superstizione (solo per paura della morte) e perché è la scienza quella che deve giudarci per aumentare la conoscenza.
Tomas (SÌ)
Condivido tutto quello che è già stato detto. Mi è piaciuta la prima parte, anche il suo paragonarsi a un cavallo da tiro: la seconda parte è leggibile ma è scritta ancora secondo un formalismo ormai superato: ora la relatività è stata sistemata in una veste simbolica e formale più moderna.
Franca (SÌ)
Anch’io mi unisco a quanto già detto dagli altri prima di me. E mi chiedo: perché mi ricorderò di questo libro? Si sicuro per la semplicità con cui Einstein spiega concetti complicati. E’ stato l’unico che dopo tanti anni mi ha fatto capire a cosa servono le equazioni: sono gli strmenti per descrivere la relazioni fisiche.
Sono rimasta attratta dalle sue riflessioni sulla realtà: “abbiamo assegnato alla ragione il suo ruolo” e “i concetti non acquistano un fondo interiore se non sono legati con le esperienze dei sensi”. La prima mi ha sorpreso perché è uno scienziato che si è posto il problema di assegnare un ruolo al ragionamento nel processo di conoscenza. La seconda, al di là di eventuali termini che sospetto essere tradotti male, sottolinea l’importanza della nostra esperienza di vita per fare nostri i concetti e le idee che incotriamo.
Massimo I. (SÌ)
Lìho letto ieri sera in un colpo solo e l’ho trovato interessante: si vede comunque che non è un filosofo. Ciò che dice sono cose di “buon senso”. Ma appaiono così logiche e quasi indiscutibili che oggigiorno c’è una schiera di preti che inizia a sostenere che Einstein fosse cattolico.
L’ho trovato un po’ contradditorio perché in alcuni punti si rivela un po’ pessimista ma poi dice di crede nella bontà dell’uomo. Ad esempio non ho capito la citazione di Schopenhauer (un vero pessimista che Einstein sostiene) “E’ certo che un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole”.
Massimo M. (NÌ)
Ho detto “Nì” non perché non condivida le idee di Einstein ma solo per la scelta del libro: un saggio di quasi cento anni fa non è più attuale, non dice nulla di nuovo rispetto a quanto abbiamo ormai assimilato e digerito. Anche la questione della guerra nucleare, seppur la situazione mondiale non possa assicurare niente, nelle nostre menti è già qualcosa di consolidato. Avremmo bisogno di altre risposte e quindi io preferisco saggi più attuali con problematiche aperte su cui possiamo costruire idee nuove: qualcosa di più “saggio” insomma.