Malombra (di Antonio Fogazzaro)

Proposto da Luisella

Riferimenti: IBS, Wikipedia

Discussione di maggio 2017

LUISELLA – Proponente

L'ho letto tantissimi annni fa, diciottenne o poco più. Ero rimasta molto colpita dalle atmosfere gotiche, cupe, ossessive, dalla personalità sensuale enigmatica e mezza folle di Marina. Ne conservavo un ricordo affascinante.

A tanti anni di distanza, devo dire che la seconda lettura mi ha restituito un'impressione del tutto diversa. Mi sono resa conto – scherzi della memoria, chi lo sa... - che non ricordavo assolutamente la presenza dei tanti personaggi "secondari", rammentavo solo Marina, lo zio, e Corrado. Mentre adesso mi sono piaciuti - per come sono dipinti, intendo - Steinegge, Edith, la contessa Baccalà, e tutto il contorno minore... Mi hanno divertita le battute dialettali e l'atsmofera tutto sommato leggera che si respira in alcune pagine.

La sensazione insomma è del tutto differente e, sì, lo ammetto, piuttosto deludente. Oggi non colgo il fascino terribile della storia principale, anzi: Marina e Corrado, con i loro tormenti, mi appaiono vagamente ridicoli.

PIERPAOLO (da lui inviato)

(NO)

Non sempre il canone dei classici include tutte le opere meritorie di essere lette e rilette, eccezioni ci possono essere: non mi sembra però che Malombra possa aspirare ad essere una lettura oggi consigliabile e quindi voto no.

All’inizio trovo qualche elemento interessante, ad esempio la descrizione del viaggio in treno, moderna anche se non certo all’avanguardia: la guida storico-umoristica Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno di Collodi è del 1856. Ma Collodi era ben altro scrittore.

Il romanzo mi sembra troppo lungo, perso tra melensi cicalecci, stucchevoli manfrine e languidi corteggiamenti, pieno di colpi di scena come una Telenovela ante litteram, senza originalità, con riprese a man bassa dalla tradizione del romanzo epistolare, del romanzo storico manzoniano (anche come ambientazione, il lago lombardo), delle storie gotico-spiritistiche della letteratura americana, inglese e nordica, con un po’ di Madame Bovary per la figura di Marina. Ma con ben più bassi risultati.

Mi dà fastidio la lontananza estrema dell’autore dalle classi popolari, descritte come fossero delle bestie. Solo il casato importa, per Fogazzaro come per il vecchio conte Cesare. Non so se Antonio Gramsci pensasse a lui quando scrisse in Letteratura e vita nazionale: «[…] l’intellettuale tipico moderno si sente più legato ad Annibal Caro o a Ippolito Pindemonte che a un contadino pugliese o siciliano», ma gli si adatta bene.

Fogazzaro, ricco rampollo di famiglia industriale vicentina, si fa beffe dei suoi compaesani veneti. La lingua del popolo viene derisa e messa in macchietta. Altro che la grandezza di Goldoni: qui non c’è alcun rispetto nemmeno per la sua stessa madrelingua. Ancora oggi nelle pessime commedie all’italiana la servetta sciocca è veneta; colpa anche di Fogazzaro.

Altro elemento che mi respinge da questo romanzo, di cui ho letto circa metà, è la mescolanza tra il genere gotico e i toni farseschi. Anche al cinema non sopporto che si mescoli la risata al brivido. Il genere fantastico si regge su una sospensione dei criteri di verosimiglianza che viene contraddetta platealmente dal tentativo di far ridere. La commedia richiede realismo, e questo spezza il consenso a credere all’inverosimile che sta alla base dell’horror e del fantastico in generale.

Fogazzaro è un autore di cui non leggerò mai più nemmeno una riga.

GABRIELLA (da lei inviato)

(Nì)

Ne ho letto soltanto la metà e non ho sono riuscita a finirlo per mancanza di tempo, in quanto l’ho iniziato cinque giorni prima del consueto incontro mensile e non mi ero accorta che avesse tante pagine, il Kindle non dà mai la sensazione reale della mole effettiva di un libro. Non ho provato empatia per il personaggio principale femminile e lo stile con cui fu scritto mi è risultato decisamente poco scorrevole a causa della lentezza dei tempi con cui si svolgevano le azioni, troppo dettagliato e statico, tale da crearmi insofferenza. Niente di strano per un libro scritto a fine ‘800, ma difficile da conciliare con i ritmi veloci e incalzanti della realtà odierna.

Ho apprezzato invece le battute dialettali che ho trovato spiritose, e gradevoli alcuni personaggi (lo zio di Malombra e il suo segretario). All’inizio mi sono sentita attratta dal discorso inerente il paranormale e quello sulle reincarnazioni, anche dall’atmosfera cupa dei luoghi e quel non so che di mistero.

MARISA (da lei inviato)

(Sì)

In questo romanzo gotico del tardo romanticismo siamo in presenza di intense passionalità in antitesi a saldi sentimenti religiosi, di forti emozioni e desideri inespressi in antitesi a una rigida morale sociale.

Fogazzaro, nel delineare i suoi personaggi, si muove nei meandri dell'inconscio, precorrendo il pensiero di Freud con la sua psicoanalisi e oscillando perennemente tra l'elemento spirituale e razionale e quello dell'intemperanza, del fascino del proibito, inteso come trasgressione al conformismo clerico-borghese. Gli argomenti trattati sono molti, dalla religione al misticismo come dallo spiritismo alla metempsicosi, tutti temi ben noti a Fogazzaro, che li sfrutta per intessere una trama avvincente con personaggi diversi eppure complementari tra loro: Marina, il prototipo del femminino, inquieta, enigmatica e sensuale, e Edith, la personificazione della purezza; il conte Cesare, severo e intransigente, e Silla - l'alter ego di Fogazzaro - con le sue frustrazioni e turbamenti; il lago, altro grande protagonista, fosco e minaccioso, che sembra assecondare gli eventi e gli umori dei personaggi, come quando Marina cade in uno stato di cupa prostrazione che la porterà a trasfigurare la propria identità fino ad arrivare all'omicidio e al suicidio.

Infine è importante dare giusta rilevanza al linguaggio, colto e forbito, in cui si inframmezzano, in maniera sobria e armoniosa, battute dialettali che rendono più suggestiva e talvolta divertente la lettura.

TOMAS (sbobinato)

(NO)

L'ho letto tutto, sono uno dei pochi. E non mi piace. Avete già detto tante cose negative, con cui sono d'accordo. Aggiungerei solo che secondo me è DATATO (interviene Marisa "Anche Manzoni è datato!"). Nel suo periodo poteva forse essere interessante, ma adesso no.

All'inizio ero tra il nì e il no. L'ho letto in sei giorni, perché il settimo dovevo partire per la Repubblica ceca e non me lo volevo portare con me! Sapevo che riprendendolo al ritorno non avrei ricordato più niente.

E adesso dico una cosa che chi non l'ha letto tutto non può sapere: quel libro andando avanti peggiorava! E poi mi faceva incazzare che tutti si comportassero in un modo non logico, il che impediva di identificarsi con un personaggio e di chiedersi "in questa situazione cosa farà?". Facevano tutto altro rispetto a ciò ci si sarebbe aspettati. Ad esempio, Corrado che ama Marina e scappa...

Anche se così vecchio è un italiano leggibile, e questa è stata una bella sorpresa.

ALESSANDRA (da lei inviato)

(NO)

Lo stile del libro mi risultava datato. Le donne mi parevano lette dallo scrittore attraverso pregiudizi che non mi piacciono. Con le descrizioni contrapposte della donna "angelo" e di quella "maledetta" ho lasciato il libro.

OSCAR (da lui inviato)

(NO)

Ammetto di aver letto pochi capitoli del libro, tanto da non sentirmi pienamente legittimato a esprimere un "no" deciso. Mi ha scoraggiato la lingua eccessivamente barocca, e le situazioni descritte non sembravano portare a un'evoluzione significativa della storia. Ho atteso molte pagine perché il libro mi offrisse un motivo di interesse o curiosità, ma alla fine mi sono arreso.

(Segue discussione sul classismo di Fogazzaro e sulle sue attività in Parlamento.)


Prossimo libro: "Il mondo secondo Garp" di John Irving (preferito a "Creature grandi e piccole" di James Herriot e a "Utz" di Bruce Chatwin)

Prossima proponente: Alessandra Ce.

Prossimo incontro: 30 giugno