Homo videns (Giovanni Sartori)

Saggio proposto da Giuseppe

Riferimenti: IBS

Discussione del 10 giugno 2011

Giuseppe (Sĺ)

Questo libro mi e’ stato suggerito da un ragazzo incontrato durante una manifestazione di protesta in cui io mostravo cartelli contro la televisione, invitando la gente a “scioperare” tenendola spenta per 6 mesi.

Ho trovato interessante la teoria del danno causato dal “tele-vedere” ai nostri processi cognitivi: in effetti, mi ha detto un’amica studentessa di neuorscienze, non e’ ancora chiaro se il linguaggio (simbolico) sia la causa o l’effetto di cio’ che chiamiamo intelligenza. Ci sono teorie che sostengono una tesi e altre quella opposta. In ogni caso, esso gioca un ruolo chiave nello sviluppo del pensiero. Questo ovviamente non toglie nulla al valore di tutte quelle forme d’arte e di comunuicazione basate sul visivo (quadri, fotografie ecc).

Tomas (NI)

Sono 10-12 anni senza TV e non mi manca, anzi! Ho trovato l'argomento interessante ma presentato in maniera stancante e un po' noiosa. Su alcuni punti non sono da'ccordo con quanto dice, ad esempio che nei giornali e nella radio ci sono cose interessanti e nella TV no: secondo me esiste la stessa spazzatura in tutte e tre. Parla male di internet ma secondo me è anche lui un modo attivo di fare qualcosa come leggere i giornali, mentre con la TV siamo sempre passivi (oltre al fatto che la TV ha una velocità che non possiamo regolare).

E la sua critica all'ipertesto mi è piaciuta poco, soprattutto perchè il suo libro, con le sue note frequenti, interrompeva il filo del discorso tanto quanto i link che dice lui.

Loredana (NI)

Non ho finito di leggerlo perchè l'ho trovato un po' banale. Se guardiamo la TV con senso critico e un certo distacco non la trovo così dannosa e quindi questo libro non dice nulla di nuovo. Contrariamente a Tomas, ritengo che internet sia ben più passivo della TV e lo vedo come la malattia del momento. Alla fine, questa lettura non mi ha dato particolari spunti nuovi.

Oscar (NI)

Sono NI per gli stessi motivi di Loredana (cioè che il libro contiene cose ben note) ma per me anche parti nuove. Considero Sartori una persona saggia ma I media e internet sono un terreno in divenire per cui forse mi sembrava che stesse parlando di argomenti a lui non tanti conosciuti. E l'uso di parole inglesi perchè in voga a quei tempi (ad esempio il prefisso comune “cyber-”) ne è un esempio.

Riguardo all'ipertesto ho letto altri studi (oltre alla mia esperienza personale) in cui si mostra che questi link finiscono per crearci troppe aspettative, così che dopo 5 minuti ci accorgiamo di essere rimasti delusi e andiamo oltre. Questa corsa e ansia la ritrovo anche nelle sceneggiature spesso montate come sequenza di piccole e brevi finestre temporali. La vedo soprattutto in questa abbondanza di cronaca nera ovunque.

Spero che la TV abbia un fattore educativo: lo dico perchè ricordo che un tempo c'erano programmi del tipo “Non è mai troppo tardi”.

Giovanna (Sĺ)

Ho trovato il libro scorrevole e facile da leggere. Ha il merito di aver messo in chiaro ciò che avevo intuito da tempo quando, agli inizi degli anni '90 avevo abbandonato la TV. Ho perso programmi tipo “Amici” e vorrei vederlo più che altro per curiosità antropologica. Negli anni 60-70 c'erano programmi bellissimi: Ibsen, Pirandello, La cittadella, L'Orlando furioso...

Sulle implicazioni neurologiche so che fa male fare zapping, un po' come l'ipertesto. Internet abbiamo la libertà di scegliere (per questo è meglio della TV) ma c'è il rischio di perdersi nella rete ed annullarne il valore formativo.

Secondo me la scrittura/lettura rimane molto meglio dell'immagine.

Massimo M. (NO)

Non l'ho finito:era pesante, le note inutili e fastidiose. L'ho trovato pretenzioso anche nella scrittura. Non sono d'accordo con la sua argomentazione: secondo tutto dipende dall'uso che ne viene fatto: l'affermazione secondo la quale la TV è “la peggior invenzione” non la condivido per nulla. La TV è una fonte di informazioni grazie ai programmi utili che può trasmttere. Il fatto che sfrutta sia l'immagine sia la parola è una ricchezza che la rende anche meglio della sola parola. A ciò si aggiunge la possibilità che offre di estraniarsi, e lo posso fare in tanti modo, dallo zapping al TG, documentario ecc...

Marisa (Sĺ)

E' vero che alcune cose dette nel libro sono scontate, ma in esse io ho trovato una conferma del mio pensiero: ad esempio la nocività della disinformazione e di come venga usata per pilotare l'opinione di massa, quasi fosse una forma di credulità e superstizione: in fondo “l'uoomo crede perchè non esiste ragione per non credere” ma alla fine non pensiamo più con la nostra testa. I bambini, dopo ore ed ore passate davanti alla TV si trovano con una sovrabbondanza di immagini che alla fine li distraggono dal pensare. Giustamente dice che “il vedere è diverso dal conoscere e il conoscere è aiutato dal vedere” ma un sapere limitato al vedere non può andare oltre il visibile (importante la distinzione tra concetti visibili e non visibili).

Secondo me esiste veramente questo pericolo, siamo in un campo minato, la cultura si trasforma in sottocultura e questo sovraabbondanza di immagini atrofizza il nostro pensare, ci fa perdere la consecutio necessaria a sviluppare un ragionamento.

Annamaria (Sĺ)

Mi è piaciuto perchè in poche pagine sintetizza un argomento complesso seppur già visto. Lo trovo utile da leggere perchè stiamo subendo una spersonalizzazione che dovrebbe indurci a riflettere (alcune preoccupazioni sono fondate). Sono d'accordo anche su quanto dice a proposito dell'uso della TV per motivazioni politiche.

Come limite del libro, devo dire che arriva in maniera un po' troppo frettolosa alle conclusioni della sua tesi: ad esempio a pag. 57 non considera che negli anni '60 erano solo pochi a leggere i giornali e l'alfabetizzazione è arrivata dopo, anzi quasi di pari passo con la TV.

Confronde troppo l'élite e I fenomeni di massa: oggi forse può aver senso fare questi discorsi ma non nella prospettiva storica dove ci sono da tenere in considerazioni le maggiori differenze sociali dei tempi passati.

La TV, e ora lo sta facendo internet, ha sostituito la comunicazione interpersonale e anche l'immagine ne è un mezzo: dopotutto essa ha sempre avuto un peso nella comunicazioned perchè riesce ad agire sulla persona senza attraversare I processi cognitivi ma va diretta ai sentimenti (ed è questo che la rende più vicina alle masse).

Marinella (Sĺ)

L'ho visto più come un saggio sul contenuto dei programmi televisivi che come mezzo di comunicazione. E in questa mia ottica devo dire che al libro, per la sua età, non contiene purtroppo quella che è la TV italiana dopo Berlusconi.

Se volessi vederlo come un'argomentazione sulla TV come mezzo, allora non posso condividerne il punto di vista critico, anche perchè lui stesso all'inizio dice che la TV è utile se non viene usata male. Io guardo la TV da mattina a sera: la TV è utile tanto quanto un libro, e allo stesso modo di un libro, quando se ne fa un uso improprio allora possono risultare dei danni più che dei vantaggi.

Con la TV posso vedere tanti film, finction americane bellissime, oppure posso vedere stupidaggini sapendo quello che sto guardando. E neppure internet è utile e non dannoso se usato bene.

Sono d'accordo quando, a pag. 114, dice “l'ignoranza è diventata una virtù”:ma questo non vale solo per la TV!

Gabriella (Sĺ)

E' un libro scorrevole, ironico e mi sono piaciuti anche i latinismi che usa. Le considerazioni che fa sono valide e sono cose a cui non avevo mai pensato: l'idea che a causa del comunicare per immagini si perde la capacità di astrazione mi fa colpita tanto. Ho letto che mentre si è davanti alla TV, registrando un encefalogramma si vedono onde cerebrali di un tipo particolare (forse alfa?) che mostrano uno stato del cervello inusuale.

Io non la vedo da tantissimi anni ma ho dei ricordi belli: decisi di smettere di vederla perchè notai che quando c'è la TV accesa, le persone smettono di parlare tra loro e si incantano ad osservare lo schermo, qualunque cosa venga trasmessa.

Curioso il discorso che fa sulle interviste e su quante cose non sappiamo: la tendenza è in effetti verso l'ignoranza globale.

Maddalena (NI)

Secondo me il libro critica sia I contenti sia il mezzo televisivo, perchè mi sembra che anche l'autore sia un po' confuso. Come dice Gabriella, il guardare la TV ci mette in uno stato di torpore di sottocoscienza ed è questo che fa la differenza con un libro dove, nella lettura, ci immaginiamo noi I volti dei personaggi, la stanza ecc e questo ci mantiene in uno stato di vigilanza. Altri punti interessanti sono già stati detti e vado oltre. Il punto più odioso del libro è quando a pag. 107 confronta Churchil con il portinaio: questo classismo élitario è per me intollerabile. E l'autore è un po' snob e sembra che dica che “non ci sono più I giorni di una volta”. Sull'impatto che hai sui bambini devo dire che, per mia esperienza diretta, quando dietro la TV ci sono genitori che guidano e spiegano, la TV diventa utile e formativa. Ovviamente però senza audio non dice niente, e quindi forse lei mmagini non sono così dannose di per se stesse. E inoltre il discorso sui simboli e sui concetti astratti lo trovo poco coerente: io ragiono per immagini e questo non mi limita nel pensare a cose astratte e non visibili.

Massimo I. (Sĺ)

Il libro è indubbiamente datato. Sono d'accordo sul parogone odioso Churchil-portinaio: dimostra un pensiero eccessivamente radicale élitario. Il resto è già stato detto.

Mirella (Sĺ)

Per me era piacevole all'inizio perchè mi diceva cose note: la TV, come mezzo, su un bambino senza guida, ne rallenda I processi mentali.

Il resto del libro però conferma il suo atteggiamento snob soprattutto perchè non tiene in considerazione che prima I bambini andavo a scuola completamente analfabeti. Ora la TV fornisce già una base, ha diffuso la lingua tra la popolazione, e continua anche dopo a fornire molti spunti e informazioni.

Vedo l'autore come un vecchio che fa la critica ma non presenta soluzioni, parla dei bei tempi andati e basta.

Per me anche internet, ma non Facebook, ha tutto: lettura, informazioni, scrittura (con email: prima nessuno scriveva lettera!) I bambini sviluppano sistemi di lettura veloce a cui non siamo abituati ed è sbagliato criticarli sono perchè hanno del metodi diversi dai nostri. Siamo noi che non sappiamo valutare queste loro nuove abilità.

Concetta (Sĺ)

Lo scrittore è intelligente anche se scrive come se fosse un sapientone. Secondo me la TV è un mezzo dannoso. Ho detto NI perchè il libro dice molte cose scontate: la dannosità della TV che viene dalla predominanza della immagini rispetto al contenuto con conseguente appiattimento della creatività, I programmi per scopi politici, ecc.

La TV è dannosissima peri bambini che passano ore davanti allo schermo e spessissimo senza guida. Ci stanno perchè è piacevole e non richiede sforzo alcuno. E quando saranno grandi non vorranno leggere perchè è dispendioso. La lettura è meno veloce e lascia il tempo per riflettere: per me infatti il sapere viene dai libri.

A ciò si aggiinge la scomparsa delle relazioni interpersonali che ne deriva, soprattutto per via di internet, che se invece venisse usato meglio, sarebbe molto più utile.

Alessandro (Sĺ)

Libro piacevole e scorrevole anche se non condivido che il ragionamento per immagini sradica il pernsiero per concetti.

Ogni mezzo è giusto o no a seconda dell'uso che ne facciamo, ad esempio film e telefono sono utili (esistono programmi che fanno riflettere oltre ad essere formativi) ma possono anche perdere la loro utilità se usati male. La TV non diminuisce il senso critico: diventa tale solo se viene usata ad esempio per controllare le menti, una pratica ben nota alla storia anche senza bisogno della tecnologia della televisione: il suo ruolo di oggi è un po' quello delle prediche date in chiesa di un tempo.

La cosa che non mi è piaciuta è la tendenza a dare sentenze senza riportare esempi a supporto della sua conclusione, un atteggiamento un po' da professore presuntuoso.