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in argomento si vedano anche le schede:
“Per modello intendiamo una rappresentazione concettuale, astratta e semplificata del mondo reale, o di una sua parte, cioè “costringiamo” la realtà in uno schema interpretativo, anche quando essa è più variegata. Proviamo a fare questo esercizio in riferimento agli approcci teorici che definiscono come procede e si costruisce la programmazione” (Merlo G., Bordone G, 2025 p. 188)
Questi si sono evoluti e sviluppati nel tempo seguendo filoni di pensiero istituzionale e sul ruolo dello Stato, concezioni della società, approcci alle politiche sociali, contesto, ruoli dei possibili attori e sviluppi del pensiero scientifico.
Tuttavia, nella programmazione sociale ci sono tre modelli dicotomici di fondo (vedi Dimensioni analitiche dei modelli di programmazione): sinottico vs incrementale, top down vs bottom up, government vs governance, che riflettono diverse filosofie e approcci alla gestione della complessità sociale.
Le connessioni tra questi modelli sono sistemiche per cui, in un cambiamento nel modo di concepire il raggiungimento del benessere sociale e la riduzione delle differenze nella fruizione di beni comuni, si possono individuare:
approcci rigidi: il modello sinottico e l'approccio top-down trovano la loro espressione più compiuta nel concetto di government, che privilegia una struttura centralizzata e decisioni uniformi calate dall'alto, pensate per garantire coerenza strategica e controllo;
approcci flessibili: i modelli incrementali e l'approccio bottom-up sono i pilastri del concetto di governance, che abbraccia la complessità, la partecipazione, la negoziazione continua, il consenso nella co-costruzione delle soluzioni tra una pluralità di attori.
Proviamo a metterli a confronto in grande sintesi nelle loro caratteristiche.
Ibridazioni
La distinzione tra approccio rigido e flessibile non è dicotomica e non vi è in assoluto un approccio “migliore”: nei sistemi complessi spesso è utile una combinazione integrata dei due modelli, adattata ai contesti e agli obiettivi. Spesso la programmazione sociale più efficace nasce da un equilibrio dinamico tra rigore strategico e flessibilità operativa. In certi contesti, un approccio rigido è necessario per garantire diritti e beni, in altri, per rispondere alle specificità territoriali è cruciale un approccio flessibile. La scelta dipende fortemente dal settore di policy, dal contesto politico e territoriale, dalla fase del ciclo delle politiche pubbliche. (Merlo G., Bordone G, 2025 p. 196)
Approcci e sistemi commisti
Si noti inoltre che, dal momento che quasi sempre la programmazione avviene a più livelli (Pianificazione, programmazione, progettazione, Multi level governance), l’approccio adottato potrebbe non essere unico in tutta la filiera, ma variare a ciascuno di questi (Merlo G., Bordone G, 2025 p. 209). Ad esempio, nel caso dei fondi strutturali europei tra UE, Stato e Regioni abbiamo sicuramente un approccio flessibile, ma queste ultime possono adottarne uno diverso, anche su diversi temi e su differenti Misure e Azioni. Come nell’emanare bandi di progettazione esecutiva molto stringenti (rigidità) oppure che lascino spazio a una programmazione flessibile.
Quella che segue è una prima sintetica analisi SWOT che mette a confronto i due approcci.
Approfondimenti
Marra M., Il dilemma della politica: incrementalismo, possibilismo e teoria della complessità, Colorni Hirchman
https://effeddi.it/il-dilemma-della-politica-incrementalismo-possibilismo-e-teoria-della-complessita/Pash S., Bottom-Up Perspectives on AI Governance, Cornell University 2025
https://arxiv.org/abs/2506.00080Tutti gli aggiornamenti del sito sulla
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Giorgio Merlo, agosto 2025