IL DISAGIO ABITATIVO

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Vedi anche: RISORSE PER IL WELFARE: ricognizione di tutte le risorse per il welfare



Scheda a cura di Martina Ferraris

Aggiornamento di Giulia d'Este


Il problema casa è un tema fortemente presente nel dibattito sociale e politico italiano a causa dell'emergere di nuove e più diffuse forme di disagio determinate dalla difficoltà di accedere alla residenza da parte di un crescente numero di individui. In generale, il benessere abitativo - che Filandri e Olagnero [1] definiscono proprio come assenza di disagio abitativo - risulta essere ancora fonte di dibattito in letteratura in quanto non si sono concordate delle modalità per misurarlo.

A partire dalla difficoltà di definizione del benessere abitativo deriva la conseguente complessità nel definire il suo contrario: il disagio abitativo. Di seguito, quindi, vengono riportati alcuni dei riferimenti presenti in letteratura.

Pietro Palvarini considera il disagio abitativo sotto forma di “povertà abitativa”[2] in cui è possibile racchiudere tutte quelle situazioni che, seppur in modo differente tra di loro, “si allontanano da una condizione di normalità abitativa”. Si tratta di un concetto complesso e non facilmente delimitabile che comprende molteplici situazioni con caratteristiche diverse tra loro in base ad intensità e tipo di disagio sofferto. Egli individua quindi in particolare cinque “domini della povertà abitativa”[3]:

Non esiste quindi una definizione esaustiva di ciò che può essere considerato disagio abitativo, ma occorre adattarla in base al contesto preso in esame.

Alessandra Graziani[4] scompone il fenomeno del disagio abitativo secondo tre dimensioni principali:

L'insieme di questi tre fattori principali rendono l'alloggio insoddisfacente rispetto a quelle che sono le esigenze di una famiglia.

L'Autrice considerando congiuntamente le dimensioni citate definisce un ordinamento che esprime in forma sintetica le condizioni del disagio abitativo individuando[5]:

Mediante questa suddivisione Graziani vuole giungere ad avere nuovi criteri di analisi del disagio, che comprendano variabili di diversa natura, capaci di individuare con maggiore efficacia i soggetti maggiormente bisognosi e le azioni di tutela più efficaci in relazione alla gravità e alla tipologia del disagio. Per tale finalità l'Autrice elabora uno schema delle proposte finalizzate alla riduzione del disagio abitativo derivante dalle ricerche condotte e che possa essere condiviso da tutte le parti sociali coinvolte nei processi decisionali.

Soluzioni finalizzate alla riduzione del disagio abitativo.

Quella del disagio abitativo è quindi - come si è visto - una tematica complessa che non prevede parametri validi universalmente. Si possono rilevare però particolari condizioni di disagio che coinvolgono sia soggetti che non dispongono di uno spazio fisico in cui vivere, sia coloro che, pur disponendo di un reddito, si trovano in difficoltà nel far fronte alle spese per l'abitazione e agli imprevisti.

I parametri di riferimento tengono conto di tutti gli aspetti, sia quelli tecnici che quelli sociali e la dimensione economica, seppur molto incisiva, non rappresenta più il solo ed unico fattore che definisce e influenza maggiormente la condizione di disagio abitativo. Ad essa, infatti, vanno aggiunti fattori non più da considerare come secondari, cioè i fattori demografici e soprattutto sociali che influenzano il ciclo di vita dei soggetti e di conseguenza la domanda presentata sul mercato abitativo.

Pavarini [6] suggerisce il seguente schema:

Filandri, Olagnero e Semi [7] attuano una classificazione tra condizioni strutturali e condizioni ambientali che possono influenzare la mancanza di benessere abitativo. Le condizioni strutturali possono essere assolute o relative. Le prime “fanno riferimento a problematiche relative all’alloggio” come “la presenza di umidità nei muri, di infissi rotti, o locali bui”[8].  In termini relativi, invece, il disagio abitativo può manifestarsi quando “un alloggio non è abbastanza grande per chi ci abita” (sovraffollamento) oppure in relazione ai costi per la casa, che possono essere “facilmente sostenuti da un nucleo oppure essere troppo onerosi” [8].

Rispetto alle condizioni ambientali, infine, possono essere analizzati fattori quali l’inquinamento atmosferico o acustico, la presenza di atti di vandalismo o microcriminalità, ma anche la presenza o meno di servizi di trasporto pubblico o altri servizi quali scuole, ospedali e negozi [8].



NOTE

[1] Filandri M., Olagnero M., (2014), “Housing Inequality and Social Class in Europe, in «Housing Studies», 29, pp. 977-993 [2] Palvarini P., “Il concetto di povertà abitativa: rassegna di tre definizioni”, paper teorico dottorato di ricerca 2005/2006, pp da 3 a 8. http://www.sociologiadip.unimib.it/dipartimento/ricerca/pdfDownload.php?idPaper=143. [3] Ivi, p. 12 [4] Graziani A., “La nuova dimensione del disagio abitativo: statistiche e previsioni degli esperti di settore”, in Studi e note di economia, marzo 2004. p.141 [5] Ivi. p. 147 [6] Ivi. p. 167 [7] Filandri M., Olagnero M., Semi G.,(2020), “Casa dolce casa? Italia, un paese di proprietari”, Il Mulino [8] Ivi. p. 32 e seguenti

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