Sì: Gabri, Franca, Oscar, Alessandra, Giuseppe
No: Piero
Oscar (proponente, sì): Da bambino sono stato alunno di mia madre e ho vissuto l'ambiente dell'insegnamento anche prima di andare a scuola. Anche ora alcuni miei amici lavorano in questo ambito. E' per questo che ho trovato interessante leggere (e proporvi) questo libro. E mi è sembrato interessante anche come analisi delle nuove generazioni che vivono il percorso della loro istruzione.
Alessandra (sì): Ho condiviso le considerazioni della parte iniziale del libro. Quella centrale mi è risultata meno condivisibile, in quanto si susseguono quelle che a me sono parse estremizzazioni e rigidità dell'autrice. Decisamente meglio l'ultima parte, dove emerge l'idea che la scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a realizzare liberamente l'interiorità e i talenti di ognuno.
Franca (sì): L'autrice analizza la sua realtà lavorativa, fatta di studenti sempre più ignoranti per via dei livelli di istruzione precedenti. La seconda parte del libro contiene un'analisi delle cause che hanno portato all'attuale situazione: il dare per scontato che tutti debbano andare a scuola, il portare avanti l'illusione che tutti possono avere le stesse possibilità. Sono concetti nati negli anni '60, con le correnti pedagociche di sinistra. Nella terza parte la scrittrice propone le sue idee: una base iniziale di istruzione, comune a tutti, seguita da successivi tre indirizzi educativi. La Mastrocola critica l'approccio giocoso e divertente di porgere cultura agli studenti, ma questo è alla base dei più importanti criteri pedagogici. L'autrice critica la scuola, ma in realtà critica la società che ha prodotto questa scuola.
Gabri (sì): Ho trovato molti spunti interessanti in questo libro. Sono d'accordo con l'analisi e le considerazioni dell'autrice.
Piero (no): Ammetto di non aver letto tutto il libro, per motivi di tempo. L'ho letto confrontando le mie esperienze di padre, e devo dire che non corrispondono con quelle tanto negative e pessimiste dell'autrice. La Mastrocola tende a generalizzare e sembra in qualche modo prevenuta nei confronti delle nuove generazioni. Nel mio lavoro, comunque, mi è toccato fare selezione del personale, constatando situazioni non proprio positive: non sempre l'aver conseguito una laurea è garanzia di cultura e competenza. Ho conosciuto diversi giovani laureati con carenze culturali di diverso tipo.
Giuseppe (sì, via mail): Nonostante in alcuni capitoli sia un po' ripetitivo, mi è piaciuto molto, mi ha coinvolto e l'ho letto velocemente. L'autrice presenta le situazioni prese dalla sua esperienza di insegnante, è un po' acida e pungente (mi ricordava una mia professoressa) e a volte esilarante. Interessante anche la digressione storica della scuola italiana, dalla riforma Belinguer a quella della Gelmini. L'autrice è molto decisa nel criticare l'attuale sistema di educazione che genera studenti senza metodo e senza le basi necessarie per prosegurie negli studi più avanzati: a volte mi è sembrata un po' troppo estrema ma per la maggior parte dei casi ero pienamente d'accordo con lei. Ho apprezzo molto il suo voler portare in primo piano il senso del dovere, il suo valorizzare il pensiero astratto (della letteratura ma anche che della matematica, ovviamente) che le moderne tecnologie ci stanno uccidendo (il cosiddetto “Nuovomondo”). A tal proposito ho apprezzato anche il riferimento a “Homo videns” di Sartori. Mi è piaciuto anche quando analizza le frasi, soppesa le parole, il loro senso. Bello e ragionevole il discorso del fare qualsiasi cosa, l'importante è “farla bene” (lo considero valido non solo per gli studenti ma per tutti) perchè questo ci porta ad essere soddisfatti di noi stessi: dopo ore e ore a scervellarci su qualcosa, “come per miracolo la capisci, ti verrebbe da ballare per strada e ti capita una cosa che mai avresti immaginato: sei soddistatto di te stesso”. Un altro elemento positivo del libro è la proposta finale di una possibile soluzione, un'idea non perfetta (come del resto l'intero libro) ma che potrebbe migliorare la situazione... tra un po' di anni. E' un libro che mi ha fatto pensare e riflettere molto, anche sulle scelte che sto facendo, sulle situazioni che ho vissuto e che sto vivendo. Molto bello. Grazie Oscar!!!
Prossimo saggio: "Che cosa è l’uomo?" di Mark Twain (preferito a "Sulla bugia" di Sant'Agostino e "Origini della disuguaglianza" di Jean-Jacques Rousseau).
Prossima proponente: Marinella.
Prossimo incontro: 11 aprile.
(*): in via eccezionale, la discussione di questa serata ha riguardato due libri, anziché uno, come nostro solito (in questa pagina la discussione dell'altro libro).