La fine del tempo (di Guido Maria Brera)

Proposto da Gabriella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di ottobre 2020

Sì: Gabriella, Sonja
Nì: Alessandro, Oscar
No: Marinella, Marisa

Gabriella (sì, proponente): Ho apprezzato questo libro non tanto per la trama ma per le considerazioni profonde dell’autore, il quale denuncia senza mezzi termini i meccanismi che oggigiorno manipolano e regolano i nostri destini. Gli algoritmi che tutto plasmano e controllano, dominio astratto e insieme concreto della tecnofinanza rappresentata dalle big five: Amazon, Apple, Facebook, Mycrosoft, Google. Esse possiedono il più grande dispositivo di controllo inventato dagli uomini per dominare altri uomini. Sono i nuovi signori del mondo e, attraverso i big data, la robotica, l’intelligenza artificiale, asservono intere classi politiche e rendono le disuguaglianze tra popoli e persone sempre più profonde. Ma c’è un messaggio di speranza alla fine del libro, rappresentato dall’abolizione del debito pubblico del Giappone. Attualmente il più alto al mondo, seguito a ruota da quello italiano. Sono fardelli troppo pesanti che gravano sulle spalle di un popolo, limitandone lo sviluppo. La cancellazione dei debiti rimetterebbe tutti su un livello di parità, redistribuendo il reddito e permettendo a Stati e Nazioni di ricominciare a ricostruire, liberi dalle catene della sottomissione.

Marisa (no): Libro dal linguaggio ricercato ma dalla trama farraginosa, più saggio che romanzo, criptico per i non addetti ai lavori e tendente a una sorta di esibizionismo culturale. Del tutto profana di temi che trattano il mondo della finanza, ho dedicato uno sforzo notevole a questa lettura per me ostica e alla fine ho ceduto le armi alla mia scarsa propensione ad apprezzare questo tipo di narrazione. L’autore imbastisce una storia poco plausibile, imperniata su un protagonista che sta via via perdendo la memoria, per lanciarsi in spiegazioni sovrabbondanti di termini tecnici riguardo all’impatto delle cosiddette high tech corporations sull’economia globale, ricorrendo anche a dei principi filosofici di Zenone e Cartesio e alle opere artistiche di Francis Bacon. Ed ecco che i forti poteri oligarchici imprenditoriali creano un artifizio capace di congelare il tempo - per noi lineare - in modo da essere liberi di giocare indisturbati la loro partita finanziaria a danno del resto del pianeta, che si trova così immerso in uno statico presente nell’illusione di un futuro proficuo e rassicurante. Peccato che l’autore, addentrandosi nei meandri della politica economica, non abbia posto l’accento sul senso di frustrazione e d’impotenza inferto all’uomo, che è suo malgrado schiacciato, plagiato dall’inarrestabile invadenza della tecnologia e forse a rischio di estinzione, in quanto essere dotato di pensiero autonomo, di emozioni, di ricordi e auspicabilmente conscio della propria unicità.

Marinella (no): Condivido le considerazioni fatte da Marisa e ho trovato il libro freddo e poco interessante per chi non ama questo tipo di argomenti. Non succede nulla, il linguaggio è poco comprensibile. Sono fatti che non mi sanno dire niente e non mi è piaciuto il tipo di scrittura. Verso la fine è andata un po’ meglio, ma delle prime 100 pagine non ho capito niente. Non mi è piaciuto nulla.

Sonja (sì): Ho fatto molta fatica a leggerlo perché parla di un mondo tanto lontano dal mio. Ma, per caparbietà e per non volermi arrendere, qualcosa alla fine mi è entrato (io e Wade brancolavamo nel buio). Mi ha colpito, alla fine, il rasoio che taglia il debito pubblico del Giappone. Pure Solone cancellò i debiti. E’ stata una grande lezione leggerlo, mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha ridimensionata. Mi sono resa conto di quanto Brera sappia del mio mondo e quanto poco io del suo. Non ho apprezzato il suo modo di scrivere.

Oscar (nì): la parte "sì" del mio "nì" è rappresentata dal fatto che l’autore è riuscito a mantenere la suspance fino alla fine. La parte "no" è dovuta al fatto che lo trovo un libro per addetti ai lavori. Ciò che sostiene è oggettivo o complottista? Sospendo il mio giudizio. Mi ha infastidito l’esibizione di marche e oggetti che evidenziavano lo status sociale dei protagonisti. Ho apprezzato la fine, ambientata nel futuro, in cui il protagonista prende parte alla cerimonia di cancellazione del debito giapponese. Forse l’umanità ci arriverà? Chissà. Non ci è dato saperlo.

Alessandro (nì): Ho letto solo il 15% del libro. All’inizio mi è stato ostico, non riuscivo a seguire il linguaggio e aspettavo gli elefanti (fa un paragone con il libro Salambò di Flaubert). Non ho potuto finirlo. Emerge il serpentello del complottismo ed è pur vero che il comportamento di ciascuno di noi impatta sull’economia. Rispetto al discorso dei raider che vengono sottopagati è sfruttati: credo che se dovessimo pagare l’effettivo costo del bene, nessuno lo comprerebbe.


Prossimo libro: "La vita agra" di Luciano Bianciardi (preferito "Tempo di uccidere" di Ennio Flaiano e a "Diceria dell'untore" di Gesualdo Bufalino)

Prossima proponente: Marisa

Prossimo incontro: 27 novembre