Il quaderno dell'amore perduto (di Valérie Perrin)

Proposto da Katia

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di febbraio 2023

SÌ: Adriano, Alessandro, Katia, Marinella, Oscar e Sonja
NÌ: Pierpaolo
Luisella ha letto solo poche pagine


Marinella (sì): Sono stata una lettrice accanita, ora da anni mi capita difficilmente di trovare libri che mi catturino e che non mi facciano dormire la notte. Mi capita con la Perrin, con tutti i suoi libri. La Perrin non è Proust e i suoi libri non cambieranno la mia vita però mi avvincono e anche questa è una funzione importante dei libri, divertire, fare passare il tempo… La Perrin è una sceneggiatrice e questo nei suoi libri si sente.


Alessandro (sì): Penso esattamente quanto ha detto Marinella.


Oscar (sì): Questo è il secondo libro della Perrin che ho letto (dopo "Cambiare l'acqua ai fiori") e sto apprezzando sempre di più questa autrice. Mi piacciono le trame intricate, con personaggi interconnessi, flashback e un senso di tensione crescente. Con alcuni libri non sento la voglia di riprenderli in mano, ma con quelli di Perrin non vedo l'ora di trovare qualche minuto libero per tornare a leggere dei personaggi e scoprire l'evoluzione della trama. Mi è piaciuto molto l'intreccio delle storie su due piani temporali.


Adriano (sì): Probabilmente non lo avrei mai letto a causa del suo titolo. Una volta letto ho trovato una dissonanza tra il titolo e il contenuto. Bello invece il titolo originale francese. Certe cose sono un po' sornione, certe immagini evocative che poi riesce a collegare nel testo. Parte da immagini cinematografiche e poi costruisce le sue storie. Sa raccontare, sicuramente grazie al suo lavoro.


Pierpaolo (nì): Un libro il cui titolo e la cui copertina non me l’avrebbero fatto scegliere in una libreria, per la somiglianza con le produzioni rosa / harmony. Invece il titolo originale, che non sapevo essere così diverso, I dimenticati della domenica, mi piace molto di più.

Non però che alcuni aspetti del genere Rosa non siano presenti nel libro (tutto quanto ruota attorno al personaggio Romain, di cui è innamorata la protagonista e generosissimo donatore di case in Sardegna), assieme al libro di memorie, al giallo, al romanzo di guerra, ecc. ecc. .

Ho votato Ni perché sicuramente è una lettura che avvince il lettore, per la grandissima fantasia e capacità di generare “intreccio”, per certi versi debordante. E questo non è che uno dei limiti che ci trovo.

Mi sembra un libro che richiede una lettura immersiva e veloce - anzi, dopo aver sentito gli errori di tipo cronologico che ci ha trovato Sonia, direi che la giusta lettura è quella distratta.

Nei tre piani temporali su cui si snoda il generoso racconto si trovano tantissimi eventi, forse troppi, al punto che si potrebbe dire che ce n’è almeno per tre romanzi, o forse per una serie TV (ancora meglio).

Mi sembra che forse l’epoca rievocata con più successo, anche per motivi generazionali dell’autrice, sia quella degli anni ‘80-90, mentre quella ricostruita con più superficialità è quella degli anni ‘40-’50: tra pogrom, profughi, guerra, collaborazionismo e deportazioni mi pare che la Perrin ci abbia costretto a una corsa troppo veloce.

Mi ha incuriosito parecchio il fatto che si citi così frequentemente e apertamente il romanzo, per altro recentissimo, Mal di pietre, di Milena Agus, al punto che sospetto ci siano dei debiti che la Perrin vuole riconoscere e credo proprio che darò un’occhiata al libro italiano.

Ho una domanda per tutti (SEGUE SPOILER!): i gemelli con le rispettive mogli sono usciti di strada e morti autonomamente, oppure la loro mamma, la nonna della protagonista, ha sbagliato macchina e ha sabotato per sbaglio quella dei figli invece di quella del marito fedifrago? Mi pare non venga chiarito, intuisco che abbia sbagliato macchina, perché altrimenti sarebbe poi uscito di strada anche il marito, oppure ci avrebbe raccontato che la nonna aveva riparato la macchina del consorte.


Sonja (sì): Concordo con le tesi esposte da Pierpaolo ed ero a lungo titubante tra il SI e il NI. E questo anche per il fatto che nel testo non c’è nessunissima cura per le concordanze temporali. Questa tendenza a non tener conto della congruenza tra le date e gli accenni temporali che vengono spesso e volentieri citati l’avevo già notata leggendo "Tre" e pensavo che fossero delle sviste. Evidentemente però non è così. Alla fine mi sono decisa per il SI perché ho trovato molto bella la lezione che la giovane infermiera apprende dalla sua protetta; la stesura della storia della vita dell’anziana porta la ragazza, che è cresciuta in una famiglia disastrata e che vive una vita scapestrata, a portare alla luce e sviluppare i bellissimi doni che si nascondono in lei.


Prossimo libro: "Il resto di niente" di Enzo Striano (preferito a "La pelle" di Curzio Malaparte e a "Il mare non bagna Napoli" di Anna Maria Ortese)

Prossimo proponente: Alessandro

Prossimo incontro: 31 marzo