Addio a Berlino (di Christopher Isherwood)

Proposto da Giovanna

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di gennaio 2015

Erano presenti oltre al padrone di casa: Giovanna, Alessandra Co., Alessandra Ce., Massimo UD, Mirella, Marinella, Piero, Marisa, Tomas, Gabriella, Oscar. Quest’ultimo assisteva soltanto, non avendo letto il libro.

Per il sì: Alessandro, Alessandra Co., Alessandra Ce., Massimo, Mirella.

Per il nì: Piero, Marisa, Tomas, Gabriella, Marinella.

Per il no: nessuno.

Nell’ordine in cui hanno parlato:

Giovanna (proponente): proprio quello che è stato deplorato da parecchi lettori (il distacco dell’autore, senza alcuna ricerca dell’effetto forte) è per me il pregio principale di questo libro. Senza crudezze né sentimentalismi, l’autore si pone come una macchina fotografica e tale rimane dal principio alla fine. Il personaggio che spicca di più in questi quadretti berlinesi è Sally Bowles anche perché Liza Minnelli ha saputo darle vita sullo schermo e renderla indimenticabile. Sally è un prototipo a cui si rifà la Holly Golightly di Truman Capote (Colazione da Tiffany) e una lunga serie di ragazze anticonformiste, con velleità artistiche, confusionarie e amorali ma a modo loro affascinanti. Altro elemento prezioso del libro è la descrizione della Berlino negli anni Trenta, l’atmosfera di quel periodo speciale per quanto vista da un contesto basso. Questo brulicare di figure variegate, inquietanti, cariche di rabbia, cariche di infelicità. Canetti vide la città da qualche scalino più alto della scala sociale. Questo libro secondo me è stato ingiustamente dimenticato.

Marinella (nì): Ha visto il film CABARET e lo trova uno dei rari casi in cui il film è più bello del libro, e ha detto nì per questo motivo. Il regista ha messo nella storia tutti i personaggi di Isherwood, facendoli vivere delle storie dal principio alla fine. Anche il nazismo ha, nel film, un’importanza che nel libro non ha. Leggendo il libro, non si capisce molto nemmeno sull’omosessualità; secondo Marinella il regista è stato molto più coraggioso dello scrittore. L’inizio del nazismo nel film è chiarissimo. Per questo motivo non dice sì ma nì: si aspettava una storia più simile a quella raccontata nel film.

Alessandro (sì): Ha visto il film a pezzi e a quel ricordo sovrappone i ricordi del film della Cavani “L’uovo del serpente” di Bergman. Fa osservare che il protagonista guarda la vita di Berlino ma non interagisce: attraversa un periodo di alcuni anni in un crescendo di drammaticità, ma le stesse non lo toccano.

Gabriella (nì): Il libro è scorrevole, ben scritto, si legge velocemente ma non sentiva una forza, era a tinte troppo sfumate e non c’era vera partecipazione da parte dello scrittore: benché fosse dentro a tutti gli episodi, era come se ne fosse distaccato. L’ultima parte del libro le è piaciuta di più, quando il protagonista incontra Bernard e dalla sua vicenda si rende conto che la situazione sta precipitando. Ma nel complesso il libro non le ha dato forti emozioni.

Massimo UD (sì): Il libro gli è piaciuto anche se non è un libro forte e lo scrittore rimane un po’ in superficie. Lo affascina Berlino in quel periodo, la sua vitalità, il gran fermento. La cosa che lo ha colpito di più è che dopo la guerra nessuno sapeva niente, invece ci sono tanti libri che descrivono quello che stava succedendo in tempi precedenti, come questo, ma che nessuno ha voluto vedere. Le persone sparivano per una stupidaggine, cosa per noi inimmaginabile, e che potevano accadere mentre la vita continuava come sempre. Lo ha colpito questo, la narrazione un po’ distaccata di fatti che a posteriori definiamo terribili, ma che nel momento in cui accadevano tutti chiudevano gli occhi.

Alessandra Co. (sì): Le è piaciuto e mentre lo leggeva, lo trovava molto attuale. Trovava molto attuale la convivenza nelle stanze, i nostri ragazzi oggi vivono così; trovava molto attuale la situazione di difficoltà, il cercare lavoro, l’organizzarsi con escamotages. Alessandra vorrebbe capire come funzionano le relazioni tra le persone, in particolare il rapporto con Nathalie. Alessandra non si spiega perché lui non rispondesse in modo sensato a Nathalie, e non riesce a capire nemmeno la relazione con Bernard. Nel leggere il libro, le è piaciuto comunque vedere il quadro storico e l’esposizione delle storie.

Alessandra Ce. (sì): L’ha colpita moltissimo la somiglianza con l’attualità. La guerra si è insinuata pian piano nella gente e la gente ha accettato quello che stava avvenendo senza rendersene conto. Dietro ai divertimenti, aperitivi, cabaret, pian piano la guerra è avanzata e la gente rimaneva imparziale. Alla fine accettavano e si adeguavano a quello che gli succedeva intorno. Poi Alessandra fa una digressione: durante la grossa crisi di Weimar, una sinistra di un certo tipo aveva creato un ambito molto libero che dall’altro lato aveva creato una tendenza completamente opposta ed estrema! Nell’ultimo capitolo, Alessandra ha ravvisato un condensarsi di situazioni simili alle nostre.

Mirella (sì): A lei è piaciuto perché ha letto molto sulla Berlino degli anni d’oro, c’erano tante cose all’avanguardia, e in questo romanzo viene mostrata la città nei più vari aspetti. Il disagio e la paura si insinuano nella società con delicatezza, che ricorda i libri di Giorgio Bassani come il "Giardino dei Finzi Contini" e "Gli Occhiali d’Oro". Si percepisce cosa succederà dalla sparizione di Bernard. L’adeguamento sottile della gente di Berlino è lo stesso che succede in Italia. Se il potere economico si lega al potere politico, gli effetti non sono immediatamente visibili e la gente non li percepisce.

Tomas (nì): Era curioso di leggere questo libro perché ha vissuto un anno a Berlino, e addirittura è stato a Rugen da piccolo, luogo dove ha visto il mare per la prima volta (è l’isola dov’è ambientato qualche capitolo del libro). Il romanzo lo ha deluso e l’ha trovato noioso; per tre quarti della storia non succedeva niente, non gli è piaciuto il linguaggio troppo semplice e senza emozioni. Alla fine secondo lui il libro è molto migliorato, e se questo non fosse accaduto, avrebbe detto “no”.

Marisa (nì): E’ stato detto già tutto quando è arrivato il suo turno di parlare. Secondo lei non è un romanzo ma un diario di viaggio, poco coeso, pochi episodi slegati e lei non ama particolarmente questa struttura narrativa. L’atmosfera della Repubblica di Weimar alla sua fine, anni in cui l’allegra e spensierata frequentazione dei locali pubblici dell’epoca si alterna alla vita della popolazione che sbarcava a malapena il lunario arrangiandosi giorno per giorno. Lo scrittore coglie bene gli aspetti contrapposti della Berlino di quell’epoca ma non mette sufficientemente in evidenza lo spirito drammatico della situazione. Sembra quasi di leggere una cronaca giornalistica. Le ultime pagine, relative agli ultimi mesi della Germania libera, sono quelle più interessanti perché aggiungono molti dati inediti alla storia politica e militare. Ha notato che l’autore si è focalizzato sui tratti dei personaggi che incontra nei suoi spostamenti, piuttosto che sbilanciarsi su riflessioni relative all’ambiente in cui ha scelto di vivere. E’ soltanto un diario di viaggio che non trasmette niente.

Piero (nì): Non è riuscito a finire il libro, ha detto nì perché probabilmente non si è soffermato sulla prima frase, cioè il proposito dell’autore di essere un “obiettivo della macchina fotografica”. Si aspettava che l’autore cucisse insieme i vari fatti per creare qualcosa, ma non è successo. Nel film le cose sono molto diverse e si aspettava di ritrovare la storia del film. Gli ha suscitato un certo interesse la descrizione di questo lunghissimo percorso di assuefazione della gente a qualcosa che stava cambiando. Queste cose si sono ripetute e si ripetono. Ha pensato alla prima guerra mondiale e il libro ha dimostrato come non ci si sia nemmeno accorti di entrare in guerra. La crisi russo-ucraina ha, secondo Piero, un andamento che ricorda moltissimo quello della prima e della seconda guerra mondiale, con tutti i diplomatici che tentavano di calmare gli animi. Il libro non gli è interessato più di tanto, ma invece gli ha fatto scaturire tutta una serie di meditazioni su quello che è stato e quello che non è stato.


Prossimo libro: "Alla ricerca del tempo perduto - I. Dalla parte di Swann" di Marcel Proust (preferito a "Gli studenti di storia" di Alan Bennet e a "Homo Faber" di Max Frish)

Prossima proponente: Marinella

Prossima riunione: 27 febbraio