Effetto cobra
anche “effetto boomerang”, “effetto Streisand”,
conseguenze inattese di un programma, eterogenesi dei fini
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Si vedano anche le schede:
La valutazione di impatto sociale
Il tema è quello della possibilità di effetti non previsti nella attuazione di un programma.
L’“effetto cobra” è descritto dall'economista Horst Siebert[1] che racconta come durante il periodo del dominio inglese in India (1858-1947), per affrontare il problema dei cobra che infestavano la città di Delhi, le Autorità decisero di offrire una ricompensa per ogni cobra morto consegnato.
All’inizio la cosa sembrò funzionare con un calo delle presenze di tali serpenti. Ma in poco tempo, dal momento che nutrire i serpenti costava meno della ricompensa offerta, molti iniziarono ad allevarli per poi ucciderli, portarli alle Autorità, ed intascare la taglia.
Quando queste si accorsero delle conseguenze inattese del programma, lo chiusero e non pagarono più nulla. A quel punto, visto che i cobra non valevano più niente, gli allevatori liberarono tutti quelli che stavano allevando, portando il problema a livelli più alti di quelli di partenza.
Similmente si può parlare di “effetto boomerang” quando un programma provoca risposte di segno opposto alle attese ritorcendosi contro i proponenti ed i loro obiettivi (per esempio il target elettivo e/o altri destinatari esterni).
Caso particolare, in campo comunicativo, è lo”effetto Streisand” in cui un tentativo di censurare, bloccare, eliminare un’informazione ottiene come risultato contrario una pubblicizzazione ancora più ampia. Il nome si ispira ad una storia che riguarda l’attrice e cantante Barbra Streisand che nel 2003 portò in Tribunale un fotografo e attivista ambientale accusandolo di aver messo in pericolo il suo diritto alla privacy per aver pubblicato sul suo sito fotografie aeree della sua villa permettendone la localizzazione. La vicenda finì sui giornali moltiplicando incredibilmente gli accessi al sito e permettendo a tutti di scoprire dove era la casa: esattamente quello che l’attrice voleva evitare.
Le conseguenze inattese di un programma .
Più in generale si può parlare di “conseguenze inattese” (eterogenesi dei fini, Wundt: «conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali») di un programma quando questo innesca esiti non previsti: in meglio, in peggio, su aspetti precedentemente non presi in considerazione, fornendo indicazioni su modi alternativi di risolvere lo stesso problema.
A partire dall’approccio alla razionalità limitata, dalle riflessioni di Robert Merton sull’indipendenza tra intenzioni ed effetti, tra obiettivi e risultati[2], nonché degli “effetti perversi”,ovvero le conseguenze inattese dell’azione sociale, di Raymond Boudon[3], il tema non è nuovo.
Qualche esempio:
Un programma di formazione può contribuire a collocare sul lavoro i soggetti diplomati, ma nello stesso tempo provocare il licenziamento del personale occupato che non abbia quelle specifiche competenze.
Un intervento di riqualificazione urbana può costituire l’occasione non prevista per sviluppare nuove attività imprenditoriali.
Negli USA il proibizionismo (1920 - 1933) non riuscì più di tanto a ridurre il consumo di alcol, ma accrebbe enormemente gli affari del crimine organizzato.
Nella scuola la volontà di ottenere un numero minore di drop-out può generare un effetto “abbassamento” della preparazione che si esige dagli studenti.
Hirschman (1971)[4] ha individuato diverse possibilità di conseguenze inattese:
perversità, quando l’azione ha prodotto effetti opposti a quelli voluti;
futilità, quando l’azione non ha prodotto alcun effetto;
messa a repentaglio, quando l’azione ha prodotto risultati che sono favorevoli per risolvere un problema, ma sono dannosi perché ne creano altri;
benedizioni nascoste, quando si ottengono inattesi effetti positivi.
Seguendo il pensiero di Hirschman[5], Nicoletta Stame[6] ha proposto una tavola a due variabili: effetti attesi / inattesi, ed effetti positivi / negativi:
In questo modo è possibile individuare un più vasto ambito di situazioni che non il semplice “successo = risultati attesi ottenuti”, “fallimento = risultati attesi non ottenuti”, in quanto ci può essere successo anche se con effetti inattesi, e ci può essere fallimento perché l’effetto atteso si è dimostrato negativo.[7]
Questo approccio rimanda a domande del tipo:
Perché l’intervento avrebbe dovuto funzionare? Perché ha funzionato o non ha funzionato?
Attraverso quali meccanismi si suppone che si siano determinati gli effetti?
Domande che rimandano alla Theory of Change (ToC, “teoria del cambiamento” del programma”), ovvero al modello plausibile e coerente di come il programma funziona o dovrebbe funzionare ed alla Theory Based Evaluation (TBE) che centra l’attenzione su quello che si può apprendere nel programmare, ovvero se, quando e in quali condizioni le assunzioni che stanno alla base reggono alla prova dei fatti.
“Un approccio orientato alla ricostruzione, e quindi alla possibile valutazione, della coerenza interna (logical framework) sul versante sia della catena causale di come si è originato il problema che si intende affrontare (problem tree: catena ascendente) sia di quella della costruzione degli obiettivi (objective tree: catena discendente), comprensiva delle condizioni o ipotesi perché questi siano raggiungibili” (vedi anche Albero dei problemi e degli obiettivi).
(Merlo G., 2014, p.158/9)
[1] Siebert H., The Cobra Effect, Piper Taschenbuch, 2003[2] Merton R., The Unanticipated Consequences of Purposive Social Action (1936)[3] Boudon R., Effetti “perversi” dell’azione sociale, Feltrinelli 1981[4] 1971 A Bias for Hope, Yale University Press, New Haven[5] Hirschman A.O., The Strategy of economic development Yale University Press, New haven, Conn. tr. It. La Strategia dello sviluppo economico 1958; Development Projects Observed, Brookings Institution, Washington, 1967 tr. It. Progetti di sviluppo, 1975; Rhetorics of reaction: perversity, futility, jeopardy, Harvard University Press, Cambridge, MA, tr. It. Retoriche dell’intransigenza, Il Mulino, Bologna, 1992[6] Stame N.,l’esperienza della valutazione, Stame , Seam Roma 1997[7] Stame N., Come Hirschman mi ha aiutato a orientarmi nel campo della valutazione, XVII congresso AIV 2014 http://www.valutazioneitaliana.it/contents/pagine/68/allegati/798224842StamesuHirschamnAIVNapoli.pdf
Approfondimenti :
Barone G., Quando le politiche anti-disuguaglianze producono paradossi, lavoce.info 2023
https://lavoce.info/archives/100135/quando-le-politiche-anti-disuguaglianze-producono-paradossi/Chevallier C., Homo sapiens dans la cité. Comment adapter l'action publique à la psychologie humaine, Odile Jacob 2022
Hyunyi Cho &. Charles T. Salmon, “Unintended Effects of Health Communication Campaigns” in Journal of Communication, 57 (2007) trad. it. Effetti inattesi delle campagne di comunicazione per la salute, Dors
https://www.dors.it/documentazione/testo/201603/effetti%20inattesi_sintesi.pdfMarchesi G., Tagle L., Befan B., Approcci alla valutazione degli effetti delle politiche regionali, Formez 2011, p.124
http://valutazioneinvestimenti.formez.it/sites/all/files/muval_22_valutazione_impatto.pdfMartire F., La sociologia di Merton: indeterminatezza dell’azione e delle strutture, Quaderni di sociologia 2009
https://journals.openedition.org/qds/764Stame N., Valutazione "ex-post" e conseguenze inattese, Sociologia e ricerca sociale, 1990
Stame N., Albert Hirschman per i valutatori, FrancoAngeli 2015
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“Mi piace” per avere le notifiche . Suggeriscilo ai tuoi amiciGiorgio Merlo ottobre 2018