I Patti per la sicurezza

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 3.4. Sicurezza dell'ambiente sociale

BOX DI APPROFONDIMENTO  n.22

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web n.22, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

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In argomento si veda anche la scheda: Programmazione negoziata: strumenti normativi per la programmazione economico sociale

Per le connessioni con il più generale tema delle politiche urbane: LA PROGRAMMAZIONE DELLE POLITICHE URBANE 



Si tratta di accordi di collaborazione e di solidarietà stipulati tra Stato ed enti locali che prevedono l’azione congiunta di più livelli di governo e la promozione di interventi, anche in via sussidiaria e nell’ambito delle responsabilità di ciascuno, per rendere effettivo il diritto alla sicurezza ed eliminare progressivamente le aree di degrado e di illegalità.


"In questa sede utilizzeremo il termine di «sicurezza dell’ambiente sociale» (che si può associare a quello di "sicurezza urbana"[1]) in quanto delimita il campo ai suoi aspetti situazionali, ma nel contempo allarga l’attenzione oltre lo specifico contesto cittadino e metropolitano.

L’ottica è quella di superare la concezione tradizionale di «sicurezza e ordine pubblico» evidenziando l’affermarsi di una sicurezza che non è più soltanto garanzia di una assenza di minaccia, ma anche attività positiva di rafforzamento della percezione pubblica della sicurezza stessa; richiamando in maniera esplicita il luogo ove si manifestano i problemi e dove è necessario concentrare gli interventi, nonché sostenendo un nuovo ruolo di soggetti istituzionali (comuni e regioni) nella prevenzione e nel contrasto della criminalità (Selmini 2004)." (Merlo G., 2014, p. 87)

"In questo campo da tempo (è del 1996 la costituzione della sezione italiana FISU del ricordato European Forum for Urban Security e di un decennio successivo la stagione del dibattito sull’insicurezza urbana e quella dei Patti per la sicurezza) sono attive molte azioni di intervento nella direzione dell’educazione alla legalità e del civismo, costruzione di comunità locali, recupero di spazi urbani, nuova attenzione alle vittime, approcci alla conciliazione, attenzione all’integrazione delle attività di polizia locale, polizia di prossimità, vigili di quartiere ed educatori di strada e così via. Politiche e programmi di carattere preventivo, di “urban governance”, che risultano tanto più efficaci tanto più si mostrano vicine, nei loro contenuti e nelle loro modalità di attuazione, ai bisogni e alle domande dei cittadini, soprattutto quando questi vengono chiamati a partecipare ai processi decisionali. (Campanale e Sarzotti 2006 p. 228)”. (Merlo G., 2014, p. 89)

Fisu

http://www.fisu.it/

European Forum for Urban Security

http://efus.eu/en/

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Nel triennio 2006/2008, a seguito di un forte dibattito a livello nazionale e locale che individuava il tema della sicurezza come una priorità nazionale, si è aperta la stagione dei “Patti per la sicurezza”: iniziative congiunte da realizzarsi in collaborazione tra gli Enti Locali e il Ministero dell’Interno. Il 20 marzo 2007, sulla base della legge finanziaria per il 2007, viene così stipulato un Patto per la sicurezza tra il Ministero dell’Interno e l’Associazione Nazionale dei Comuni di Italia (ANCI), che costituirà l’accordo quadro di riferimento per realizzare 27 accordi locali, nel quadro di un rapporto di sussidiarietà tra gli organismi statali e gli Enti Locali territoriali.

La legge 125 del 24 luglio 2008  ha poi introdotto importanti modifiche all’articolo 54 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento delle autonomie locali, ampliando i poteri dei sindaci in materia di sicurezza urbana.

Legge 125 del 24 luglio 2008 (http://www.camera.it/parlam/leggi/08125l.htm)

Il decreto del Ministero dell’Interno del 5 agosto 2008 ha successivamente disciplinato l’ambito di applicazione delle disposizioni. Il decreto definisce per “incolumità pubblica” l’integrità fisica della popolazione e per “sicurezza urbana” un bene pubblico da tutelare attraverso attività poste a difesa, nell’ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità.

Decreto del Ministero dell’Interno del 5 agosto 2008 http://www.interno.gov.it/mininterno/site/it/sezioni/servizi/legislazione/sicurezza/0989_2008_08_05_decreto_poteri_sindaci.html

Il decreto identifica cinque ambiti nei quali il sindaco può promuovere interventi di prevenzione e contrasto:

- le situazioni urbane di degrado o di isolamento che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi: dallo spaccio di stupefacenti allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio con impiego di minori e disabili ai fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool;

- le situazioni di danneggiamento al patrimonio pubblico e privato o di impedimento alla loro fruibilità o di scadimento della qualità urbana;

- l’incuria, il degrado e l’occupazione abusiva di immobili che possano favorire le situazioni di cui ai due punti precedenti;

- le situazioni che costituiscono intralcio alla viabilità o che alterano il decoro urbano, quali l’abusivismo commerciale o l’illecita occupazione di suolo pubblico;

- i comportamenti che possono offendere la pubblica decenza anche per le modalità con cui si manifestano, o che limitano l’utilizzo o la fruizione degli spazi pubblici o che ne rendono difficoltoso o pericoloso l’accesso ad essi: è il caso della prostituzione su strada o dell’accattonaggio molesto.

L’Anci e la Fondazione Cittalia hanno promosso la realizzazione e l’implementazione di una Banca dati nazionale delle oltre 600 ordinanze sul tema da cui emerge un quadro complesso e articolato che può essere categorizzato in “ordinanze situazionali” quando si tratta di provvedimenti che riguardano specifici luoghi della città; “comportamentali” quando si tratta indurre i cittadini a mantenere comportamenti civili e riguardosi nei confronti degli altri; “rafforzative” quando si interviene su terreni già considerati dalle leggi come nel caso del consumo di droghe, commercio abusivo, sfruttamento dei minori per accattonaggio, etc., introducendo nuove sanzioni di tipo amministrativo.

Il tema maggiormente ricorrente è quello del divieto di prostituzione in aree pubbliche (16%), a cui seguono il divieto di consumo e di somministrazione di bevande alcoliche (13,6%), interventi volti a contrastare fenomeni di vandalismo e di danneggiamento del patrimonio pubblico o privato (10%), l’accattonaggio molesto (8,4%) e di seguito il contrasto alla sosta e campeggio, ai fenomeni di abusivismo commerciale.

Dal punto di vista preventivo, spesso a partire dai “Profili di sicurezza“ che analizzano i dati sulla criminalità per individuare le zone a rischio, conoscere le problematiche locali, identificare le aree di intervento e realizzare soluzioni efficaci / efficienti sulle problematiche rilevate, si evidenziano tre tipologie di interventi:

- una “prevenzione situazionale” con la finalità di ottenere una riduzione dei fenomeni criminosi o di vittimizzazione e di governare le situazioni critiche senza obiettivi di risoluzione o di intervento sulle cause strutturali. Rientrano in questo schema azioni-tipo, come la sorveglianza formale e, quindi, la riorganizzazione delle attività della polizia municipale, le collaborazione con le forze dell’ordine e la professionalizzazione degli agenti in funzione di un più efficace controllo del territorio, la video-sorveglianza, la sorveglianza informale, i numeri verdi per la segnalazioni e le denunce, la sorveglianza affidata a soggetti particolari (come ai pensionati rispetto i parchi, o le scuole, e così via), le ordinanze amministrative con finalità dissuasiva.

- una “prevenzione sociale” che comprende le misure che intervengono sulle cause sociali della criminalità, attraverso programmi generali: una politica globale finalizzata al benessere sociale e che attraversa tutti i settori delle politiche amministrative.

- una “ prevenzione comunitaria” che comprende sia aspetti della prevenzione situazionale sia di quella sociale: da un lato, riprende gli obiettivi di rianimare il territorio, favorire l’attività sociale ed evitare il degradarsi di situazioni critiche. In questo caso si parla di azioni di sviluppo della comunità finalizzate alla ricostituzione di una dimensione comunitaria e al miglioramento complessivo delle condizioni sociali abitative e dei servizi. (CittaItalia 2009)



[1] Sul tema specifico si veda, tra gli altri: Amapola (a cura di), Progettare la sicurezza. Metodi e strumenti per le politiche locali, EGA Editore, Torino, 2003; Amendola G., (a cura di), Città, criminalità, paure, Liguori 2008; Battistelli, F., a cura, La fabbrica della sicurezza, Milano, Angeli, 2008; Battistelli, F., Paci, M., Sicurezza e insicurezza nella società contemporanea, in Sociologia e ricerca sociale, n. 85, 2008; Bortoletti, M., Paura, criminalità, insicurezza. Un viaggio nell’Italia alla ricerca della soluzione, Catanzaro, Rubbettino, 2005; Braccesi C., Selmini R., a cura di, Sicurezza urbana e ruolo della polizia locale, Ravenna, Maggioli, 2005; Braccesi C., Sacchini G., Selmini R., Appunti su dieci anni trascorsi velocemente, in Inchiesta n. 143, Gennaio-Marzo 2004; Ceretti A., Cornelli R, Sicurezza, in AA. VV., Sinistra senza sinistra, Milano, Feltrinelli, 2008; Melossi, D., Politiche pubbliche e politiche criminali: tracce per un’analisi socio-politica, in Dei delitti e delle pene, 2002; Pavarini, M., a cura di, L’amministrazione locale della paura, Roma, Carocci, 2006; Ruiz J. C. e Vanderschueren F., Basi concettuali della sicurezza, in Progetto Urbal, Consolidamento dei governi locali per la sicurezza urbana: formazione e pratiche, 2007, pp.14-15, www.seguridadurbal-regionetoscana.net; F; Selmini R., a cura di, La sicurezza urbana, Bologna, il Mulino, 2004; Selmini R., Arsani S., Le politiche di sicurezza in Emilia-Romagna, in Quaderni di Città sicure, XI, 31, 2005; Selmini R., Le misure di prevenzione adottate nelle città italiane, in Quaderni di città sicure, n. 20, 2000.

AGGIORNAMENTI:

Carlone U., Se fosse più vissuto, sarebbe più sicuro. Capitale sociale e insicurezza urbana a Perugia, Morlacchi 2013

Calaresu M., LA POLITICA DI SICUREZZA URBANA. IL CASO ITALIANO, Angeli 2014

http://www.cittalia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=5362:la-politica-di-sicurezza-urbana&Itemid=626

Fondazione Unipolis, Rapporto sulla Sicurezza 2014

http://www.fondazioneunipolis.org/notizie/disponibile-on-line-il-nuovo-rapporto-sulla-sicurezza-3/

 

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