Crisi economica e finanziamenti

l'utilizzo della quota capitaria ponderata

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 8. La costruzione di programmi integrati e di vasta area

BOX DI APPROFONDIMENTO  n.47

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web n.47, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

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In argomento si veda la scheda: Finanziamenti diretti agli enti

Quota capitaria (da caput, “testa”): quando i finanziamenti vengono distribuiti per quote proporzionali alla popolazione di riferimento. Un criterio che, senza correzioni, non considera né la variabilità geografica dei singoli bisogni, né l’efficienza operativa dei diversi servizi. Nella sua forma più semplice, la quota capitaria semplice, si distribuiscono, ad esempio, i finanziamenti in proporzione al numero di abitanti.

Nella forma di quota capitaria ponderata (o corretta) si considerano uno o più indicatori del problema che si intende affrontare per distribuire i finanziamenti in proporzione alla loro distribuzione territoriale. Questo metodo non entra nel merito degli interventi che si andranno a sviluppare nei diversi ambiti di intervento, i quali sono demandati alle decisioni connesse alle priorità individuate a livello locale. Sul tema si veda anche la scheda: QUOTA CAPITARIA PONDERATA - Un esempio relativo alle politiche giovanili, 


Le leve operative della programmazione “sono costituite da norme, risorse finanziarie, produzione pubblica di servizi, azioni di sistema, risorse umane e risorse strumentali.” (Merlo G., 2014, p. 163)

“La seconda grande leva della programmazione è (pertanto) rappresentata dalle risorse finanziarie da investire per raggiungere gli obiettivi, e in particolare dalla disponibilità economica di un programma e dal suo sistema di allocazione. È una leva duttile in quanto il denaro si presta a molteplici utilizzi ed è facilmente trasferibile laddove (settori o territori) sia necessario: attraverso sistemi di osservazione è possibile rilevare ove destinarlo per il raggiungimento degli obiettivi e pertanto definire le regole adeguate affinché questo avvenga.” (Merlo G., 2014, p. 166)

“L’allocazione territoriale delle risorse finanziarie può fondarsi su alcuni gruppi di criteri (Fossati, 2000) che si pongono principalmente in una logica di sussidiarietà verticale in quanto le erogazioni finanziarie contribuiscono alle autonome azioni programmatorie di enti più vicini al cittadino, senza proporre o indicare linee programmatiche da parte dell’erogatore.”

Un esempio

La Provincia di Torino eroga ogni anno, come previsto dalla L.R. 266/91, contributi alle Organizzazioni di Volontariato iscritte alla sezione provinciale del Registro regionale privilegiando le azioni di integrazione e collaborazione con gli Enti Gestori dei Servizi Socio Assistenziali per la realizzazione della programmazione dei Piani di Zona.

Nel 2010, con l’acuirsi degli effetti della crisi economica ed aumento della disoccupazione, ha deciso di stanziare in via straordinaria un milione di euro da destinare a progetti del volontariato a sostegno delle persone in difficoltà.

Al fine di dare incisività ed equità all’intervento, andando quindi a coprire i territori maggiormente colpiti dalla crisi, i fondi sono stati ripartiti, in forma concertata, tra gli Enti Gestori sulla base di indicatori certi e misurabili:

- 50% sulla base di un «indice di gravità» della crisi calcolato sula base del numero dei lavoratori cessati, di quelli in mobilità non assistita e del flusso di lavoratori disponibili;

- 50% sulla base della popolazione attiva residente (età 15-64). 



[1] affidati a professionalità interne, coadiuvate anche dall’Università di Torino: vedasi : Di Monaco e Pilutti 2012.

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Giorgio Merlo 2014