LA RAPPRESENTAZIONE DELLE RETI SOCIALI
Social Network Analysis (SNA)
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La rappresentazione delle reti sociali ha l’obiettivo di identificare ed analizzare i modelli di relazioni tra gli individui, i gruppi, le organizzazioni o anche interi sistemi sociali. È un approccio teorico metodologico che si focalizza sullo studio delle strutture relazionali utilizzando strumenti dei grafi.
Lo studio di tali relazioni può servire a vari scopi, tra cui la definizione di un campo di azione, la risoluzione collaborativa di problemi e lo sviluppo di competenze imparando dagli altri nodi della rete.
Non esiste a priori un modo “giusto” di rappresentare un network: bisogna provare diverse configurazioni, avendo chiaro cosa si vuole mettere in evidenza e perché. Infatti, la rappresentazione non è mai unica ed “oggettiva”, ma presenta delle criticità:
ha un suo focus, è funzionale all’obiettivo che ci si pone: cosa mi interessa rappresentare? Ad esempio: la forza dei legami? i contributi possibili? ecc.
dipende dal punto di osservazione: la rappresentazione sarà diversa tra un Attore principale, il progettista, ciascuno dei partner, ecc.
Pertanto, la rappresentazione è sempre parziale e relativa, tanto più se si prende in considerazione la dimensione temporale ed evolutiva delle relazioni. Infatti, la realtà non è mai statica, ma perennemente dinamica ed in più dimensioni. Una mappa ferma la situazione ad un preciso momento: è come scattare una fotografia, magari a colori o con molte sfumature, ma resta sempre ferma e bidimensionale. In ogni caso la sua costruzione collettiva può essere un buon modo per evidenziare problemi e potenzialità, costituire una base di discussione per il partenariato e una traccia di sviluppo della azione progettuale.
In campo di programmazione il termine “rete” definisce genericamente le interdipendenze tra gli stakeholder, i legami che caratterizzano gli elementi costitutivi di un sistema, sia esso stabile, come in una struttura o un’organizzazione, o temporaneo, come in un progetto definito e limitato nel tempo. L’intreccio delle relazioni tra i soggetti, riprendendo il pensiero di Jürgen Habermas, si fonda e si alimenta su due spinte contemporanee:
l’agire strategico: richiama l’intenzionalità, l’orientamento ad uno scopo ad un fine, alla costruzione di ipotesi;
l’agire comunicativo - relazionale è orientato alla costruzione e al mantenimento di una intesa interna: sostegno alla motivazione (engagement) e al rafforzamento (empowerment) di ciascun partner, cura delle relazioni individuali e collettive, presidio della trasparenza e fluida circolazione delle comunicazioni interne, utile a far convergere competenze diverse.
Ambedue gli aspetti sono fondamentali nel nostro campo, ed in particolare nella costruzione ed implementazione di un progetto, ma le reti di stakholder ed Attori non possono essere date per scontate: vanno alimentate anche attraverso un vero e proprio Progetto interno (Obiettivi di struttura, capacity building) a partire dall’individuazione di spazi e occasioni di incontro, agorà in cui condividere la lettura del contesto e maturare una interpretazione comune. Per mantenere un orientamento comune e il coinvolgimento sul risultato occorre condividere il presidio del processo costitutivo e attuativo del Progetto, in tutte le sue fasi, con una particolare attenzione alla gestione delle interferenze e delle imprevedibilità. Quindi: presidio del coordinamento e della regia della rete attraverso una costante opera di manutenzione e facilitazione.
Inoltre, la cura della comunicazione esterna nei confronti dell’ambiente di riferimento può facilitare la riconoscibilità del partenariato e del progetto, la rendicontazione dei risultati, l’attrazione di ulteriori portatori di interesse o potenziali partner, la raccolta di fondi, la diffusione delle buone prassi.
A volte la costruzione di reti è agita in modo superficiale, noncurante delle conseguenze che esse possono determinare per la vita delle organizzazioni. Altre volte è inconsapevole e solo una lettura esterna può aiutare a comprenderne la natura e i vantaggi (a volte i pericoli) della loro rappresentazione. Ad esempio, a prima vista un cielo stellato è un ammasso caotico, prima che osservazioni più attente scorgano rappresentazioni di costellazioni. Così come isole vicine possono essere rappresentate o meno come arcipelaghi non solo in relazione alla loro natura, ma anche alle loro connessioni fisiche, storiche, culturali.
La costruzione di una mappa fisica della rete aiuta a visualizzare una mappa mentale: sapere dove, come e se posso muovermi nella costruzione e realizzazione di un Progetto. Rappresentare una mappa permette anche la sua condivisione con tutta l’équipe, avere uno strumento di elaborazione e condivisione del pensiero. Aiuta ad acquisire consapevolezza dei “legami” costitutivi al proprio agire, della potenza del lavoro comune, del valore aggiunto che le relazioni apportano al progetto, sia in termini di rapporto costi/benefici (efficienza) che di capacità di raggiungimento degli obiettivi (efficacia). Indirizza ciascuna organizzazione a riflettere sulle ricadute strutturali che il Progetto può determinare sulle relazioni:
di tipo verticale-gerarchico, come, ad esempio, le ricadute degli esiti sulla legittimazione del singolo Attore nell’organizzazione o sull’evoluzione della sua leadership o dei potenziali conflitti;
di tipo orizzontale-partenariali, come, ad esempio, aumentare o estendere l’orizzonte delle possibili collaborazioni, controllare gli antagonismi e presidiare la concorrenza, allargare il campo di azione, utilizzando il Progetto come leva di sviluppo strutturale dell’organizzazione.
Allora, come si può rappresentare una rete? Molti possono essere i modi, come detto, ciascuno funzionale al momento e alla specifica situazione. Una rappresentazione classica, che può aiutare ad esemplificarne un possibile utilizzo, si fonda sulla definizione di:
nodi: sono gli elementi costitutivi di una rete progettuale, coloro che producono iniziative e azioni finalizzate al conseguimento del risultato;
connessioni: i legami tra i nodi, che rappresentano le relazioni esistenti o potenziali e ci aiutano a capire come funziona una rete. Esse possono anche essere rappresentate qualitativamente con le frecce direzionali, l’aiuto dei colori, tratteggi o spessore di linea ad indicare cosa si produce, cosa si scambia, cosa si condivide (informazioni più o meno formalizzate, regole, pratiche cooperative, transazioni economiche, impegni, processi decisionali, ecc.);
fasce di influenza: definisce il posizionamento dei nodi sulla mappa, e può essere rappresentato con diversi criteri: “spaziale”, cioè un ordinamento dei nodi in modo da disegnare la maggior o minore prossimità/intensità/facilità relazionale, rapporti di dipendenza gerarchica o complementari, grado di formalità o informalità, ecc., secondo un criterio che, volta per volta, maggiormente aiuta a descrivere la rete. Ad esempio, se uso un criterio spaziale, quanto più le fasce di influenza di estendono spazialmente e sono decentrate rispetto al punto di osservazione, rappresento la fatica crescente nella gestione delle relazioni e l’investimento che occorre produrre su di esse se sono vitali per il progetto.
In genere le dimensioni che vengono considerate sono:
forza dei legami: intensità e profondità della connessione. Quanto spesso due nodi comunicano o interagiscono tra loro? Quanto si fidano e si sostengono a vicenda? Il legame è positivo o negativo?
direzione: Il legame è reciproco (cioè, entrambi i nodi lo considerano importante) o asimmetrico (cioè, un nodo lo considera più importante dell'altro)? gerarchia: struttura di potere all'interno della rete sociale. Identifica i nodi che ricoprono posizioni di maggiore influenza e controllo rispetto ad altri. Chi è il più importante?
transitività, cluster, attrattività, assortatività (preferenza per alcuni nodi ad interagire con altri aventi caratteristiche simili);
centralità: importanza e la sua influenza di un nodo all'interno della rete;
resistenza, resilienza: capacità della rete di resistere alle pressioni dell’ambiente.
Le reti ideali e quelle reali
Quando parliamo di reti abbiamo facilmente in testa un modello ideale in cui i vari punti hanno lo stesso valore e “potere” e le maglie le stesse dimensioni. Nella realtà la situazione è molto differente: i punti della rete non sono equipollenti, come si può evidenziare con i metodi di classificazione dei singoli stakeholder.
Per l’analisi delle relazioni interne e la loro rappresentazione può essere utile utilizzare le metodiche dei sociogrammi (Moreno J.L. 1951, 1980). Questi sono una rappresentazione visiva delle relazioni sociali all'interno di un gruppo. È uno strumento utilizzato, tra l’altro, in psicologia, sociologia e pedagogia per analizzare le relazioni interpersonali e la struttura sociale di un gruppo. In genere il diagramma viene creato attraverso un questionario sociometrico, in cui ai membri del gruppo viene chiesto di indicare con chi preferiscono interagire in determinate situazioni (ad esempio, con chi vorrebbero lavorare, giocare o sedersi in classe). Le risposte al questionario vengono poi utilizzate per costruire un grafico, in cui i membri del gruppo sono rappresentati da punti e le loro relazioni da frecce o linee di diversa forza. La figura che segue mette a confronto il modello ideale e una rappresentazione di una specifica realtà.
Da questo esempio (che non evidenzia l’entità delle linee di forza dei legami) emerge chiaramente quali siano gli elementi centrali e quelli secondari, nonché alcuni nodi fondamentali. Ad esempio, l’area evidenziata dalla freccia mostra come da uno solo dei punti della rete dipendono le relazioni, l’accesso, ad una serie di altri punti: se manca quello spariscono gli altri.
Esempio di un Progetto la cui Finalità è favorire l’inclusione socio lavorativa delle persone con disabilità medio grave iscritte al collocamento mirato.L’obiettivo generale richiama la costruzione di interventi integrati, quindi la presenza di attori diversificati in grado di intervenire sinergicamente a favore del progetto. Alcuni vengono richiamati espressamente dalla progettazione, come i Servizi sociali territoriali, il Centro per l’impiego, titolare del collocamento mirato, le imprese nelle quali inserire le persone destinatarie in tirocinio o in assunzione. Altri sono impliciti nella struttura del progetto, come la Cooperativa sociale titolare del progetto, che interviene attraverso operatori sociali propri e il Consorzio cooperativo accreditato come Agenzia per il lavoro. Altri ancora si possono individuare ipotizzando le varie fasi di sviluppo del progetto, come gli stessi destinatari finali, con cui definire i progetti individuali e rafforzare l’empowerment, le loro famiglie, le associazioni di tutela e rappresentanza della disabilità, le organizzazioni sindacali e datoriali, le associazioni di volontariato, le scuole di provenienza delle persone con disabilità, i servizi sanitari, le agenzie formative, le associazioni di tempo libero o sportive, ecc.Ciascuna di queste organizzazioni rappresenta un nodo della rete e può essere disegnato graficamente attraverso i colori (più o meno intensi a seconda della strategicità del proprio ruolo nel progetto) e le relazioni che intrattiene con altri nodi. Si parte da un punto focale, che chiamiamo punto di osservazione (nel caso specifico la Coop. Sociale), da cui si diramano i legami con gli altri nodi, e ciascun nodo con le proprie reti rilevanti per il progetto, segnati con tratti diversi secondo l’intensità (linea piena più o meno segnata) la loro natura (continua = relazione esistente, tratteggiata = relazione debole o da sviluppare), nodi che vengono distribuiti per fasce di influenza o di sviluppo del progetto, secondo un criterio spaziale. La rappresentazione può risultare nel modo seguente, e costituire una base di discussione per il partenariato e una traccia di sviluppo della sua azione progettuale.
Potrebbe essere utile aggiornare la mappa al termine del progetto, per capire le conseguenze sulla composizione della rete dello svolgimento dell’azione e definire possibili strategie per il futuro.
Approfondimenti:
Burt, R. (2004). "Structural holes and good ideas". American Journal of Sociology. 110 (2): 349–399
Cambridge Intelligence, Social Network Analysis. Algorithms and measures to understand networks
https://cambridge-intelligence.com/social-network-analysis/
Carrington P., Scott J., Wasserman S. (2005), Models and Methods in Social Network Analysis, Cambridge (MA), Cambridge University Press
Ceccaroni G., Network Science e Social Network Analysis, Orbyta technologies
https://technologies.orbyta.it/article/network-science-e-social-network-analysis
Granovetter M., Strength of weak tie theory, American Journal of Sociology, Vol. 78, No. 6 (May, 1973)
Habermas J., Teoria dell'agire comunicativo. Vol. I - Razionalità nell'azione e razionalizzazione sociale; Vol. II - Critica della ragione funzionalistica, Il Mulino 1986
Laumann, E., & Pappi, F. (1976). Networks of Collective Action: A Perspective on Community Influence Systems. New York: Academic Press
https://www.scirp.org/reference/ReferencesPapers?ReferenceID=1143610
Moreno J.L., (1951) Sociometry, Experimental Method and the Science of Society. An Approach to a New Political Orientation. Beacon House, New York
Moreno J.L., (1980) Principi di sociometria, psicoterapia di gruppo e sociodramma. ETAS, Milano
Salvini, A. (2007), Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni, , Milano, Franco Angeli
Socievole A., Celia S., Reti sociali: analisi, rappresentazione e proprietà strutturali, ICAR 2018
https://intranet.icar.cnr.it/wp-content/uploads/2023/05/RT-ICAR-CS-18-03.pdf
Sociologicamente, Social Network Analysis: teorie e metodi
https://sociologicamente.it/social-network-analysis-teorie-e-metodi/
Ruffino M., ANALISI DELLE RETI SOCIALI, Università di Bologna 2018
Wasserman S., Faust K., (1996), Social Network Analysis. Method and Applications, Cambridge (MA), Cambridge University Press
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Gianfranco Bordone, giugno 2024