Cohounsing

e social housing

INDICE ANALITICO GENERALE

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A cura di Giulia D’Este


l tema dell’abitazione è trattato in diverse schede:

IL DIRITTO ALLA CASA - Esiste una gerarchia dei diritti?

LA NORMATIVA: excursus storico

IL DISAGIO ABITATIVO: definizioni

IL FABBISOGNO ABITATIVO: una prima analisi nel territorio della provincia di Torino: esempio

EDILIZIA POPOLARE : cenni storici degli interventi pubblici nel settore

PIANO CASA - Piano nazionale 2014

Vedi anche: RISORSE PER IL WELFARE: ricognizione di tutte le risorse per il welfare

 


Il Cohousing è un modello residenziale composto da unità abitative private e spazi comuni, i cui principi cardine sono la partecipazione, la progettazione e la gestione comuni e condivise.

Cenni storici e fattori socioeconomici.

Storicamente il modello del Cohousing nasce negli anni ’70 grazie alle prime esperienze svolte in Olanda, Svezia e Danimarca. Dalla sperimentazione di quegli anni si giunge, negli anni ’80, alla adozione del modello a livello europeo e, in seguito, negli anni ’90, alla sua assunzione come vera e propria metodologia di pianificazione urbana. A livello europeo, l’interesse verso il cohousing - e il social housing più in generale - si manifesta con la nascita, nel 1988,  della rete Housing Europe: la federazione europea dell’abitare sociale e cooperativo.

I motivi che hanno portato alla nascita e allo sviluppo di tale modello sono di tipo socioeconomico. Infatti, dal punto di vista sociale si assiste, da una parte, all’affermazione dell’individualismo, aspetto che Bauman descrive come la società liquida (Bauman, 1999) e a cui consegue la disgregazione delle reti relazionali sia a livello familiare che amicale. Dall’altra parte, si assiste ad un dissolvimento dei servizi di welfare all’individuo, elemento che Franzini e Pianta descrivono come l’arretramento della politica (Franzini & Pianta, 2016). Unitamente al lato sociale, si assiste anche, dal punto di vista economico, alla precarizzazione del mondo del lavoro, soprattutto in termini di assenza di garanzie che impediscono una progettualità a lungo termine.

Di conseguenza si percepisce il bisogno di avere luoghi di relazione e comunità che rispondano all’emergente individualismo, capaci anche di offrire servizi di natura fisica come l’abitazione con una particolare attenzione ai costi (Mantovani, 2015).

Infatti, il Cohousing si propone come «modello di coesistenza abitativa che consente di riportare questo senso di appartenenza a un luogo e a una comunità preservando i bisogni di autonomia degli individui» (Mantovani, 2015, p.139).

Principi e modelli.

I tre principi su cui si fonda il modello del Cohousing sono la partecipazione, la progettazione e la gestione. Infatti, si prevede la partecipazione di tutti gli individui interessati al processo decisionale e di progettazione degli spazi; la gestione comprende i criteri di amministrazione delle risorse e degli spazi.

Per progettare un Cohousing, si sono diffusi due principali modelli. Il primo prevede l’intermediazione di agenzie specializzate che aiutino i soggetti interessati nella progettazione e nell’identificazione degli spazi. Mentre il primo è dominante nei paesi anglosassoni e in Nord America, il secondo ha attecchito nei paesi scandinavi e si basa sulla gestione in autonomia del processo da parte delle famiglie coinvolte. 

Il modello del Cohousing sta prendendo piede in molte città italiane, assumendo in ciascuna realtà configurazioni diverse. A titolo esemplificativo, si possono citare realtà il cui modello è rivolto agli anziani e ai loro bisogni oppure volto a rispondere al bisogno di autonomia abitativa dei giovani e/o mirato a costruire scambi intergenerazionali.

Da un punto di osservazione più generale, il Cohousing appare come promotore di innovazione sia a livello di politiche abitative e servizi alla persona, sia a livello ambientale, data la predilezione per una progettazione improntata all’ecologia e all’economia circolare. La possibilità di scegliere di progettare un Cohousing all’interno di edifici dismessi può essere una opportunità che il modello abitativo propone in ottica di riqualificazione e rigenerazione urbana. Inoltre, la progettazione partecipata prevede l’utilizzo di tutti gli spazi e in tal senso è possibile contrastare il rischio di invenduto nel settore edilizio.

A livello di programmazione, il Cohousing può essere pensato e accostato ad un modello bottom-up, in cui il primo passo è mosso dalla società civile che compone una sintesi delle scelte individuali e induce cambiamenti, in questo caso, alle politiche abitative promosse dalle istituzioni.

Opportunità e punti di debolezza del modello.

Dal punto di vista dell’ambiente interno, inteso come l’unione degli individui che decidono di progettare un Cohousing e di viverlo, esistono diversi punti di forza dal punto di vista dello sviluppo del tessuto sociale e relazionale. Infatti, il Cohousing risponde alla costruzione di uno spirito di comunità e condivisione in contrasto con il senso di solitudine e abbandono. Inoltre, bisogna citare i risparmi a livello economico derivanti dalle scelte di condivisione delle spese, soprattutto rispetto alle risorse energetiche derivanti per lo più da fonti di energia che possono essere rinnovabili. La condivisione di competenze e servizi permette scambi generativi di capitale sociale. Infine, attraverso la partecipazione diretta alla progettazione è possibile dare una risposta concreta ai bisogni individuali e collettivi.

Tra le difficoltà è necessario citare l’esigenza di trovare in anticipo un numero di soggetti che renda sostenibile il progetto dal punto di vista economico, in particolare perché è necessario un iniziale investimento di denaro che si rivaluta in seguito sul lungo periodo.

In connessione con questo ultimo aspetto il modello sembra faticare nei confronti della precarizzazione del mondo del lavoro e alla conseguente difficoltà a progettare nel lungo periodo, aspetto richiesto per rientrare negli investimenti iniziali.

Allo stesso tempo, data la progettazione incentrata sui bisogni degli individui coinvolti esiste il rischio che il Cohousing diventi una realtà autosufficiente e chiusa in sé stessa con limitati scambi con l’esterno.

 

 

Approfondimenti

Bauman Z., 1999, Modernità liquida, Laterza

Cohousing

http://www.cohousing.it/

Franzini M., Pianta M., 2016, Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle, Laterza

Homers

https://homers.co/

Housing Europe

https://www.housingeurope.eu/section-37/about-us

Mantovani F., 2015, Cohousing e Coworking: nuove modalità di condivisione degli spazi dell’abitare e dell’operare insieme, in Sociologia urbana e rurale, No. 108, pp. 136-147

Papa E., Abitare in co-housing, tutti i vantaggi e gli esempi più belli in Italia, CorriereInnovazione

http://corriereinnovazione.corriere.it/cards/abitare-co-housing-tutti-vantaggi-esempi-piu-belli-italia/cos-co-housing_principale.shtml

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Giulia D'Este, maggio 2021