Sì: Silvano, Marinella, Pierpaolo, Sonja
Nì: Gabriella, Katia, Luisella
Silvano (sì): Abbiamo letto "La chiave" di Tanizaki. Speravo che la scelta cadesse su "La donna di sabbia" che non avevo letto, alla fine li ho letti entrambi. Ho proposto tre autori giapponesi visto che ultimamente mi sono avvicinato alla loro cultura. Parlano di relazioni sentimenti e sesso visti da una cultura lontana dalla nostra e per questo interessante e curiosa. Lessi "La chiave" una quindicina di anni fa e mi piacque molto. Rileggerlo adesso (quindici anni sono un lasso di tempo significativo) ha messo in evidenza delle cose che all'epoca mi erano sfuggite o non avevo notato. Anche le esperienze che ho avuto negli ultimi anni (a volte le cose che leggi poi in qualche forma capitano a te...) hanno contribuito a una rilettura rivelatrice. Non sono in grado di fare una critica, non è il mio campo. Posso dire che mi è piaciuto e che leggere questi autori mi dà la sensazione di qualcosa di essenziale, scarno e rarefatto ma nonostante ciò, miracolosamente profondo. Ultima considerazione: nella prefazione di "La donna di sabbia" lessi della difficoltà di tradurre dal giapponese. Bisogna passare dai simboli alle parole, non ci avevo pensato e la cosa mi intriga.
Marinella (sì): Non l’ho riletto, l’avevo letto molti anni fa e mi erano piaciuti la scrittura e il sottile erotismo, molto orientale. Anni dopo vidi l’omonimo film di Tinto Brass, la storia è quella ma non c’è traccia di sottile erotismo…
Luisella (nì): Il mio giudizio è un “nì”. Pur non avendo apprezzato lo stile sono stata contenta di leggere uno scrittore giapponese così famoso, che ha scritto moltissimo e che pure non avevo mai affrontato.
Il romanzo in sé l’ho trovato contorto, cervellotico e tedioso, e se una svolta c’è stata – chiamiamola persino “colpo di scena” – è stata troppo tardiva, quando ormai la noia aveva avuto il sopravvento.
Tuttavia, nel cercare informazioni sull'autore, mi sono incuriosita della sua personalità (feticista e con un complesso di Edipo decisamente non risolto) e di altri suoi libri.
Ne ho preso uno, "Libro d’ombra", interessante.
Scritto negli anni ’30, curiosamente questo libro (che non è un romanzo, non è vero saggio, non si sa cosa sia) mi offre delle risposte su molte cose, anche sullo stile de "La chiave" (scritto molto dopo); è una sorta di dichiarazione di poetica che mi aiuta a comprendere Tanizaki nel suo complesso.
Su questo bizzarro libretto ho scritto un articolo sul “Ponte rosso” di questo mese, pubblicato anche in questa pagina del mio blog.
Pierpaolo (sì): Ho votato sì perché il romanzo, pur avendomi spiazzato un po’ all’inizio, poi mi ha avvinto come il miglior giallo, anzi, noir come suggerisce Sonja, con una femme fatale dagli occhi a mandorla.
Lo spaesamento iniziale è dovuto al fatto che non ci sono se non pochissime descrizioni degli ambienti in cui si muovono i personaggi, che per l’epoca e il luogo sono difficili da immaginare per me. Però poi ho capito che un romanzo costruito su due diari che diventano quasi uno scambio di lettere (visto che i due autori sono consapevoli di venir letti dall’altro/a) non può, per coerenza di scrittura, contenere esplicite e lunghe descrizioni degli ambienti e così mi sono concentrato sulla trama e sugli aspetti psicologici, che mi hanno avvinto.
Questa storia di due psicologie che tentano di sopraffarsi e di manipolarsi l’un l’altra, che vede il prevalere di quella della moglie, che usa le debolezze del marito per spingerlo oltre l’ultimo limite fisico di resistenza, è la storia di un omicidio premeditato, condotto fino all’ultimo con la complicità, o il co-interesse della figlia.
Nella tattica solo apparentemente arrendevole della moglie mi è sembrato di cogliere la filosofia di base che sta sotto le arti marziali orientali, quella di non basare tutto sulla propria superiorità, ma di affidarsi alla forza non controllata dell’avversario, per attirarlo nell’errore, e approfittarne.
Sonja (sì): Il mio sì è un sì convinto perchè il libro è scritto con una maestria veramente ammirevole e dimostra quanto profonda è la conoscenza dell'autore del mondo e dell'animo femminile. La descrizione della graduale evoluzione di questa donna, che all'inizio sembra non sia in grado nemmeno di saper provvedere a se stessa e vive sulle regole dettate dalla tradizione, prima in una fredda calcolatrice e infine in una spietata assassina, è di una maestria che rasenta la poesia. L'uomo, inizialmente forte e padrone della situazione, infine soccombe vittima della propria perversione e dell'astuzia della compagna.
Prossimo libro: "La veglia di Ljuba" di Angelo Floramo (preferito a "Il botanico inglese" di Nicole C. Vosseler e a "Il sentiero del sale" di Raynor Winn)
Prossimo proponente: Oscar
Prossimo incontro: 26 agosto