La conquista dell'America (di Cvetan Todorov)

Proposto da Pierpaolo

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di aprile 2016

Sì: Marisa, Alessandra Co., Alessandra Ce. e Pierpaolo

No: Marinella e Oscar

Pierpaolo (sì, proponente): Ho proposto un libro che mi era piaciuto molto, che fa meditare su se stessi e mi sembra adatto alla discussione in un gruppo di lettura, per favorire lo scambio di opinioni. Può esser letto da molti punti di vista, perchè l’autore ha voluto proporre possibili percorsi individuali, di gruppi, e anche a livello macro per capire le modalità di rapporto tra strati sociali in una nazione o nazioni diverse o epoche storiche diverse. Perchè l’argomento del libro è appunto il problema del rapporto con l’altro, che tutti affrontiamo nel corso della vita. Un libro che permette di approfondire anche quel che resta della cultura e della storia dei popoli sud americani nativi, che sono state affrontate anche in film molto belli come Aguirre furore di Dio, di Herzog, o un film sudamericano su Cabeza de Vaca, visto al festival latinoamericano di Trieste tanti anni fa. Uno degli aspetti più paradossali della lettura di Todorov è che l’approccio a una cultura “aliena” come quella precolombiana caratterizzato da un pregiudizio di superiorità è stato un filtro forse meno deformante di quello portato dal pregiudizio di eguaglianza, che fa trascurare e appiattire tutte le differenze. Non è vero che siamo tutti uguali, siamo tutti diversi. E’ sicuramente un libro scritto per l’università, adesso Todorov scrive libri molto più politici, di intervento polemico su tematiche legate al rapporto tra culture in Francia e in Europa. Ma secondo me La conquista dell’America è comunque un saggio leggibile in maniera scorrevole, non leggera ma neanche impossibile se non si approfondisce troppo l’apparato critico.

Alessandra Co. (sì): Mi è piaciuto molto ma all’inizio mi è sembrato troppo giudicante, come se avesse pregiudizi come li aveva Colombo. Ad esempio Todorov dice che i cattolici avrebbero dovuto esser migliori per motivi religiosi. Ma proseguendo poi mi ha avvinto tantissimo l’analisi antropologica degli archetipi di quelle civiltà, il confronto tra le violenze della nostra e delle loro società, inclusi i sacrifici umani. Sentire parlare della percezione che si ha dell’altro aiuta a rendersi conto di quanto siamo limitati. Non possiamo pensare di capire veramente un altro. Non potevano vincere, non avevano nemmeno la ruota. Una civiltà radicamente diversa, impossibile da capire. Al giorno d’oggi stiamo bruciando tante possibilità come ne bruciammo allora, fallendo l’integrazione.

Pierpaolo Ma oggi sapremmo fare di meglio? Secondo tutti no, solo poco elite di scienziati, o di uomini “illuminati” saprebbero ascoltare gli altri.

Oscar (no): avevo grandi aspettative ma ho impattato contro il muro scoraggiante di un testo universitario. Troppe informazioni, non che io volessi un predigerito, ma faticavo a cogliere il filo. Tra le cose che mi hanno lasciato perplesso, il fatto che Colombo non ritenesse queste popolazioni capaci di una lingua propria (presunzione o ignoranza dell'uomo civilizzato?). Eppure gli europei avevano già esperienza delle loro differenze linguistiche. Argomenti interessanti ma resi in maniera eccessivamente tecnica (ho spesso saltato interi passaggi). Interessante il discorso sui calendari ciclici, sull’accettazione del sacrificio da parte del predestinato. Il libro era poco divulgativo e l'autore non ha fatto nessuno sforzo per veicolare la materia a un pubblico non specialista. Mi piacerebbe vivere fino a un eventuale contatto con una civilità aliena, se non altro per vedere se come genere umano abbiamo fatto progressi dai tempi di Cristoforo Colombo.

Marinella (no): Voto no perchè l’argomento antropologia non mi interessa. Buona volontà per arrivare a pagina 130. Troppo noioso, non capisco niente neanche di quello che ha detto Marisa, ad esempio. Non mi piace per mia mancanza. Troppo difficile, troppo alla Roland Barthes. Per me è un modo troppo universitario di scrivere e su un argomento che non mi piace. Come un testo tecnico di economia o giurisprudenza, non mi interessa, non ne capisco molto e non mi viene voglia di leggerlo.

Alessandra Ce. (sì): secondo me è un libro umano, che parla di come gli uomini si rapportino tra loro, quindi è assolutamente non tecnico. Un libro a più voci, perchè fa vedere la realtà dei nativi dal punto di vista diverso dei diversi memorialisti europei.

Marisa (sì): In questo saggio, attraverso la descrizione e un'attenta documentazione storica delle conquiste espansionistiche da parte di Colombo e di Cortés, Todorov ha voluto analizzare i rapporti tra i conquistadores e gli indios. Mentre l'ideologia di conquista di Colombo si fondava soprattutto sull'asservimento e sull'osservazione della natura piuttosto che degli indios, Cortés mostrò più comprensione verso questi popoli, anche se il suo interesse è più metaforico che letterale: in realtà la sua capacità di comprendere l'altro è sempre subordinata al suo senso di superiorità e di identità. Perciò, sebbene essi praticassero metodologie diverse nell'approcciarsi agli indios, i loro obiettivi erano comuni: la colonizzazione e l'evangelizzazione, oltreché la gloria e l'arricchimento. Parallelamente, vediamo i missionari adottare i costumi degli indios al solo fine di convertirli al cristianesimo. Più sorprendente è il caso del domenicano Las Casas, che andò oltre il puro intento della conversione per difenderli strenuamente contro qualsiasi ingerenza che venisse loro imposta anziché proposta: infatti egli era convinto che l'imposizione della propria volontà equivalesse al mancato riconoscimento della loro dignità umana e del loro valore culturale. La conquista dell'America ha segnato la svolta a partire dalla quale l'Europa occidentale ha cercato di assimilare l'altro, di far scomparire l'alterità esteriore. Si pone, a questo proposito, il problema dell'egualitarismo, del senso sociale, dell'identità e infine del grado di conoscenza verso le culture di popoli diversi, che diventano oggetto di assimilazione e sottomissione da parte di un potere che si ritiene a loro superiore dal punto di vista religioso, sociale e culturale. Il massacro perpetrato dai conquistadores nell'America Latina fu largamente giustificato dai posteri come mezzo necessario per poter combattere l'inciviltà e la barbarie, e la storia degli avvenimenti futuri vedrà un'Europa scatenare altre guerre di conquista, di colonizzazione e di distruzione, continuando ad ignorare l'importanza della dimensione umana e sociale dell'altro.


Prossimo saggio: "Limite" di Remo Bodei (preferito a "Il complesso di Telemaco" di Massimo Recalcati e a "Le porte della percezione" di Aldous Huxley)

Prossima proponente: Mirella

Prossimo incontro: 8 luglio