Sì: Sonja, Oscar, Marinella, Alessandra Ce., Katia, Patrizia, Tomas
Nì: Gabriella, Marisa
No: Luisella, Pierpaolo
Sonja (sì, proponente): Il libro l’ho proposto perché rientra tra quelli che non avrei mai comprato di spontanea volontà, salvo poi scoprire a posteriori che è un testo piacevole che si presta a vari livelli di lettura. La prima volta l’ho “divorato” seguendo la narrazione alla ricerca dei momenti di squisito humour inglese e tralasciando il resto. La seconda volta l’ho letto con l’occhio critico dell’archeologa, cercando di dare una spiegazione logica alle situazioni poco “accademiche”. La terza rilettura è stata quella “rivelatrice” che ha messo a nudo tutto il mondo visionario dell’autore (non dimentichiamoci che il libro è stato scritto nel 1960!); è stata quella che mi ha fatto riflettere sulle origini dell’umanità e sull’impatto che ha avuto la tecnologia sulla sua evoluzione. La visione finale è apocalittica: l’umanità, surclassata e superata da una tecnologia umanamente non più controllabile finirà per divorare sé stessa.
Pierpaolo (no): Di solito iniziando la lettura di un libro riesco a capire se entro in sintonia con la storia e la sua impostazione. Nel caso di questo romanzo, devo dire che non sono riuscito a capire e a gradire il senso dell'umorismo dell'autore. Nel libro vengono citati elementi di cultura generale, comprimendo temporalmente gli eventi che hanno caratterizzato la preistoria del nostro pianeta. Fatto sta che non ho gradito gli anacronismi e le inesattezze scientifiche. Mi sembrava di assistere a uno sketch comico. Mi sono chiesto quale tesi volesse illustrare l'autore e cosa potesse aggiungere questo libro alle nostre conoscenze.
Luisella (no): Come per Pierpaolo, questo libro non mi ha divertito. Suppongo si trattasse di humour anglosassone. I personaggi erano tutti costruiti a tavolino (l'esploratore, l'innovatore, il conservatore). L'evoluzione della storia mi è sembrata troppo semplicistica.
Gabriella (nì): Ho detto "nì" per motivi simili a quelli di Pierpaolo e Luisella. Anche se non riuscivo a collocare gli eventi nella storia del nostro pianeta, ho trovato alcuni interessanti spunti di riflessione. Tra questi, il fatto che i protagonisti facessero coincidere la morte con il passaggio nel mondo dei sogni. E, tra gli argomenti di grande attualità e lungimiranza, il dominio della nostra specie sul mondo e la sua influenza sull'ecosistema. La fine della storia mi è sembrata un po' inattesa e sbrigativa: il padre dei protagonisti viene ucciso e divorato.
Oscar (sì): Ognuno ha una sua preferenza riguardo al tipo di umorismo che riesce più di altri a toccarlo. L'umorismo surreale è il mio preferito e questo romanzo è una vera miniera di situazioni e battute surreali. Quanto ho riso alla battuta del padre Edward che diceva al figlio "non mentirmi, sai che posso leggerti come un ..." (e si ferma, in quanto ancora non erano stati inventati i libri)! Più che rispettare gli eventi storici e attenersi alle conoscenze scientifiche, Roy Lewis vuole divertirci con le avventure goffe e sgangherate di una comunità preistorica. E lo fa nel più surreale dei modi, costruendo personaggi dai tratti moderni, rivelando aspetti umani e facendoci capire che i problemi con cui abbiamo a che fare oggi non sono poi tanto diversi da quelli che i nostri antenati sperimentavano migliaia di anni fa.
Marinella (sì): La prima parte del libro non mi entusiasmava e faticavo a leggere e a entrare nella storia, poi il libro prende vita e mi è piaciuto, anche se non è il mio genere – è fantascienza? Nonostante le intenzioni dell’Autore, non mi ha fatto ridere, non è il genere di umorismo, come è invece quello delle ‘famose bucce di patate’, che mi fa ridere, anche se la scrittura è leggera e l’ho apprezzata. Mi è piaciuta molto la parte che riguarda la condivisione del sapere per cui Edward muore e ho trovato bella la caratterizzazione dei personaggi: Edward (inventore, idealista, generoso), Ernest (narratore, filosofo, si chiede se esista la vita dopo la morte), Zio Vania (scorbutico, contrario all’evoluzione, conservatore), Zio Jan (viaggiatore). In conclusione l’Autore ci vuole dire che la natura umana rimane sempre la stessa.
Marisa (nì): Sebbene non possa certamente vantare grosse pretese letterarie, il romanzo è tuttavia di lettura piacevole e stimola l’immaginazione del lettore riguardo al tipo di vita dei nostri predecessori ominidi nell’epoca geologica del Pleistocene. Un appunto: suscita perplessità la scelta dell’autore di accostare il linguaggio moderno e acculturato in bocca agli uomini scimmia a quel mondo arcaico in cui si era appena scoperto l’utilizzo del fuoco. Nondimeno, questo romanzo surreale, a tratti esilarante e ricco di metafore sembra chiedersi quanto e come siano conciliabili il perseguimento ad oltranza della ricerca scientifica e tecnologica e, parallelamente, il verificarsi dell’arretramento di quei valori atti a conservare e a rispettare le leggi della natura, leggi grazie alle quali la nostra specie può continuare a perpetuarsi. L’essere umano, a differenza degli altri esseri viventi, è l’unico produttore di cultura e civiltà, ma alla fine del libro l’accentramento del sapere e soprattutto del potere in mano a una sola “orda” (vedi appunto l’uso del fuoco) ne dimostrerebbe, più che un arricchimento socio-culturale e il conseguente passaggio antropologico da una società semplice ad una complessa, il grado di pericolosità potenziale insita in quasi ogni nuova scoperta della scienza.
Katia (sì): Ho trovato piacevole questo libro, che ha il dono della leggerezza e dell'ironia, e l'ho letto avidamente in un weekend di pioggia. L'ho consigliato a mia figlia Viola. Mi hanno divertito le situazioni dei primitivi e delle loro donne "da bastonare" (ma che in qualche modo finivano per avere la meglio). Tutto sommato devo dire che il finale non è stato inatteso, visto che le tensioni tra Edward e i suoi figli si erano accumulate nel corso della storia.
Patrizia (sì): Sono d'accordo con le cose che avete detto. Mi è piaciuto come l'autore ha descritto le relazioni tra i protagonisti. E anche a me ha divertito la caccia degli uomini per conquistare le loro donne. Il libro mi ha fato riflettere su diverse cose: quanto i nostri istinti e i nostri bisogni sono simili ai nostri avi preistorici? Quali erano i pensieri alla base delle loro azioni? Come era la loro interiorità? Quali aspetti descritti nel libro corrispondono ai fatti realmente accaduti?
Tomas (sì): Mi è piaciuto ma non completamente. Trovo divertente e scorrevole la lettura e sopratutto geniale l'idea dell'autore di far comportare i personaggi preistorici nel modo così tanto progressista. I dubbi mi sono venuti dopo di aver finito il libro: ho una forte sensazione che da un'idea così interessante (dal mio punto di vista anche originale) si poteva ricavare molto di più. Il libro toccava ogni argomento dello sviluppo umano nel modo molto veloce e quindi solo superficiale. Sarebbe stato più intrigante se andasse più in profondità, se elaborasse di più il concetto, anche al costo di un risultato di 500+ pagine. Mi sarei volentieri divertito di più.
Prossimo libro: "Tre piani" di Eshkol Nevo (preferito a "Le braci" di Sándor Márai e a "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi)
Prossima proponente: Marisa
Prossimo incontro: 29 giugno