Presenti: Katia, Pierpaolo, Marisa, Oscar, Gabriella, Alessandra, Silvano, Massimo, Luisella e Marinella
Sì: Oscar, Katia, Alessandra Ce., Gabriella, Marisa e Tomas (via mail)
Nì: Silvano, Marinella e Luisella
No: Pierpaolo
Katia (sì, proponente): Il libro faceva parte di una terna di proposte dedicate a 3 momenti della vita: adolescenza, età di mezzo e terza età. Nello specifico la scelta "Qualcuno con cui correre" di D. Grossman racconta una storia centrata sull’adolescenza, con tutte le sue ricerche, scoperte, corse per... Si tratta di un romanzo di formazione, a lieto fine. Il libro è piacevole da leggere e da rileggere, ho apprezzato la cura nei dettagli e nelle descrizioni di personaggi, situazioni e ambienti. Lo stile narrativo è molto scorrevole, forse grazie a una buona traduzione, invoglia al proseguo della lettura. Ho trovato originale questo parallelo tra corsa e lettura: si avanza inseguendo-correndo e ricercando. Tutto si svolge in un arco temporale ridotto, sfalsato di un mese. Il personaggio più interessante è stata la figura di Teodora descritta come una bambina attempata, invecchiata di colpo senza aver vissuto. Credo che l’autore abbia volutamente lasciato incompleta la sua storia per permettere al lettore di viaggiare con la sua fantasia. Adoro quando lasciano questi spazi di libertà. Ho particolarmente apprezzato il legame di crescente fiducia che il giovane Assaf instaura con il cane Dinka, l’animale rappresenta il filo conduttore di tutto il romanzo. Forse la fine poteva essere accorciata e terminare quando Shay rientra a casa, la storia d’amore tra i due protagonisti mi è sembrata non necessaria. In conclusione trovo che il libro abbia soddisfatto i miei personali criteri di “buon libro”: il piacere di leggerlo e di arrivare al termine senza sentirmi obbligata a concluderlo e la presenza di un gradevole e scorrevole stile narrativo. Ritengo sia rivolto a un pubblico variegato, non necessariamente adolescente, in ogni libro ognuno di noi trova quello che vuole trovare e credo di aver incontrato la parte di adolescente che vive ancora dentro di me.
Marisa (sì): L’inizio del romanzo ci pone davanti a una scena che si ripeterà più volte nel corso della lettura: un cane corre per strada inseguito da un ragazzo. È Dinka, il cane femmina che terrà il filo del racconto fino all’ultimo, tanto che diventa una figura fondamentale nelle vicende travagliate dei personaggi. La narrazione descrive su piani paralleli le peripezie di Tamar, Assaf e Shay che alla fine confluiscono per chiudersi in un cerchio magico di luce, amore e speranza. Nella lotta contro il male, i personaggi che sembrano irrimediabilmente perdenti ne usciranno vincitori a dispetto delle forze impari in campo. Tra gli amici di Tamar spicca la figura emblematica di Teodora, la suora di clausura che sfida pericoli mortali pur di dare il suo contributo alla salvezza di Assaf e di Tamar, scoprendo nel contempo il valore e il significato della libertà perduta negli anni della sua adolescenza. È un romanzo di formazione e un inno alla vita che la penna di Grossmann riesce a trasfondere nel lettore con un linguaggio incisivo, scorrevole e capace di dar luogo a momenti di emozione intensa e di vero suspense. Peccato soltanto che la conclusione un po’ frettolosa deluda in parte le aspettative di chi non vuole dare per scontata una fine così facilmente prevedibile.
Marinella (nì): Ho detto "nì" perché l’autore è un israeliano e amo la letteratura israeliana - ma preferisco Oz o Yehousha e non riconosco nel romanzo Gerusalemme - e perché è scritto e tradotto molto bene. In realtà sarebbe quasi un NO perché non mi appassiona molto il genere, romanzo di formazione? libro per bambini? Mi è piaciuto il personaggio di Teodora ma mi domando che ci faccia in fondo nel romanzo... Compare, sparisce senza un motivo. Ho preferito altri romanzi di Grossman e soprattutto "Vedi alla voce amore".
Alessandra Ce. (sì): "Qualcuno con cui correre" è un libro che mi è piaciuto sotto molti aspetti. La storia, un po’ fiabesca, con eroi ed eroine. A volte si sente il bisogno di ritrovarli nella realtà di tutti i giorni e Tamar e Assaf sono due eroi adolescenti del XX secolo. Mi sono sentita trasportata nella storia ritornando un po' adolescente anch'io e confrontandomi con il mio vissuto di allora. Forse non avrei avuto il loro coraggio... La costruzione del romanzo... Grossman rimanda al caos che è la realtà e intreccia i fili della vicenda in modo non lineare sovrapponendo continuamente i piani temporali. Una scrittura limpida e oggettiva ma mai superficiale, con approfondimenti di paure ed emozioni. I personaggi che si alternano accanto ai due giovani, in particolare la cagnolona Dinka e la suora Teodora. La prima è il fil rouge che porterà i personaggi a trovarsi, scoprirsi ed unirsi. La seconda, dopo una vita vissuta in totale solitudine nella sua Torre, per salvare i due giovani affronta coraggiosamente e per la prima volta il modo esterno. Ogni personaggio meriterebbe un approfondimento psicologico. Tante le tematiche trattate dall’autore, come a crescita dei giovani, l’amicizia e l’amore, il rapporto genitori–figli, il problema della droga nel mondo contemporaneo ma anche l’arte, le passioni, i sogni, l’amore. Il lieto fine è d’obbligo in una fiaba... Forse, l’unica nota negativa di questo romanzo è una fine un po’ troppo affrettata.
Luisella (nì): Io dico "nì" per correttezza. A dire il vero, il mio sarebbe un "no" netto, ma devo considerare di non essere il lettore giusto per questo libro, perché credo sia destinato a un pubblico di ragazzini, di adolescenti. Un mondo da cui mi sento lontanissima e in cui non riesco a identificarmi minimamente. La struttura è semplice, paratattica. Trovo molto banale questo espediente del cane che trascina Assaf a conoscere vari personaggi, ciascuno dei quali contribuisce ad un tassello per costruire il "puzzle Tamar". Un modo come un altro per mettere le cose una accanto al'altra, come in una lista. La situazione è tipica della favola, nel senso che i buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi. Il bene trionferà sul male; i delinquenti verranno arrestati; vinceranno l'amicizia, l'amore, la solidarietà... Tutto troppo perfetto! Questa non è la realtà, che è fatta di errori, sfumature e debolezze. I personaggi sono poco credibili, tagliati con l'accetta. La descrizione di Pessach, con lo stuzzicadente tra le labbra, è da cabaret. I genitori di Pessach, per voce suadente e modi, sembrano la strega di Biancaneve nell'atto di offrirle la mela. "Conosciamo un posto molto bello, una specie di casa dove potrai vivere. Il cibo è ottimo, ci soni tanti amici, ed è sempre allegro laggiù...". Tamar è troppo brava, troppo coraggiosa. Un'eroina. E con i capelli rasati a zero, quando le viene chiesto di cantare, che cosa canta? Guarda un po', Sinead O'Connor! Ma il personaggio più incredibile è Assaf che ci viene presentato come un ragazzo timido, goffo, insicuro. Se gli piace una ragazza, non sa come comportarsi. E alla fine del romanzo tira fuori tutta questa grinta?? Chiunque abbia sofferto di timidezza e sia abbastanza onesto con se stesso da ricordarsene, sa che per questi cambiamenti occorre molto più tempo... Non due giorni. Già, due giorni, perché non bisogna dimenticare lo scarto temporale: la storia di Tamar si sviluppa nell'arco di un mese, ma la vicenda reale di Assaf è di soli due giorni. Ci sono delle cose affascinanti, ma purtroppo vengono sprecate. Ad esempio, mi è piaciuto molto il personaggio di Teodora, la sua attesa di pellegrini che non verranno mai, perché l'isola da cui provengono non esiste più. Questa attesa surreale, quasi buzzatiana, era una bellissima idea, che io avrei preso e sviluppato in un racconto a parte. Ma buttata qui, così, si perde di un frullato di troppi personaggi e troppe storie. Anche nella descrizione dell'aggressione subita da Teodora, ho trovato un termine che, anziché farmi sentire la drammaticità, mi ha fatta ridere. La monaca, per dire che ha ricevuto uno schiaffo, dice "sbang!". Siamo nel fumetto??
Gabriella (sì): Il libro mi è piaciuto molto. All’inizio ho avuto la sensazione di trovarmi in una dimensione quasi onirica, in cui quasi tutto era frammentato ed incomprensibile. Come quando si inizia un puzzle, le cose ed il loro significato iniziano a prendere forma man mano che si procede. Ho trovato questa tecnica usata dall’autore davvero sorprendente ed avvincente. Non riuscivo a staccarmi dal libro, era come una calamita che mi attirava. Ho apprezzato molto i temi trattati: il disagio adolescenziale, la sensazione di inadeguatezza e il bisogno d’amore - che non infrequentemente si ritrovano anche in età adulta -, il bullismo, la droga, lo sfruttamento di questi giovani allo sbando da parte di persone senza scrupoli. E per fortuna, dopo tante avventure a dir poco rocambolesche, il lieto fine. La forza ed il coraggio della giovinezza, il preoccuparsi per l’altro anche a costo di mettere a repentaglio la propria incolumità, sono messaggi di speranza in cui il bene e l’amore trionfano.
Oscar (sì): Nei primi capitoli del libro ho seguito lo svolgersi degli eventi senza essere molto preso dalla storia. Ma da un certo punto in poi gli elementi che progressivamente erano affiorati hanno contribuito a tenere alta la tensione e l'attenzione. Impossibile non parteggiare per il successo della missione di Tamar. Come qualcuno degli altri lettori, anche io avrei voluto che la storia non fosse stemperata nei momenti più drammatici (soluzioni adottate per rendere la storia adatta a un pubblico giovane). Questo romanzo racconta una fiaba moderna, ma non vedo in questo un limite. In periodi complicati della nostra vita, una fiaba può far tornare il sorriso.
Tomas (sì, via mail): Ho comprato e letto il libro, anche se delle tre proposte mi piaceva di meno. E sono contento di averlo letto, mi è piaciuto molto. Una bella storia complicata, faceva venire tanta curiosità, sopratutto nella prima metà, la voglia di decifrare e capire cosa stava succedendo, i motivi e le conseguenze di ogni azione. Ho divorato il libro in pochi giorni, leggendo fino a tarda notte per sapere cosa sarebbe successo nelle pagine successive. Se dovessi dire anche qualcosa di negativo, sarebbe questo: lo stile dell'autore sembrava talmente dolce e romantico che circa da metà libro in poi si era sicuri dell'happyend di questa lovestory. Poi, forse perché ho letto troppo velocemente, non mi era chiaro a cosa si riferiva uno dei tre che hanno picchiato Assaf vicino alla piscina, quando diceva "grazie per il servizio". C'erano anche altri fatti meno credibili, tipo: come mai i gorilla di Pessah non hanno notato Assaf mentre girava con Dinka per strada prima? Bastano davvero solo 5 giorni per disintossicarsi dall'eroina? Come mai 9 poliziotti e 7 gorilla non si sono notati a vicenda nella zona della grotta? E sopratutto che fine ha fatto Teodora?
Prossimo libro: "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis (preferito a "Caffè Babilonia" di Marsha Mehran e a "Il Signore di Parigi – Il barone Bagge" di Alexander Lernet-Holenia)
Prossima proponente: Marinella
Prossimo incontro: 25 maggio
foto di Silvano M.
foto di Oscar S.
foto di Marinella Z.