Alessandra Ce.: Ho proposto questo libro per conoscere un po’ meglio la vita di Ettore Majorana, un genio del secolo scorso, una persona fuori dal comune, attraverso la penna scarna ma efficace di Sciascia. Sciascia traccia un profilo intenso ed emozionante di un uomo ritenuto uno dei più grandi fisici della storia. E’ uno scritto breve, quello di Sciascia, che ripercorre la via di Majorana e che propone una teoria della sua scomparsa avvenuta nel 1938. L’opinione di Sciascia rifugge tanto dalla teoria dell’omicidio e del complotto quanto da quella del suicidio. Egli ritiene infatti che sia la scomparsa la tesi più probabile e verosimile, tenuto conto dell’intelligenza dello scienziato, del suo carattere schivo e taciturno e soprattutto del fatto che Majorana prima di tutti gli altri fisici suoi contemporanei aveva intuito e previsto le tragiche conseguenze ed implicazioni insite negli studi sulla fissione nucleare. Majorana vede nella scienza una trappola pericolosa e micidiale che si innesca quando si superano certe barriere e pertanto decide di non essere complice, non desidera diventare famoso e pubblicare i risultati delle sue scoperte; tanto meno quando capisce in anticipo le conseguenze nefaste di una scienza al servizio della politica e delle guerre. Sciascia scrive questa breve opera nel 1975 e il suo merito è quello di aver avuto il coraggio di esprimere un’opinione fuori dal coro, portando avanti la tesi relativa ad una scomparsa dello scienziato, una tesi che proprio di recente è stata ulteriormente avallata e ritenuta plausibile da nuove testimonianze.
Marinella: Il libro mi è piaciuto moltissimo. La storia dei ragazzi di via Panisperna, ma soprattutto le storie di Pontecorvo e Majorana, mi ha sempre affascinato molto. Sciascia non pretende di dirci la verità su Majorana, ci parla di un uomo, del suo carattere, delle sue debolezze, delle sue sgradevolezze. Sgradevole è la parte in cui Sciascia descrive l’Italietta di quegli anni, in cui tutti erano fascisti, tranne chi era in carcere, e lo scandalo dei concorsi universitari. Sgradevolissima è la lettera che Majorana invia alla madre per spiegarle il nazismo… Sciascia sposa nel suo libro la tesi di cui avevo sempre sentito dire, la paura di avere creato un’arma di distruzione e la conseguente vita di clausura. Affascinantissimi per me i riferimenti a Proust, Shakespeare, Stendhal, Pirandello, Brancati, Savinio, Camus, Brecht, France. Libro godibilissimo, intelligente e colto.
Marisa: Sebbene non ritenga questo racconto una vera e propria opera narrativa, ma piuttosto un saggio o una sorta di libro-inchiesta, ho apprezzato la lettura perché stimolante per i tentativi di dare una risposta a degli interrogativi a tutt'oggi rimasti aperti. Qui Sciascia affronta le cause possibili che provocarono la scomparsa nel 1938 di Ettore Majorana. Dopo aver analizzato la personalità e i momenti salienti della vita dello scienziato, nonché i documenti e le testimonianze riguardanti il caso, Sciascia si convince che non si trattò di suicidio: gli indizi, esaminati frettolosamente, portarono ad appoggiare questa tesi, ma in realtà sembra che il timore per l'avverarsi di futuri risvolti catastrofici - in seguito alle scoperte nel campo della fisica nucleare - turbasse Majorana al punto da nutrire il fermo proposito di allontanarsi dal mondo sociale (in primo luogo da quello accademico) e di inscenare il proprio suicidio: la sua crescente riservatezza viene interpretata da Sciascia come il rifiuto, dato dalla sua integrità morale, a partecipare oltre agli esperimenti sulla fissione dell'atomo e a contribuire così all'asservimento della scienza, che rischiava di diventare sempre più oggetto di strumento in mano al potere politico. Scritto con la solita aderenza alla realtà che caratterizza le opere di Sciascia, è una denuncia indiretta dell'inoperosità, anzi del presunto depistaggio della polizia, il cui intento sarebbe stato quello di mettere a tacere un episodio teso ad intralciare il “buon” esito delle ricerche di altri scienziati - quali ad esempio Fermi e Corbino - che preferirono assumere, quasi certamente per motivi di convenienza, un atteggiamento di acquiescenza verso il regime fascista.
Prossimo libro: "Baol" di Stefano Benni (preferito a "Murphy" di Samuel Beket, a "Il giocatore" di Fedor Dostoevskij, e a "Ubik" di Philip K. Dick)
Prossimo incontro: 25 agosto
Prossimo proponente: Marco