La programmazione delle politiche urbane

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 3.4. Sicurezza dell'ambiente sociale

BOX DI APPROFONDIMENTO  n.23

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web n.23, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

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in argomento: Patti per la sicurezza urbana


Per programmazione delle politiche urbane si tende ad identificare un insieme di approcci all’intervento sulle città che prevedono alcuni caratteri in comune: il coniugare temi della qualità dello spazio fisico con quelli della qualità sociale e della valorizzazione territoriale; la partecipazione attiva di tutti gli stakeholders in tutte le fasi di costruzione e realizzazione dei programmi secondo la logica della urbanistica partecipata; un approccio integrato ai problemi coordinando azioni sul capitale fisico con quelle sul capitale sociale ed economico. La nascita dei cosiddetti “programmi complessi” delinea i principi fondamentali di un nuovo modello di politiche urbane, caratterizzato da finalità di integrazione tra gli interventi e dall’obiettivo di far partecipare gli attori privati ai costi delle opere pubbliche.

Intensa ed un poco farraginosa la produzione normativa: i primi programmi di politica urbana sono stati introdotti dalla legge n. 179 del 1992 con la definizione dei Programmi Integrati di Intervento (PII) (art 16) e dei Programmi di Riqualificazione Urbana (PRIU (art 2). Altri provvedimenti hanno introdotto: i Programmi di Recupero Urbano (PRU (art. 11 della legge . 493 del 1993); i Contratti di Quartiere (CdQ) (Decreto del 22 ottobre 1997e Bandi Ministeriali nel 1998 e nel 2001); i Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) (DM n. 1169 del 1998).

E’ possibile distinguere tra la prima generazione di strumenti (Programmi Integrati di Intervento, Programmi di Recupero Urbano e Programmi di Riqualificazione Urbana) che prevedono principalmente interventi di riqualificazione fisica dei quartieri degradati, dalle politiche successive (Contratti di Quartiere, Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del territorio) che pongono invece un maggior accento sulla necessità di promuovere un processo di rigenerazione urbana, inteso come fenomeno multidimensionale ed integrato, in cui elementi di riqualificazione fisica si intersecano con aspetti culturali, sociale, economici ed ambientali.

A partire dagli anni novanta, da parte sua, l’Unione Europea ha sollecitato la diffusione di approcci innovativi alle tematiche urbane con molti documenti politici e di indirizzo come:

http://ec.europa.eu/green-papers/pdf/urban_environment_green_paper_com_90_218final_en.pdf
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:1997:0197:FIN:IT:PDF
http://ec.europa.eu/environment/urban/pdf/framework_it.pdf
http://ec.europa.eu/environment/urban/pdf/framework_it.pdf

Molte di queste azioni sono quindi rientrate, ed ampiamente finanziate, nella programmazione pluriennale dell’UE principalmente attraverso i Programmi Urban (I anni 1994-99, II anni 2000-06) per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile, l'elaborazione e l'attuazione di strategie innovative ai fini della rivitalizzazione socioeconomica dei centri urbani medio-piccoli o di quartieri degradati delle grandi città, nonché favorire lo sviluppo e lo scambio di conoscenze ed esperienze sulla rivitalizzazione e lo sviluppo urbano sostenibile nelle aree interessate. In particolare lo URBAN II, investimento complessivo di 1,6 miliardi di euro, aveva tra i suoi obiettivi molti specificamente orientati alla sicurezza dell’ambiente sociale. La “riurbanizzazione plurifunzionale” come tutela e ristrutturazione di edifici, spazi aperti, zone degradate e terreni contaminati; conservazione e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale; creazione di possibilità occupazionali sostenibili; integrazione delle comunità locali e delle minoranze etniche; reinserimento degli emarginati; migliore illuminazione stradale e sorveglianza con telecamere a circuito chiuso; maggiore sicurezza e prevenzione della delinquenza, nonché una minore spinta all'urbanizzazione delle zone verdi e all'espansione urbana incontrollata; sviluppo dell'imprenditorialità, patti ed iniziative locali per l'occupazione: aiuti e servizi alle piccole e medie imprese, agli esercizi commerciali, alle cooperative, alle mutue; creazione di centri di attività e di trasferimento di tecnologie; formazioni alle nuove tecnologie;. Lo “sviluppo imprenditoriale come tutela dell'ambiente”come iniziative culturali, sportive e ricreative; asili nido e giardini d'infanzia; sviluppo di forme di assistenza alternative e di altri servizi destinati in particolare ai bambini e agli anziani; promozione delle pari opportunità tra uomini e donne. L’”attuazione di una strategia di lotta contro l'emarginazione e la discriminazione” mediante azioni che promuovano le pari opportunità, destinate in particolar modo alle donne, agli immigrati e ai profughi, consulenze, formazioni, corsi di lingua adeguati ai bisogni delle minoranze e delle popolazioni svantaggiate ed emarginate; unità mobili di consulenza in materia di occupazione e formazione; miglioramento dei servizi sanitari e centri di recupero per tossicodipendenti; investimenti nelle strutture scolastiche e sanitarie (UE 2000c).




AGGIORNAMENTI:

Calaresu M., LA POLITICA DI SICUREZZA URBANA. IL CASO ITALIANO, Angeli 2014

http://www.cittalia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=5362:la-politica-di-sicurezza-urbana&Itemid=626

 

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