Ventiquattro ore nella vita di una donna (di Stefan Zweig)

Proposto da Marinella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di settembre 2020

Sì: Alessandro, Marinella, Oscar

Nì: Luisella, Pierpaolo, Sonja, Marisa

Marinella (proponente, sì): L’ho proposto nella mia terna ma speravo venisse scelto "Lo stadio di Wimbledon" per parlare di Trieste e di Bobi Bazlen. Il libro di cui parleremo stasera è di Zweig di cui abbiamo già letto "La novella degli scacchi". L’ho proposto perché amo molto la letteratura mitteleuropea di Schnitzler, Roth e Zweig. Qui l’Autore analizza una passione, indifferente che sia d’amore o per il gioco. Una passione può devastare chi la prova.

Alessandro (sì): L’ho trovato piacevole e interessante nella sua brevità. Mi ha colpito il tema delle dipendenze, viviamo con molte dipendenze che non sono solo dalle sostanze. Il tema della distruzione riguarda il mio lavoro. E poi mi è piaciuta la descrizione di un femminile non stereotipato, la protagonista è una donna a tutto tondo con le sue sensazioni e contraddizioni e che esalta il valore del raccontare.

Luisella (nì): Sono contenta di aver letto questo racconto di Zweig, di cui avevo letto tanto tempo fa "Lettera da una sconosciuta" e "Novella degli scacchi". Come in quei libri (ossessione d'amore di una ragazza per qualcuno che non la ricambia minimamente e ossessione per il gioco degli scacchi fino quasi alla follia), anche qui si parla di un'ossessione anche se non è ben chiaro quale sia: quella del gioco d'azzardo del ragazzo o della donna matura per il bel giovanotto? Forse tutte e due.

Il mio è un "nì" perché ho trovato il racconto poco incisivo. L'ho apprezzato per la scorrevolezza e, appena chiuso, sì, l'avrei definito piacevole. Ma... ho finito di leggerlo due settimane fa e già mi si è stinto nella memoria e nelle emozioni. Pessimo segnale.

Inoltre, verso il finale mi è sembrato molto scontato e prevedibile.

Ho trovato la signora inglese insopportabilmene ipocrita e bacchettona in questa sua smania di giustificarsi continuamente dicendo "oh, non si pensi male, io volevo solo salvare il povero giovine dalla rovina..."

Sì sì, come no... :-)

Credo che Zweig non scriva in modo clamoroso, ma sia capace di creare situazioni che poi possono essere sviluppate dal cinema... Il film tratto da "Lettera da una sconosciuta", di Max Ophüls, è il mio film-cult!

Però, ripeto, sono contenta di averlo letto anche per riprendere le interessanti e tragiche note biografiche di Zweig che non ricordavo. Grazie Marinella per averlo proposto. L'ho apprezzato anche per la brevità che in questo periodo (in cui riesco a leggere poco) mi è stata molto di aiuto.

Oscar (sì): Ho trovato interessante due aspetti del romanzo di Zweig. Il primo è il tema del racconto come "liberazione": la protagonista aveva per troppo tempo portato dentro di sé il segreto del suo incontro col ragazzo a Montecarlo; il poterlo finalmente raccontare, in una sorta di coming-out sentimentale, la libera dal peso di questo segreto. Il secondo tema è quello dell'idealizzazione delle persone che ci affascinano: anche quando abbiamo davanti agli occhi gli elementi per cogliere tutti gli aspetti di una persona, ci affanniamo a ignorare gli indizi e a negare le evidenze delle negatività, preparando il terreno alle più dolorose delusioni.

Pierpaolo (nì): Il romanzo mi ha deluso quando è arrivato a un certo punto in cui l’ambientazione è simile a quella di altri romanzi e quindi scontata. All’inizio invece l’Autore è abile nel creare l’atmosfera dell’epoca e la suspense sulla signora che perde il fascino e l’originalità quando racconta il suo passato.

Sonja (nì): Condivido le parole di Pierpaolo, l’inizio è misterioso, poi la trama è scontata. La novella degli scacchi mi era piaciuta moltissimo e non ho potuto non fare un confronto. Nel romanzo ci sono due motivi per cui io mi sono sentita molto vicina alla donna, come lei rimango colpita dalle mani delle persone e come lei sono rimasta assolutamente colpita dall’atmosfera del Casino la prima volta che, da ragazza, sono andata a Lipiza. Mi sono sentita vicina a lei ma poi non l’ho capita.

Marisa (nì): Questo racconto non mi ha colpito particolarmente: è alquanto prevedibile e usa toni un po’ troppo melodrammatici. Il tema ruota attorno alla psicologia del giocatore d’azzardo più che della protagonista, che è comunque una figura necessaria a evidenziare l’ossessione compulsiva di colui che si trova davanti al tavolo da gioco senza potersene o volersene staccare. È una lotta senza quartiere tra l’esaltazione e l’annichilimento del giocatore dove le vincite si alternano alle perdite in un circolo vizioso che alla fine mette a repentaglio la sua vita sociale, affettiva, economica e perfino la sua stessa identità. Il tema, più volte trattato in letteratura, da Dostoevskij in primo luogo e con ben altro spessore, traccia ancora una volta la figura del giocatore che mostra l’atteggiamento tipico di chi ostenta la propria capacità di gestire la situazione ma poi non riesce mai a farne buon uso. I tentativi reiterati di ravvedimento vanno tutti a vuoto, sicché il distintivo comune che contraddistingue i buoni propositi dei giocatori patologici è l’inaffidabilità. Insomma, tutto déjà vu.


Prossimo libro: "La fine del tempo" di Guido Maria Brera (preferito a "La mia africa" di Karen Blixen e a "Come il vento tra i mandorli" di Michelle Cohen Corasanti)

Prossima proponente: Luisella

Prossimo incontro: 30 ottobre

Nota: Si tenterà di trovare un locale adatto alle nostre riunioni dove ci si potrà riunire se le condizioni, che purtroppo non sono in miglioramento, lo consentiranno. A questo proposito i suggerimenti di tutti saranno molto graditi.