Anni senza fine (di Clifford D. Simak)

Proposto da Massimo I.

Riferimenti: Amazon, Wikipedia

Discussione di giugno 2009

Massimo II ha proposto il libro perché l’aveva letto anni fa ma non pensava che sarebbe stato scelto. Invece il libro è piaciuto all'unanimità.

Forse è la prima volta che un libro lascia tutti, seppur in modo diverso, soddisfatti.

Massimo ha apprezzato i punti di vista diversi, marziani, umani, cani, ecc.. L'uomo non è più l'unico, il migliore, ma trova chi potrebbe essergli complementare, o potrebbe migliorarlo ed aiutarlo a superare i suoi limiti. Il nostro punto di vista, in fondo, è misero. Gli altri punti di vista ci offrono la possibilità di superarci e noi offriamo possibilità agli altri. Gli altri ci vedono migliori, i cani, le formiche, i robot, comunque colgono la grande importanza, per motivi diversi, degli umani. All'epoca, il libro che usciva dal coro dell'uniformità.

Giovanna ha apprezzato il libro e le ha fatto ricordare “I figli della notte” dove l'uomo deriva dai lupi e non dalle scimmie. Anche in Anna Kaenina di Tolstoj c'è un'esposizione di una caccia vista dal punto di vista dei cani, con percezioni olfattive amplificate, ma anche le descrizioni, le impressioni sono differenziate ed immaginate dal punto di vista canino.

Anche Marina rammenta un libro, “Sirius” dove la specie cane subisce delle operazioni per poter evolvere. Ma a differenza del libro di Simak, il cane conserva gli istinti canini più selvaggi. Viene sviscerato collettivamente il tema della diversificazione animale e dell'evoluzione e il rapporto tra animale e uomo.

Interessante anche verificare la rilettura 30 anni dopo e l'impressione diversa, Marina e Massimo colgono oggi la componente emotiva, melanconica, che al tempo era sfuggita.

Maddalena porta un paragone interessante tra poesia e fantascienza, l'una è la forma più libera per esprimere emozioni, l'altra offre la massima libertà nell'espressione dei concetti come città con problemi che sembrano quasi impensabili per l'epoca in cui sono stati scritti, Il lupo e l'uomo e l'istinto ad uccidere. e la fine, che centra tutto sulla non violenza e che per realizzarla sceglie di sacrificare persino la civiltà.

Marinella ribadisce l'originalità del libro che l'ha molto colpita, è un libro che offre molti spunti.

Le limitazioni umane sembrano determinare un'evoluzione particolare. L'enorme debolezza umana e l'evoluzione determinata dalla stessa,sarebbe realmente possibile secondo voi? Il poter percepire il vissuto altrui cosa può determinare? Sono alcune delle domande che il libro ha fatto emergere e proporre ad Oscar; per chiudere, terza domanda, e se fossero stati i gatti ad evolvere? Si immagina: eleganza, una sapienza quasi Zen, ma l'uomo avrebbe sicuramente perso il ruolo centrale che troviamo nel libro. Il libro era stato centrato sui temi della sensibilità e, in contrapposizione, prevaricazione. Oscar, all'inizio si aspettava qualche cosa di più tecnologico, ma poi il libro gli è molto piaciuto.

Franca ha mandato il suo commento: Mi sto ancora chiedendo perchè muore il mondo delle formiche.....perchè tutti lasciano la terra che nel frattempo è diventata quasi un paradiso.... Mi tormenta il pensiero dell'autore che sembra sottinteso nel racconto: si può cercare di manipolare l'evoluzione ma, alla fine la natura è più forte e i soli a sopravvivere e a evolversi sono gli uomini o le creature più simili a loro ossia i robot che sono riusciti ad eliminare i loro limiti simil-umani quali l'emotività e la morte. Grazie a chi ha proposto questo romanzo che altrimenti non avrei mai letto!!!!