La versione di Barney (di Mordecai Richley)

Proposto da Marinella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di febbraio 2014

Sì: Marinella, Donatella, Alessandra Covach, Marisa, Alessandra Cepar, Giovanna, Massimo I., Luca

No: Mirella, Tomas, Oscar, Maddalena, Massimo M.

Nì: Piero, Giuseppe, Franca

Marinella (sì, proponente): Un libro che adoro, uno dei migliori mai letti, un libro da cui è difficile staccarsi, che rende difficile la scelta di successive letture alla sua altezza. E' geniale la struttura narrativa con i suoi continui salti temporali, l'inserimento di pagine di diario, di articoli, di lettere anonime scritte ai nemici. Non si sa se credere o meno alla versione di Barney alla quale si aggiunge quella del noioso figlio Michael che corregge la versione del padre. Un libro intelligente, divertente, ironico, irriverente, sagace, profondo e commovente che descrive la vita dissipata e scorretta di un uomo egoista, cinico, disincantato, caustico, sarcastico, impertinente, scorbutico, sprezzante, burbero, che odia la banalità, il conformismo, la mediocrità e le regole, ma dolce, fragile e sensibile quando parla di Miriam, la sua adorata Miriam. Un libro che si chiude su un finale geniale e sorprendente.

Oscar (no): Mi sono fermato a pagina 100, perché continuare a farmi del male? Personaggio antipatico.

Alessandra Covach (sì): All'inizio ho sofferto, ma nelle seconda parte l'ho apprezzato. Mi ha evocato Pirandello, Joyce, Svevo e Rilke, cui ho pensato per lo scorrere delle vite, degli affetti, per come siamo nel ricordo degli altri. La struttura del libro è speciale e mi domando quale sia la verità degli avvenimenti.

Mirella (no): La verità è che Barney uccide Boogie, di sicuro non è stato il Canadair. Ho fatto all'inizio molta fatica a leggerlo quando introduce tutti i personaggi. Mi ha dato fastidio perché mi ha fatto riemergere tutti i pregiudizi che ho nei confronti degli scrittori ebrei. Barney è un personagio odioso, repellente.

Alessandra cepar (sì): La prima parte è difficile, da un certo momento in poi mi è piaciuto molto ed è stato un crescendo. Barney è puro, non nasconde nulla, non mette maschere, non cerca scuse per se stesso. Mi è piaciuta l'irriverenza e la fragilità con cui dà la sua versione dei fatti.

Giovanna (sì): Dal 2001 l'ho riletto quattro volte e anche ora l'ho riletto molto volentieri. Mi piace la sincerità e la verità con cui Barney si racconta in pagine di grande bravura. Si descrive con crudezza e umorismo. E' esilarante, simpatico.

Piero (nì): E' un libro disarmante, geniale, scritto in maniera poco comune. Le prime cento pagine fanno venire voglia di lasciarlo là, inserisce continuamente personaggi che poi non si ritrovano. E' difficile. Poi dopo Clara è più facile, ma è così particolare che non facilita la lettura. Ho apprezzato l'autoironia, Barney si racconta così com'è, non si fa sconti. Trovo troppo trascinato il racconto della morte di Boogie. Ho apprezzato il filo logico che lega le vite delle tre donne. All'inizio è difficile innamorarsi del personaggio, poi è comico, vero, commovente.

Franca (nì): Prima di Richley ho letto Bukovski, quindi non ho visto l'originalità di questo libro che comunque è costruito bene, non è convenzionale, ma non è particolarmente interessante e non lo rileggerei.

Massimo I. (sì): L'ho letto diversi anni fa e non rileggo mai i libri. Lo ricordo come un libro divertente, uno dei più divertenti che abbia mai letto. Certe trovate sono clamorose, come le note che correggono le informazioni sbagliate. Spiritoso, allegro, solo alla fine si capisce che è scritto da un uomo che ha l'Alzheimer. Barney è simpatico con tutti i suoi difetti. Non so però se rileggendolo ora confermerei l' opinione positiva.

Marisa (sì): L'avevo letto nel 2001 e non mi era piaciuto per la volgarità. Ora il mio giudizio è capovolto. All'inizio l'ho letto con difficoltà, poi, quando si entra nel mondo di Barney, la lettura è divertente. L'accavallarsi di pensieri si traduce nel resoconto della sua vita dissipata. Barney è una persona molto vitale e l'Autore usa una scrittua affabulatoria, carica di divagazioni, battute fulminanti, sarcasmo. Rivendica con orgoglio la sua meschinità. La figura della seconda signora Panofski rappresenta tutto quello che Barney aborrisce, mentre la terza è il grande amore. Finzione e realtà si susseguono, per cui si perde la concezione della realtà. La fine è grandiosa, stuggente.

Donatella (sì):L'ho letto una decina di anni fa e mi aveva assai divertito, anch'io ho trovato difficoltà nelle prime pagine, ma poi la lettura è stata un godimento. Ancora oggi ricordo la telefonata che la seconda signoa Panofski fa alla madre. Uno dei libri più divertenti che abbia mai letto e potrei rileggerlo.

Tomas (no): Non mi è piaciuto per niente anche se dopo le prime cen to pagine migliora, così ho deciso di finirlo, ma non ho trovato niente di divertente. Mi ha dato tanto fastidio che Barney fosse un ubriacone e quindi ha una visione deformata del mondo. Mi ha commosso il personaggio del figlio Michael. E' un libro difficile, fastidioso e non vedevo l'ora di finirlo, cosa che è finalmente avvenuta domenica scorsa!

Giuseppe (nì): L'ho letto un anno fa e lo trovavo palloso, noioso e pesante soprattutto nelle prime duecento pagine, poi l'ho letto velocemente. Però stranamente nella mia recensione di fine lettura che conservo in fondo ai libri letti, ho scoperto che l'avevo giudicato positivamente.

Maddalena (no, via mail): Il mio voto è NO con qualche attenuante. Il no deriva da: 1) l'ambiente sociale è quello di persone arricchite, che si sono arricchite con pochi scrupoli, adattandosi bene ai vari "sistemi" (la tv spazzatura, arte spazzatura, il figlio nella finanza...) i personaggi sembrano "alternativi" ma solo per i vizi privati (droga, bere...) non certo per un pensiero morale. Il fastidio che provavo mi ricordava il fastidio di quando avevamo letto Maurice, anche lì non mi piaceva l'ambiente superborghesone. Esempio di orrore: pagina 93 - l'episodio del ragazzo che occupa l'università e viene processato, è descritto il pensiero di Barney che lo aiuta a uscirne fuori "attraverso le sue conoscenze in alto" e non prova nessun sentimento di rispetto per l'idealismo dei ragazzi, ecco mi ha dato proprio fastidio, ed è solo il primo esempio. 2) secondo motivo negativo è che il libro è lunqhissimo e pieno di dettagli inutili e pieno di personaggi secondari inutili, tutto scritto in modo incasinato che si fa fatica a seguire (almeno io facevo fatica).Le attenuanti sono solo 3 : il generale umorismo (un pò troppo cinico, ma indubbio), il finale (cioè la causa di morte di boogie) è una bella idea ma non serviva metterla dopo 500 pagine di cose inutili e 3) l'unico personaggio simpatico è il povero Boogie, peccato che appaia pochissimo. In particolare ho trovato geniale la sua trama del libro che doveva scrivere - pagina 22, episodio del Titanic (come era il viaggio? Noiosissimo) Ecco conclusione: se l'autore ha inventato questa persona di Boogie con questo tipo di trame, perchè invece di scrivere un libro così non tentava di dare vita alle idee di Boogie e scrivere l'anti-titanic ecc. ? Quindi NO secco con tre piccole attenuanti.

Massimo M. (no, via mail): Mi associo a quanto ha detto Maddalena. Innanzitutto è un libro per canadesi, tutte quelle citazioni noiose e incomprensibili hanno appesantito molto la lettura che poteva essere scorrevole per l'ironia e il ritmo. Concordo che 500 pagine sono troppe per arrivare alla soluzione del mistero, per dire cosa? Tornare e ritornare più volte su sugli stessi accadimenti. Non dò un giudizio morale, è un romanzo e racconta un vissuto di un tempo passato, ne prendo atto anche se un vissuto da bohemien degli anni 50 non è quanto di più edificante ci possa essere. Un Bukowski edulcorato, probabilmente l'autore stesso mettendo in scena i difetti dei personaggi non li vuole salvare. Non so. Ho letto il libro anni fa e non mi era piaciuto così come non mi era piaciuto il film e anche stavolta non sono riuscito ad andare oltre i 3/4, non tanto per la lunghezza quanto per la noia. Forse, non avendo nulla da fare e sotto un ombrellone si poteva anche leggere ma niente di più. Peccato, sfrondato da tanta pesantezza poteva essere piacevole.

Luca (sì, via mail): Venerdì ero incuriosito dalla veemenza dei pareri contrastanti della riunione, così ho approfittato di una copia rimasta abbandonata in casa per cimentarmi nella lettura del libro. Temevo di affrontare qualcosa di difficile e poco gratificante, da "sopportare almeno nelle prime 100 pagine" ed invece con stupore ho trovato coinvolgente e brillante soprattutto la prima parte. Se la storia in sè ritengo sia poco importante e credo potrebbe venir riassunta per semplicità di consultazione in pochissime facciate, ciò che ho trovato geniale ed insostituibile (anche nei tempi e nelle modalità) è stata quella che mi è sembrata la capacità dell'autore di descrivere indirettamente la condizione emotiva di un essere umano nei confronti degli episodi della propria vita. Oltre ad affascinarmi per la scrittura nella prima parte, il libro mi ha fatto ridere in maniera spontanea e incontrollata agli episodi che tracciano la figura quasi caricaturale del protagonista. Insomma, non ricordo tutti gli aggettivi positivi che hai usato per descrivere il libro, ma credo di condividerne in buona parte. E' un libro che ho letto -divorato- con moltissimo piacere.


Il prossimo libro scelto è "Il bosco delle volpi" di Arto Paasilinna (preferito a "L'aggancio" di Nadine Gordimer e "L'ora di tutti" di Maria Corti).

Il prossimo proponente è Massimo I.

Il prossimo incontro venerdì 28 marzo