Le ore (di Michael Cunningham)

Proposto da Oscar

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di dicembre 2015

Sì: Alessandro, Maddalena, Mirella, Marisa, Michele, Gabriella, Marinella, Luisella, Oscar
Nì: Alessandra Co., Tomas, Massimo I.

Oscar (sì, proponente): Questa mia ultima terna di proposte l'avevo definita "non avrete scampo": ho riproposto libri non scelti, ma decisamente miei preferiti, delle mie precedenti terne. Sono contento che la scelta sia caduta su "Le ore", visto che è uno dei miei libri (e film) preferiti di sempre. Di questo romanzo mi piacciono le simmetrie, gli intrecci che legano le storie dei personaggi. Tre protagoniste, narrate attraverso le vicende di una sola giornata, proprio come il libro "Mrs. Dalloway" (elemento di congiunzione delle storie) narrava gli accadimenti di un solo giorno.

Mirella (sì): Anche a me, come a Oscar, piacciono le simmetrie di questo libro. Le vicende di Virginia Woolf riescono a legare assieme le storie delle altre due protagoniste. Ho apprezzato la struttura del romanzo e anche la tecnica di scrittura di Michael Cunningham (ho letto il libro in inglese). I monologhi interiori sono di qualità superiore allo stile di scrittura di Virginia Woolf. Il personaggio che ho trovato più interessante è quello di Laura Brown. Mentre le altre protagoniste ricordano un passato pieno di possibilità, Laura è concentrata sul suo presente e sul suo futuro. Si rifiuta di vivere le vite degli altri (la vita che suo marito o suo figlio vorrebbero per lei) e lascia tutto per scegliere una vita sua. Trovo che questo sia un aspetto molto rivoluzionario del libro.

Alessandra Co. (nì): Ho detto "nì" perché questo è un libro che di mia iniziativa non avrei letto. Ho comunque apprezzato le discrizioni minuziose delle scene che sembrano miniature: situazioni come la preparazione della torta, o Laura Brown e il suo bambino. Il problema è che io non ho piu voglia di confrontarmi con situazioni morbose. Mi riferisco a stili di scrittura simili a quello di Proust, per intenderci. Però sono riuscita a immedesimarmi nel desiderio di fuga: in fondo anche io ho il mio scoglio dove mi piace tornare per leggere libri. Ma alla fine, pensando ai personaggi e alle situazioni del libro mi dicevo: "Questi non hanno problem veri!"

Marisa (sì): In questo romanzo si riconosce l'influsso dello stile narrativo di Virginia Woolf: come la Woolf, Cunningham predilige soffermarsi sui singoli momenti che scandiscono la giornata dei personaggi e sul flusso di coscienza che caratterizza la loro attività psichica. Le tre donne protagoniste vivono su piani temporali diversi e le loro storie si sovrappongono senza mai intrecciarsi, dando così l'idea della fluidità del tempo e dello spazio: un effetto che l'autore ottiene usando la tecnica del flashback e modulando il registro narrativo a seconda delle diverse situazioni ambientali e temporali. La figura emblematica di Virginia Woolf domina tutto il romanzo e riassume in sé le caratteristiche psicologiche delle altre due protagoniste: il desiderio di morte, l'instabilità e la fragilità dei sentimenti, il malessere esistenziale, la rincorsa verso la propria autonomia di pensiero e di azione, l'ambiguità di un'identità sessuale. Cunningham scrive un romanzo di grande tensione che si conclude in modo sorprendente. All'ombra dell'assenza di coloro che muoiono e di colei che è il filo trainante di tutta la trama - Virginia Woolf - Clarissa e Laura per la prima volta si incontreranno, accomunate nel dolore e al tempo stesso determinate a ridare un nuovo slancio alla loro vita.

Luisella (sì): Comincio un po' da lontano, raccontandovi che il mio colpo di fulmine decisivo in letteratura, cioè il momento che ha determinato i miei gusti, è stato "Gita al faro" di Virginia Woolf e in particolare la seconda parte, dove si descrive il decadimento della casa di vacanza mentre la famiglia per un decennio non ci mette piede... La casa viene abbandonata come una conchiglia, "lasciata a riempirsi di sterile sale in luogo della vita perduta" (ma vi rendete conto della bellezza di questa frase?!) Insomma, si descrive ogni erbaccia, ogni crepa nel muro, ogni nodo di polvere e ogni ragnetela, con dovizia di particolari. Poi, come se si trattasse di cosa poco importante, TRA PARENTESI vengono dette brevissimamente le vicende che solitamente consideriamo fondamentali (Andrew è morto, Prue si è sposata, ecc...). Ecco, da quel momento io penso di aver sempre ricercato e amato questo nei libri: l'amore per la minuzia apparentemente secondaria, e al contempo una certa indifferenza per le cose concrete. Inevitabilmente quindi, "Le ore" mi è piaciuto moltissimo proprio perché risponde a questi requisiti. Attenzione chirurgica al dettaglio e al flusso di pensiero dei personaggi, e in fondo pochissima trama. Mi piace molto la simmetria, il nesso, il filo che uniscono queste tre donne; mi dà quella sorprendente sensazione - che nella realtà capita di sentire in pochi fortunati (illusori?) momenti – che consiste nel cogliere un senso nella nostra vita: forse non tutto avviene per la crudeltà del caso, forse c'è un disegno, qualcosa che ci unisce tutti, che unisce me che vivo qui adesso a una persona/personaggio vissuto altrove e in altro tempo o che addirittura vivrà dopo di me. Adoro lo stile di Cunningham e mi chiedo se sia proprio suo o se qui abbia un po' forzato la mano per omaggiare Virginia Woolf. Dovrei leggere altre sue opere per saperlo. La cosa che trovo più pregevole è il suo modo di descrivere l'infelicità o la depressione. Ovvero, senza mostrarne scene banali di tristezza, ma semplicemente sottolineando che ogni giorno e ogni ora l'infelice deve recitare un ruolo che non sente più suo. Ritrovo questa cosa in tutte e tre le donne ma in particolare nel personaggio di Laura Brown, che deve "ricordarsi di sorridere", che accarezza il figlio, dorme col marito o prepara amorevolmente una torta, solo perché il ruolo di moglie e madre le impone di farlo. È la cosa "giusta", è ciò che si aspettano da lei. Ma sono azioni che sente lontanissime e fasulle, in una finzione continua che diventa via via più alienante e dolorosa. Paradossalmente, proprio l'attenzione quasi spasmodica che mette nei gesti (persino il modo in cui guarda cadere la farina nella ciotola!) indica la distanza siderale che Laura avverte tra se stessa e la vita che vive. È il mio personaggio preferito, non perché moralmente migliore, ma perché è quello descritto meglio e più in profondità. Non giustifico la sua scelta di abbandonare la famiglia, ma la comprendo. Non lo fa per inseguire una felicità effimera, un capriccio o una passione adulterina o chissà che altro; lo fa per sé, per tornare ad essere ciò che era, la ragazza "che non era mai stata corteggiata, che era sempre stata lasciata sola a leggere": la bibliotecaria dalle scarpe basse, questo va a fare, perché è un ruolo (anzi, non più un ruolo ma una verità) in cui può ritrovare se stessa. Anche un racconto breve sul solo personaggio di Laura sarebbe stato già un capolavoro.

Michele (sì): Penso che abbiamo amato di più il personaggio di Laura perché è quello più completo. Questo è un libro che racchiude tre visioni della morte (anche se Clarissa non è concentrata sul pensiero della morte, ma sull'obiettivo di rendere felici gli altri). Il libro mi è sembrato lento e rarefatto, un po' come quando fuori c'è la neve e tutto è silenzioso. Ho sempre pensato che nella vita ci sono due momenti importanti: quando nasciamo e quando moriamo. E questo libro li narra entrambi. Mi è rimasta impressa la riflessione di Laura Brown che in albergo pensa: "Forse qui, in questa stanza, è molto qualcuno." Questo libro ci parla della morte come modello intimistico. Tornando al personaggio di Laura, trovo che sia una persona che prende decisioni per lei sensate, ma lo fa in maniera automatica, più che razionale. Il romanzo descrive diversi aspetti della società americana; società in cui, però, io non riesco a immedesimarmi. Un ultimo appunto: non mi è piaciuta l'ostentazione dell'identita omosessuale dei personaggi. Penso che in alcuni casi si trattasse di un tratto ininfluente per la narrazione.

Maddalena (sì): Ammetto che fino a ieri avrei votato "nì". Oggi ho cambiato idea e mi ritrovo tra i "sì". Secondo me, uno scrittore è bravo quando con due parole riesce a descriverti la complessità dei suoi personaggi. E non necessariamente dei personaggi principali. Ad esempio mi è rimasta impressa l'amica della figlia di Clarissa, con i suoi discorsi sul fastidio del rito dello shopping. E in un certo senso, anche il Richard vecchio è un personaggio secondario: mirabile la descrizione della scena del suicidio. Anche io sono tra quelli che hanno apprezzato lo stile di scrittura di Cunningham, in particolare nella descrizione del tormento di Laura Brown, e in generale per l'abilità nel tratteggiare la sofferenza dei personaggi.

Tomas (nì): Avete già detto tante cose che avrei voluto dire io. Ammetto che anche io fino a stasera ero indeciso se dire sì o nì. Come Oscar, apprezzo le simmetrie e i richiami a situazioni esterne: è una cosa che mi piace notare sia nei libri che nella musica. Per usare le parole di Giuseppe, potrei dire che in questo libro "ci sono troppe lesbiche" (anomalia se non altro statistica). Per non parlare poi dei personaggi dai lavori stravaganti o snob (tipico di una certa cultura americana, come quella raccontata dai film di Woody Allen). Riguardo alle scelte delle protagoniste, io penso che in generale la gente dovrebbe fare scelte chiare e suguire la propria strada sin da subito: se non lo si fa, si rischia di causare sofferenze ancor piu grandi di quelle che si vogliono evitare.

Marinella (sì): Anche io ho letto il libro dopo aver visto il film. E' uno dei pochi libri che parla di omosessualita femminile, ma non trovo che ciò sia pretestuoso: il tema parte dalle esperienze di vita di Virginia Woolf. Gli altri personaggi del libro si ispirano a lei o sono in qualche modo a lei legati.

Gabriella (sì): Anche a me il libro è piaciuto, ma ammetto di aver sofferto nel leggerlo. E' tutto un crescendo di pesantezza che, in qualche modo, si risolve con il suicidio di Richard. Avevo visto il film diversi anni fa e non ricordavo che la signora anziana che compariva alla fine del film era in realtà Laura Brown. Il mio personaggio preferito è proprio lei. E, riguardo alla sua scelta di vita, sarà certamente criticabile, ma in fondo ha deciso di ascoltare se stessa, dare spazio a ciò che aveva dentro.

Alessandro (sì): Vi racconto come sono arrivato a questo libro: anni fa avevo visto il film e in seguito, in un mio viaggio a Londra, avevo comperato il libro. Ma è solo qualche tempo fa che l'ho letto, assieme ai miei amici del gruppo di lettura in Calabria. Trovo che il film sia davvero bello, grazie anche a tre attrici strepitose. Tra le tre, in particolare, Julianne Moore, che ho aprrezzato anche nel film "Lontano dal paradiso". Tornando al libro, trovo possa venire spontaneo ricollegare le vicende di Richard bambino con il suo suicidio da adulto, ma non è detto che ci sia un legame tra queste due cose. Le storie dei personaggi ci parlano delle alternative tra la morte e una vita autentica. E le possibilità di finali alternativi non sono chiare: non sappiamo ad esempio quale sarebbe stata la sorte di Richard se sua mamma, da giovane, si fosse uccisa. So che è difficile da spiegare, ma questo libro mi ha lasciato un senso di serenità.

Massimo I. (nì): Sono d'accordo con Maddalena: mirabile la descrizione dei personaggi secondari, come la ragazza che odia fare shopping. Al contrario di Alessandro, questo libro non mi ha ispirato serenità, ma cupezza. E trovo che la storia sia stata architettata furbescamente e infarcita di trucchi letterari. Mentre leggevo non immaginavo come le storie dei personaggi sarebbero state unite, ma alla fine tutto è stato chiaro. E son d'accordo con Michele e Tomas: penso che questo sia un libro di militanza omosessuale. Dello stesso autore mi è piaciuto invece il libro "Giorni Memoriabili", in cui raggiunge punte mirabili di prosa poetica.


Prossimo libro: "Bugiardi e innamorati" di Richard Yates (preferito a "Il visconte dimezzato" di Italo Calvino e a "I reietti dell’altro pianeta" di Ursula Le Guin).

Prossimo proponente: Luisella

Prossimo incontro: 29 gennaio