Il Giro di vite (di Henry James)

Proposto da Michele

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di marzo 2018

Presenti: Alessandra Co., Alessandro, Luisella, Marinella, Marisa, Massimo I., Michele, Pierpaolo

Sì: Michele, Luisella, Pierpaolo, Marinella
Nì: Alessandro, Marisa, Alessandra Co., Massimo I.

Michele (sì, proponente): Il libro è un capolavoro di fantasia e di “finzione” che ben si presta, poiché lo è già stato, ad una rappresentazione teatrale. La finzione consiste nelle apparizioni. E’ sempre l’istitutrice ad accorgersene per prima. Mai però queste apparizioni sono corroborate da prove concrete, mai sostenute da conferme dei presenti a Bly. Ad ogni apparizione, ad ogni “giro di vite” il lettore resta sospeso nell’attesa di uno sviluppo che però si conclude con un nulla di fatto. Ed è questo “non accadere” che è la grandiosa forza del testo: siamo padroni della storia, autori con l’autore, fruitori e creatori al contempo. Ultima annotazione quella sulla prosa. Spesso è di ampio respiro, con lunghi periodi inanellati che sembrano negare e subito dopo affermare ma che ben presto si mostrano fragili e dubbiosi fatti di se e ma.

Alessandra Co. (nì): Nonostante la cura quasi maniacale nelle tante note e nello sviscerare ogni punto sviscerabile, non sono riuscita a cogliere la grandezza del testo che, anzi, mi pareva in più punti incongruente e, come altri, datato. Benché la scrittura inglese mi risultasse chiara e piacevole da confrontare, le emozioni dei personaggi mi risultavano lontane miglia e miglia. Assurde incongruenze sottolineavano una lettura da farsi su un altro piano, ma che ugualmente, purtroppo, non riusciva a coinvolgermi. Comunque una edizione che non lasciava nulla al caso, davvero completa, dal testo a fronte, fino alla presentazione della traduttrice.

Marisa (nì): La lettura di questo racconto gotico della fine '800 richiama sul piano dell'immaginario collettivo e del vissuto individuale certe inquietudini tipiche dell'infanzia, come la paura del buio o dell'abbandono; e la metafora racchiusa nelle apparizioni dei fantasmi sottintende la sottile presenza del Male, il male che corrompe la purezza, che investe quel lato dell'essere umano più fragile e maggiormente esposto alle manipolazioni. Qui l'elemento soprannaturale e quello naturale si sovrappongono, e non si sa se queste presunte apparizioni, in apparenza condivise tacitamente dai bambini, siano percepite dall'istitutrice come allucinazioni, ossessioni paranoiche che penetrano nell'animo con giri di vite sempre più stretti, oppure se la loro natura sia da considerarsi esoterica, paranormale: esse in ogni modo costituiscono, per citare Freud, l'elemento “perturbante”, quello attinente alla sfera della rimozione dell'inconscio che emergendo si rivela familiare e nello stesso tempo estraneo e temuto, quello che induce spaesamento e profondo disagio esistenziale. Aleggia in tutto il racconto un'atmosfera malsana di incubo e di paura dove la bellezza quasi sovrumana dei bambini si contrappone al senso dell'osceno che proprio da essa sembra trarre origine: l'eterna antitesi e insieme complementarità del bene e del male, della vita e della morte, qui interpretate da James con un linguaggio raffinato, ma volutamente vago nel dare significato alle ombre.

Alessandro (nì): Ho letto il libro venti anni fa dopo aver assistito al Verdi all’omonima opera di Britten (che mi è piaciuta molto). Il libro mi è piaciuto molto alla prima lettura, per l’atmosfera creata dallo scrittore. Non ricordando la vicenda, ho provato a rileggere il libro senza però finirlo, questo per via della noia causata da una vicenda che ora mi è sembrata inutilmente dilatata.

Pierpaolo (sì): Interessante racconto, dubbio tra sì e nì, perché misto di “antico” e moderno. Antico perché risente molto della sua collocazione di genere (racconto dell’orrore, gotico) e della sua forma d’appendice (fu pubblicato a puntate nel 1898 sulla rivista “Collier’s Weekly”): pur essendo piuttosto logorroico crea una suspense che era funzionale a quel tipo di lettura. Ma anche moderno, anticipatore delle tematiche psicologiche e psicanalitiche tipiche del ‘900, e in un suo modo anche del flusso di coscienza, fa della mente dell’Istitutrice il luogo dove si consuma il dramma, raccontato nel suo memoriale. Moderno anche per la sua voluta ambiguità e per la scelta di non sciogliere veramente la vicenda ma di lasciare il finale aperto. Si sono lette le più varie interpretazioni, i critici sono andati a festa. I fantasmi ci sono, non ci sono; li vede solo l’istitutrice, li vedono anche i bimbi, li vede solo Flora; l’istitutrice è isterica anzi no, è un simbolo della repressione vittoriana, mentre i fantasmi rappresentano l’inevitabile erotismo dell’età adulta, che questa combatte. O forse è una storia di qualcos’altro che non si poteva dire, di un terribile segreto, di una violenza imposta a Miles da Quint, con la complicità della signorina Jessel, e in qualche modo rivissuta in collegio, fino all’espulsione. Noto anche come Angoscia e Il segreto dell'istitutrice, è un racconto che ha avuto una grandissima fortuna. Ho contato un’opera lirica di Britten, 20 adattamenti per cinema e TV (variamente ispirati), 16 edizioni italiane (fino a quella erotica a fumetti di Crepax) e 11 traduzioni. Io credo di non aver letto la migliore, anche se prova della scrittrice Fausta Cialente, mi ha lasciato la voglia di provare a rileggerlo in lingua originale.

Massimo I. (nì): E' stato trovato un lacerto di henry james, che cercherò di tradurre il più fedelmente possibile: «Eravamo seduti in giardino ed ad un certo punto assistemmo ad una scena agghiacciante - ancora oggi, a distanza di più di un lustro, quando il pensiero vi si sofferma, mi sembra che il sangue smetta di fluire nelle vene - vedemmo - mio Dio, non oso quasi riportare il mio sguardo indietro e soffermarsi su una scena talmente abbietta - la governante abbracciare e baciare con trasporto il cocchiere, capite, una persona di un ceto così inferiore. Io ero ammutolita e tremavo in tutte le membra, il cielo sembrava incombere su di me, caddi svenuta. Quando rinvenni, poco prima dell'imbrunire, il giovine Miles si avvicinò titubante e sussurrò al mio orecchio una frase che mai potrò dimenticare; era una domanda, un'affermazione, ancora oggi non so rispondere a ciò, so soltanto che si trattò di un periodare che mi sconvolse e frantumò quanto ancora sopravviveva della mia coscienza. Ma devo raccogliere la forza e svelare quanto pronunciato dal giovine Miles. Mi chiese - santo cielo - mi chiese che ora fosse. Non trovai l'animo di rispondere e ricaddi svenuta.»

Marinella (sì): I libri di James nascono come sceneggiature per il cinema, dai suoi romanzi tanti film, anche più di uno da ogni storia, ‘Daisy Miller’, ‘Ritratto di signora’, ‘Washington Square’, ‘Le bostoniane’, ‘Ciò che sapeva Maisie’, ‘Giro di vite’, ‘Le ali della colomba’, ‘La coppa d’oro’, ‘Carteggio Aspern’…. Ho letto il libro molti anni fa, forse anch’io dopo avere visto l’opera di Britten, ora, non trovando più la mia vecchia edizione, credo Einaudi, ho avuto la fortuna di trovare un libro che non sapevo di avere con traduzione e prefazione di Nadia Fusini. Di Nadia Fusini avevo letto un libro bellissimo su Shakespeare, ‘Di vita si muore’ che mi era piaciuto moltissimo. Ho letto quindi con grande curiosità la sua prefazione e sono stata ampiamente ripagata. E’ una ‘tale’, a little subject, quindi sintesi e effetto sorpresa perché apparso a puntate. L’arcivescovo di Canterbury, Benson, racconta a James la storia che aveva sentito raccontare da una donna. James inventa una festa di Natale in cui ci si racconta delle storie di paura tra cui questa contenuta in un manoscritto scritto dall’istitutrice. Secondo Wilde è un racconto meraviglioso simile a una tragedia elisabettiana. Secondo Wilson i fantasmi sono allucinazioni della governante isterica – in epoche precedenti sarebbe finita sul rogo - e la traduttrice si dichiara wilsoniana. Miles è stato iniziato al sesso dal suo precettore – com’era una tradizione molto inglese – o è l’inclinazione pedofila dello scrittore? Chi legge è confuso. James aveva la sorella Alice affetta da allucinazioni. E sono gli anni di Freud. Fusini conclude, Giro di vite è un racconto di fantasmi. Un puro grandissimo esercizio nel genere. E le donne – e gli scrittori – li vedono. Parla poi del suo lavoro di traduttrice. La lingua di James è semplice soprattutto in questa ‘tale’ che scrive a puntate per puro mestiere. Quello che è invece complesso nella lingua di James è il periodo, frasi complesse, linee serpentine nella sintassi – prova provata di un godimento quasi indecente. Spiega la grande difficoltà, ad esempio, di tradurre una frase come ‘His little heart, dispossessed, had stopped’ per arrivare a ‘liberato’.

Prossimo libro: "Omicidio al Savoy" di Maj Sjowall e Per Wahloo (preferito a "L’uomo che odiava i martedì" di Hakan Nesser e a "La sottile linea scura" di Joe R. Lansdale)

Prossimo proponente: Marinella

Prossimo incontro: 28 aprile