Sì: Sonja, Oscar, Katia, Adriano, Pierpaolo, Luisella, Gabriella, Marinella
Sonja (sì, proponente): Ho letto questo libro molti anni fa e per me è stata una lettura formativa, che ha lasciato il suo segno. Da avida lettrice devo ammettere che sono molti i libri di cui mi dimentico. Invece, rileggendo "Arco di trionfo" ho ritrovato ricordi vividi, emozioni intatte, scolpite nella memoria. Mi colpisce l'universalità di questo libro. La condizione di rifugiato, lo sfruttamento di chi vive in clandestinità, l'indifferenza verso queste persone, sono dinamiche ancora tristemente attuali, contro le quali è difficile lottare. Nel libro troviamo elementi autobiografici: Remarque intreccia la narrazione con dettagli che rimandano alla sua esperienza personale.
Oscar (sì): Ho faticato nei primi capitoli a trovare un'empatia verso i protagonisti. Ravic era descritto come un personaggio senza sentimenti, indurito dagli eventi traumatici del suo passato, mentre Joan mi risultava indecifrabile, alternando momenti di vulnerabilità a momenti di irragionevolezza. Ma, da un certo momento in poi, la storia si arricchisce di nuovi personaggi e di situazioni interessanti. Nell'esercizio della sua professione, in clandestinità, Ravic ci fa conoscere aspetti della società francese di quegli anni e ci mostra come tutti lottano a loro modo contro le difficoltà della vita, anche nelle circostanze più estreme. Davvero coinvolgente il finale drammatico: penso sia l'unico finale che questa storia potesse avere.
Katia (sì): All'inizio ho fatto fatica a vedere insieme Ravic e Joan, in quanto persone molto diverse: mi chiedevo cosa potessero avere in comune. Come ha detto Marinella, il libro è una sceneggiatura perfetta e sono molto curiosa di vedere il film che è stato tratto dal libro. Davvero affascinante l'ambientazione nella Parigi di notte, descritta con immagini evocative. In alcuni passaggi la narrazione rallenta, indugiando in lunghe riflessioni su luoghi e personaggi. Non ho portato al termine la lettura, ma lo finirò sicuramente.
Adriano (sì): Negli ultimi tempi sono un lettore meno vorace del solito, ma ciò nonostante il libro è riuscito a catturarmi sin dalle prime pagine. Sono contento di averlo approcciato perché non avevo ancora letto nulla di Remarque (pur conoscendolo). Bello lo stile di scrittura, effettivamente quasi una sceneggiatura di film degli anni '40 (i meravigliosi film hollywoodiani con battute assolute, definitive, che non ammettono replica). La parte iniziale de romanzo delinea le figure dei protagonisti, anime dannate a metà tra il cinismo e la disperazione. Meno congeniale al sottoscritto la parte seguente, dell'innamoramento e dell'amore, parte peraltro lenta e meno scorrevole. Avendo iniziato in ritardo, ho letto poco più di metà libro, ma lo finirò sicuramente e recupererò anche altre opere di Remarque.
Pierpaolo (sì): Mi è piaciuta moltissimo la rappresentazione dei profughi, in questa realtà sospesa dell'ultimo anno di pace prima dell'invasione tedesca. Anch'io ho trovato similitudini con la nostra realtà, sperando che non siano similitudini assolute (per il nostro bene). Ho visto anche il film tratto dal libro e mi ha ricordato per certi versi il film "Casablanca" (seppur quest'ultimo di livello assai più alto). Tornando al libro, non sono abituato a leggere libri così costruiti sui dialoghi, quindi in alcuni passaggi arrivavo a momenti di stanchezza. Un altro punto negativo: mi sono sembrati troppo bruschi certi cambi di contesto, come quello dalla vita di ristrettezze a Parigi alla bella vita a Nizza e Antibes. Suppongo che la parte autobiografica di Remarque includa anche il vizio del gioco (casinò di Nizza) e dell'alcol (numerose citazioni del Calvados). Belle le descrizioni di una Parigi notturna, bagnata, fredda, autunnale, piena di persone provenienti da ogni parte del mondo, che si incontrano in locali pieni di fascino (decisamente un libro scritto da un cinefilo).
Luisella (sì): Anche per me, come per Adriano, è stata la prima lettura di Remarque ed è stata una bella esperienza. Ho una personale antipatia per l'eccesso di dialoghi, però nel complesso mi è piaciuto tanto. Remarque riesce a farci immaginare alla perfezione luoghi e personaggi, con una narrazione che è sempre molto visuale e cinematografica. Ero curiosa di vedere il film: immaginavo fosse un capolavoro, visto che con gli stessi protagonisti, Ingrid Bergman e Charles Boyer, qualche anno prima, nel 1944, era uscito il meraviglioso "Angoscia". E invece il film mi ha delusa, con soluzioni opinabili come il cambio di contesto Parigi/Nizza, ancor più evidenziato e meno credibile rispetto al libro. Nel romanzo mi è piaciuto il personaggio di Ravic, che è sì disincantato, ma non cinico, anzi è pieno di misericordia e pietà nei confronti degli emarginati, dei profughi, delle prostitute. Meno simpatico a mio parere il personaggio di Joan, a volte umorale e capricciosa.
Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto molto. A dire il vero, pensavo la trama avesse uno sviluppo diverso e comprendesse anche il periodo della guerra. Si percepisce con forza l'avvicinarsi della tragedia imminente e si accenna già alle deportazioni e alla fuga disperata verso gli Stati Uniti, da parte di chi ha ancora la possibilità di farlo; ma il tutto resta relativamente sullo sfondo. Remarque predilige indagare l'aspetto psicologico dei protagonisti: paure, debolezze, tormenti di entrambi, punti di forza, il vissuto di Ravic. Ho provato un certo fastidio nei confronti della protagonista femminile. Il suo continuo bisogno di chiedere “mi ami? Non mi ami? Quanto mi ami? ecc. ecc. ”. Ma nel prosieguo della lettura, la cosa è scemata. Ho apprezzato moltissimo i passi in cui l'autore descrive Parigi e l'avvicendarsi delle stagioni. Sembra di sentirne i profumi e gli odori. Ho sperato in un epilogo diverso e non così tragico, ma forse non poteva essere altrimenti. Considerato che il libro è stato pubblicato alla fine del conflitto e probabilmente scritto durante quegli anni.
Marinella (sì): E' un libro che avevo letto cinquant'anni fa e mi era già piaciuto molto. Mi era piaciuto anche il film (il libro è una perfetta sceneggiatura) anche se Charles Boyer e Ingrid Bergman forse non erano come io immaginavo i personaggi. L'ho riletto molto volentieri, bella la descrizione dei tanti personaggi, belli i luoghi descritti, mi hanno commosso le atmosfere della Parigi notturna.
Prossimo libro: "La casa della moschea" di Kader Abdolah (preferito a "Diario" di Anne Frank e a "Alma" di Federica Manzon)
Prossima proponente: Luisella
Prossimo incontro: 27 giugno