Alexis o il trattato della lotta vana (di Marguerite Yourcenar)

Proposto da Giovanna

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di gennaio 2012

Sì: Oscar, concetta, Massimo M, Marinella, Loredana, Giovanna

Nì: Mirella, Marisa, Gabriella

No: Maddalena, Giuseppe, Alesandra, Tomas, Michele, Massimo I.

Giovanna (proponente): Sì

Conobbi questo libro dopo che vidi G.M.Volonté interpretare “L’opera la nero” della stessa autrice. Bellissima ambientazione, bellissimo romanzo... e così lessi anche le altre opere tra cui Alexis, il suo primo libro.

Ero rimasta intenerita dalla figura di Alexis e affascinata dalla vita che si svolgeva alla periferia dell’impero Austroungarico. L’infanzia di Alexis riempie queste 100 pagine senza annoiarmi (il che non è poco), la sua infanzia senza padre, senza un modello maschile. Ricostruisce bene quel mondo pieno di pregiudizi, di ignoranza, in cui una persona diventa adulta solo mediante il matrimonio.

Ovviamente il libro ha una parta autobiografica ed Alexis diventa l’alterego della Yourcenar stessa.

Mirella: Nì

L’inizio è stato bello ed ero quasi dispiaciuta, il giorno in cui comincia a leggerlo, di dovermene staccare per uscire di casa. Poi però ho impeigato tanto per finirlo. Non mi è piaciuto il fatto che tutto rimanga vago, senza andare a fondo, ma soprattutto mi ha infastidito questo continuo ritorno alla purezza e all’innocenza, come qegli scrittori libertini del ‘700 che parlano della purezza della donna che vogliono concupire. Pur trovandoci tante frase carine (ad esempio quella sulla felicità e l’incapacità a comunicare), l’ho trovato troppo ricamato al punto da sembrarmi falso.

belle invece le ultime due pagine

Marisa: Nì

Secondo me MY ha trattato tutto con troppa riservatezza e il risultato è qualcosa di poco incisivo che quindi non mi ha coinvolta. Non sono riuscita a immedesimarmi con Alexis, cosa che invece mi era successa con O.Wilde con il de profundis. Mi sembra che qui l’autrice voglia convincese se stessa, senza il coraggio di aprirsi completamente; c’è ovviamente da tenere presente che l’omosessualità era ai tempi molto difficile da affontare a causa dei fattori culturali che la definivano anche come una malattia. Dice infatti che “esistono nomi per ogni malattia e ciò di cui ti parlo è ritenuta una malattia”.

Alexis vive quindi questa sua condizione come un peso, è lui stesso omofobo quando decide di sposarsi per torare tra i normali, per conformasi agli altri. Solo alla fine capisce però che questo tenativo è inutile che la sua è una “lotta vana” e “distruttiva verso se stesso”.

Alessandra: No

Non è un brutto libro ma a me non è piaciuto. E’ una paranoia lunga e deprimente, sento un male del vivere un crescendo di impotenza che mi veniva voglia di smuoverlo, di dirgli di svegliarsi e di agire. Alexi è uno che manca di volontà e questi mi innervosiva (Alessandra continua ad agitare e scuotere il foglio che ha in mano mentre dice queste cose!!)

Secondo me Alexis sembra così legato che non sarebbe in grado neppure di costruire un matrimonio con nessuno: una relazione parte ma poi serve lavorarci sopra continuamente. Non è questione di omosessualità o no.

Loredana: Sì

Condivio il fatto che il libro è rimasto in superficie, ma l’ho trovato comunque gradevole: l’ho letto molto facilmente, dopo i precedenti libri in cui facevo fatica a procedere, e devo anche dire che mi sono piaciute numerose frasi del testo, ad esempio quella del sonno (p.54) come “amico fedele” a cui potersi abbandonare.

Gabriella: Nì

Anche me sono piaciute molte frasi che ho ovviamente sottolineato. Il libro è infatti scritto bene, è molto profondo anche se forse un po’ monotono... ma è stato comunque il primo libro della MY. E poi dobbiamo considerare il periodo in cui è stato scritto, il condizionamento culturale di allora. Infatti il povero Alexis alla fine accetta la sua identità ma con un senso di colpa., e questo mi dispiace.

Michele: No

E’ un linbro di aforismi e io non li capisco. Suonava come la lista della spesa: mi manca il pane, ricordati il formaggio...! E’ un libro freddo, quasi marziale pieno di frasi che trovo senza senso, tipo “si gode ad essere poveri”, si ama una donna per avere dei figli.

L’ho anche trovato pieno di luoghi comuni, come ad esempio che l’omosessualità deriva dal fatto di essere cresciuti attorniati da donne senza una presenza maschile.

Ho provato anche a leggere delle pagine a caso e non ho trovato nessuna differenza. Anche le frasi brevi, spezzate a punti o doppi punti alla fine mi hanno innervosito e mi hanno reso la lettura molto noiosa.

Marinella: Sì

Concordo con quanto detto da Marisa. Io adoro la MY, ho letto tutti i suoi libri e ovviamente so di avere un pregiudizio in positivo. E’ un’opera giovanile e forse questo giustifica l’abbondanza di questi aforismi che pure io ho trovato spesso banali.

Eppure il titolo è bellissimo “il trattato della lotta vana”, la lotta contro qualcosa che non possiamo sconfiggere, contro la costruzione del nostro vero sè anche se questo non trova l’approvazione degli altri.

In fondo questa lotta vale per tante situazioni non solo per l’omosessualità, e in effetti noi pensiamo che sia questo ciò che vuole dire Alexis, ma non c’è scritto da nessuna parte. Parla sì si zingari, di ragazzi, ma dice di essersi perso in vari posti, fosse magari per drogarsi, o per darsi all’alcol: anche in questi casi il libro sarebbe valido lo stesso e questo è uno degli aspetti che mi piacciono.

Concetta: Sì

Amo il libro perchè mi ha coinvolto moltissimo: è profondo, è coaggioso e anche MY è stata coraggiosa per aver affrontato questo tema così delicato alla sola età di 24 anni.

Mi è piaciuta la sensibilità del protagonista che si sente in colpa per qualcosa che non sa se è una malattia o un vizio, e per questo fa un’analisi di sèche fa scaturire reazioni nel lettore.

Ho trovato tante affernazioni che condivido appieno, quando parla della bellezza della donna e dei ragazzini come a dire quanto lui si senta brutto; Alexis che per rompere il silenzio della famiglia si abbandona alla musica perchè questa è discreta; “non capisco perchè il piacere deve essere un male perchè è pura sensazione mentre il dolore non viene disprezzato pur essendo anch’esso pura sensazione”; “mi aiutava l’idea che anche gli altri non fossero felici e per essi possiamo avere pietà”.

Alexis è un uomo sensibile con il senso della famiglia, è religioso e buono che pur di non fare del male agli altri fa del male a se stesso. Solo quando diventa padre capisce che sta mentendo a sè e agli altri per liberarsi dalla tare sociali. Solo allora capisce che l’importante è essere e non apparire.

Tomas: No

Condivido tante cose dette da tanti di voi. Ho finito il libro ieri ma già non mi ricordo più niente. E lo stesso mi succedeva durante la lettura: dopo 10 righe dovevo rileggerle da capo come se non avessi capito nulla. Ho fatto l’errore di leggere prima l’argomento di cui parlava e quindi ero condizionato e aspettavo la confessione che invece non è mai arrivata: ero curioso di sapere come l’avrebbe spiegato alla moglie ma, anche dopo 80 pagine, non ha detto nulla.

E’ una lettera lunghissima, scritta anche in un linguaggio che mi faceva pensare al ’700 ma quando ho letto la data alla fine e ho scoperto che era del 1930, sono rimasto stupito!

Non ho neppure capito perchè veniva visto un problema andare da Bratislava (Presburgo ai tempi) a Vienna che sono invece vicinissime e ai tempi c’erano già i treni.

Ultima nota: ma “più” si scrive con l’accento grave o acuto? A me hanno insegnato che si usa quello acuto [si apre qui una discussione di grammatica italiana senza però arrivare a una coclusione, ma come dice Massimo M, non è poi così “grave”!!]

Massimo M.: Sì

In questo libro, l’omosessualità (ed è questa, non c’è dubbio) è un pretesto per parlare do ogni tipo di diversità. Per questo, al di là dei limiti dovuti al fatto che sia un’opera giovanile, è un libro di valore. Le argomentazioni sono trascinate e restano un po’ vaghe proprio perchè si applicano a ogni caso in cui ci si sente fuori posto a causa della nostra diversità. Condivido però anch’io il desiderio di trovare qualcosa di un po’ più esplcito.

Inoltre la lentezza serve a rendere bene il tormento di Alexis in lotta tra il volersi uniformare o il cedere alla sua identità.

Alla fine prende la decisione definitiva che gli farà pare il passo: purtroppo una persona non cambia radicalmente dall’oggi al domani e in lui infatti restano ancora i sensi di colpa. Ma conclude con una bellissima frase quando dice di “accordarsi alla sua morale”.

Mi sono piaciuti anche i riferimenti temporali e delle città, che lascia però un po’ vaghi.

Della MY ho letto tanto: è strano che essendo bisessuale, scriva solo di storie di uomini.

Oscar: Sì

Condivido quando detto da Marinella e Loredana. L’equilibrismo del libro ci sta tutto, è la spina dorsale della lettera e sono d’accordo sul fatto che potrebbe essere qualsiasi altro vizio, non necessariamente l’omosessualità.

Leggendo mi sono venuti in mente due film “Improvvisamente l’estate scorsa” e “Lontano dal Paradiso” in cui c’era un avvicinamento molto lento al tema dell’essere gay.

Massimo I.; No

Bellissimo il titolo, come ha detto Marinella.

Maddalena invece dirà tra poco qualcosa che condivido.

E’ sì secondario sapere di che viziosi tratti ma è certo che MY non si riflette bene della figura di Alexis timido e insicuro: MY ama se stessa, si ritene in genio e si contrappone a quel “popolo volgare” alla “gente comune” che disprezza nel libro.

Anche la punteggiatura notata da Michele ha questo scopo. Dice una frase di senso comune e alla fine ci mette i due punti come per dire, preparatevi che ora arriva la frase perfetta, un orgasmo che vi sconvolgerà. E il libro è pieno di queste frasi a effetto, del tipo “tu sei serena come può esserlo una lamapda”, “sono questi gli istanti in ci si dibatte nella solitudine come nel cuore di un cristallo”, frasi senza senso ma che colpiscono. E’ insomma la Susanna Tamaro ma ovviamente un po’ più brava.

Il De profundis che qualcuno ha citato prima, è anche lui artificiale ma alemno è sincero, mentre qui tutto è fasullo al 100%, solo un’accozzaglia di frasi a effetto.

Giuseppe: No

Condivido questa definizione di “accozzaglia di frasi a effetto”. E’ per questo motivo, per come è scritto che ho detto No. Il modo in cui si esprime, questo usare frasi e parole solo per colpire ma che in fondo dicono ben poco, non mi ha fatto piacere il libro.

Mentre per quanto riguarda lo scrivere 80 pagine lente, il cercare di giustificarsi, il lamentarsi, il sentirsi incapace ecc, credo che sia molto realistico. L’accettazione della propria omosessualità non è una cosa semplice può richiedere anni e per questo nel momento in cui dobbiamo rendere partecipi gli altri, specialmente qualcuno di caro, diventa molto difficile. Dobbiamo capire che per queste altre persone, sarà molto faticoso capire: se è stato arduo per chi ha scoperto se stesso, lo sarà ancora di più per chi non la vissuto in prima persona.

Per questo, ho trovato giusta questa attenzione al cosa dire o non dire. Come ho detto il difetto sta nello stile.

Maddalena:No

Secondo me MY non ha provato a riscriverlo perchè non riusciva neppure a rileggerlo!

Ma per puro caso, ho recuperato la prima versione della lettera e ora ve la leggo:

LA PRIMA INEDITA VERSIONE DELLA LETTERA DI ALEXIS A MONIQUE

Cara moglie,

mi dispiace veramente scriverti, non avrei mai voluto dare un dispiacere a nessuno, meno che mai ad una persona come te, che sei serena come può esserlo una lampada ! (vedi pag.73)

Potrei riassumere tutta la questione in due parole, ma sai che sono timido, ero timido da bambino, timido da adolescente, timido da adulto. Sarò timido anche da vecchio? Ma non voglio divagare. Ecco, torniamo al punto.

Potrei dirti quindi solo quelle due parole (una di quattro e una di tre lettere), ma sono timido e allora sento che ci metterò almeno 80 pagine, scrivendo in carattere Comic Sans MS a dimensione 12, con margine giustificato.

Ma perché ti parlo di caratteri di stampa?

Io non sono un tipografo.

Andiamo avanti.

Potrei dirti che il nostro rapporto è ormai diventato come un panetto di esplosivo dotato di timer a distanza ed io ho cercato inutilmente con le cesoie di capire quale cavetto andava tagliato, quello rosso o quello blu, per evitare lo scoppio.

Ma perché ti parlo di esplosivi?

Io non sono un artificiere.

Andiamo avanti.

Potrei dirti che la mia infanzia innocente mi pare ora così lontana, così distaccata dal presente, creando una frattura quasi impossibile da saldare, sarebbe come tentare di saldare tra loro due elementi in inox tubolari a gomito di spessore 5 mm con una saldatrice consunta e senza utilizzare gli occhiali antinfortunistici in dotazione.

Ma perché ti parlo di saldature?

Io non sono un metalmeccanico.

Andiamo avanti.

Potrei dirti che cercavo le risposte nei libri, ma i libri sono brutti e pieni di pagine ostili, e poi è così difficile, cara Monique, veramente così difficile per uno timido come me, riuscire ad afferrare quelli posti negli scaffali più alti della libreria, perché dovrei chiedere aiuto ai passanti o alla commessa, ma sono così timido.

Ma perché ti parlo di libri?

Io non sono uno scrittore.

Andiamo avanti.

Potrei dirti che quando stiamo insieme, cara Monique, anche se tu sei serena come una lampada, io mi sento inquieto come una scarpiera, mi viene sempre mal di testa, anche se stare con te dovrebbe essere una cosa normale nell’ambito dell’amore coniugale.

Ma perché ti parlo di amore coniugale?

Io non sono un eterosessuale.

Cazzo, l’ho detto.


Prossimo libro proposto da Gabriella:

“Il giardino dei Finzi-Contini” (che ha vinto contro “La solitdine dei numeri primi” e “The reader”)