Differenze territoriali nella scuola

INDICE ANALITICO GENERALE

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Sul tema si veda in AREE TEMATICHE: la voce DISEGUAGLIANZE 

Differenze territoriali in sanità

Differenze territoriali nei servizi sociali

Mortalità infantile


Dal punto di vista della programmazione pubblica, una volta definito che cosa rientra nel bene comune e per quale territorio, nonché chi abbia il diritto a goderne e con quali regole, il fine ultimo sarà quello di mettere in campo azioni per ridurre le eventuali differenze presenti e osservate (divari) nella distribuzione territoriale, nella distribuzione tra i singoli cittadini e/o loro gruppi, rispetto agli obiettivi che ci si pone relativamente a risultati auspicati e/o a punti di riferimento (benchmarks). (Programmazione pubblica: i diritti e la riduzione delle differenze)

"Ovviamente un programma può contemperare ambedue gli obiettivi e, ad esempio, porsi un determinato obiettivo nel tempo (strategia diacronica), ma ponendo già da subito maggiore attenzione laddove la situazione sia più arretrata (strategia sincronica)." (ivi, p. 55)


Considerando che seppur “In molti ambiti di intervento pubblico può sorgere l’esigenza di suddividere e delimitare il territorio, sono ben note le prese di posizione di geografi come Sestini (1949), Muscarà (1968) e Gambi (1964, 1977 e 1995) in merito all’artificiosità delle delimitazioni di enti politici generali quali i Comuni, le Province, le Regioni”1, appaiono sicuramente paradossali le situazioni in cui sono i confini delle partizioni amministrative (anche fino al livello di Circoscrizione di grandi città, e, quindi, da una via ad un’altra) a determinare la tipologia e la qualità dei servizi offerte ai cittadini. (vedi scheda: Partizioni amministrative, diritti e servizi)

Celata F., L’individuazione di partizioni del territorio nelle politiche di sviluppo locale in Italia: ipotesi interpretative, Rivista geografica italiana, 115-1, 2008 

Questi temi possono essere studiati da due punti di vista differenti e concorrenti: l’analisi dei servizi offerti nei differenti territori e le strategie di mobilità adottate dai cittadini per poter usufruire delle migliori opportunità. 

Cambiando totalmente prospettiva possono, al contrario, concorrere alla definizione dei bacini di utenza: vedi le schede:  BACINI DI UTENZA, IDENTIFICAZIONE, BACINI "NATURALI" PER LE POLITICHE GIOVANILI


"Se in Italia circa 29 milioni di persone, ovvero il 48,6 per cento della popolazione residente, prende quotidianamente dei mezzi di trasporto per andare al lavoro, a scuola, o all’università di questi il 33,6% è studente. Limitando l’attenzione a questi ultimi: gli spostamenti verso altri comuni della stessa provincia essi rappresentano sul totale il 21,1 per cento, mentre gli spostamenti verso altre province della stessa regione, verso altre regioni o all’estero, il 4,9 per cento." (CGIA Mestre su dati ISTAT: 

http://www.cgiamestre.com/2014/08/pendolari-lavoratori-e-studenti-istat-ogni-giorno-si-muovono-29-milioni-di-persone/http://dati-censimentopopolazione.istat.it/

Università

"Alcuni dati su studenti, corsi di laurea e docenti e ricercatori possono essere utili per avere un’idea dell’espansione del sistema dal 1999 al 2009.

Gli studenti iscritti in tutti gli atenei italiani erano 1.684.992 nell’anno accademico 1999-2000, 1.823.886 nel 2005-06 (+8,2%, picco di crescita nel periodo) per giungere a 1.797.315 nel 2009-10 (+6,7%, sempre rispetto al a.a.1999-2000).

I corsi di laurea in offerta formativa erano 1.508 nel 1999-2000 (fra corsi di laurea e diplomi universitari), 5.591 nel 2005-06 (+270,8%) per giungere a 5.493 nel 2009-10 (+264,3%, sempre dal 1999-2000).

I docenti e ricercatori (al 31dicembre) erano 50.711 nel 1999, 59.900 nel 2005 (+18,1% dal 1999, anche se il picco si è raggiunto nel 2008 con 62.762) per giungere a 60.789 nel 2009 (+20,1%, sempre dal 1999)"

(MIUR (2004), Ufficio di statistica e CNVSU 2011)

“Per quanto riguarda il proseguimento alla laurea dei diplomati nelle province, in primis, notiamo che la mobilità degli studenti dipende molto anche dalle risorse a tal fine assegnate dagli atenei e dagli enti per il diritto allo studio. …

[Infatti] nel decennio post riforma [1999] è aumentato non solo il numero degli atenei (da 77 atenei, statali e non, nel 2000 si è passati a 89 nel 2009-10), ma si è assistito anche al proliferare di sedi didattiche decentrate rispetto ai tradizionali centri universitari.

Ciò ha incrementato l’accesso agli studi degli studenti provenienti da zone ‘periferiche’, tenuto conto che la distanza dal comune di residenza è uno dei maggiori ostacoli all’accesso. …

Dall’analisi della correlazione fatta con alcune variabili di contesto, tale indice risulta moderatamente correlato (in ordine decrescente) all’incidenza della popolazione con laurea, alla densità didattica (numero dei corsi e sedi didattiche per abitante) ed infine al reddito pro-capite. È, inoltre, sostanzialmente influenzato anche dal tipo di diploma conseguito, risultando accentuato nel caso di maturità liceale e decisamente attenuato nel caso di maturità professionale. …

L’analisi della mobilità in ingresso conferma quello che a sensazione si poteva dedurre, ovvero la tendenziale attrattività delle province del Centro Nord rispetto a quelle del Sud. Anche i questo caso dall’analisi della correlazione fatta con alcune variabili di contesto, si riscontra che il relativo indice risulta moderatamente correlato (in ordine decrescente) alla densità didattica (numero dei corsi e sedi didattiche per abitante), all’incidenza della popolazione con laurea e (quasi alla pari della precedente variabile) al reddito pro-capite. …

Fra le cause che influenzano la mobilità in ingresso è necessario distinguere fattori endogeni ed esogeni.

Fra i primi (in ordine decrescente) ricordiamo: la presenza della facoltà in ordine al percorso di studio e professionale prescelto, la qualità dei programmi di studio e degli insegnamenti (in una parola, la qualità della didattica erogata: non facilmente quantificabile), la qualità dei servizi agli studenti.

Fra i fattori esogeni si annoverano, in ordine: l’accessibilità delle sedi didattiche sia in termini di costo del trasporto (quasi sempre funzione della distanza chilometrica) che di qualità del viaggio (comfort e durata), ‘l’atmosfera culturale’ e la vivibilità del ‘tempo libero’ della città (quest’ultimo vero e proprio traino che si diffonde tramite passa parola) e solo in subordine il costo degli affitti e la generica qualità della vita.” 1

Approfondimenti:

1 G. Demarinis, M. Iaquinta, D. Leogrande, D. Viola, Analisi quantitativa della mobilità studentesca negli atenei italiani. Confronto territoriale fra domanda e offerta di formazione universitaria, Università di Bari, p. 300 e segg.

http://www.uniba.it/organizzazione/dafg/areastudi/studi-1/analisi-mobilita-studentesca/ (p. 300 e segg.) 

Antonio Dal Bianco, Elena Poggi, Alessia Spairani, La mobilità degli studenti in Italia, giugno 2009, IRER

http://www.irer.it/pubblicazioni/collane/workingpaper/la-mobilita-degli-studenti-in-italia.-unanalisi-empirica

Miur, Undicesimo Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario 2011

http://www.cnvsu.it/_library/downloadfile.asp?id=11778 

Le condizioni di vita e di studio degli universitari dagli anni novanta a oggi raccontate attraverso l’indagine Eurostudent, 2010

http://eurostudent-italia.it/dett2.aspx?IDP=174&IDC=410&IDC2=414

Celentano I., Disuguaglianza e università, quale rapporto? Disuguaglianza e università, quale rapporto?, 2015 

http://www.grusol.it/informazioni/02-04-15.PDF

Istituti scolastici

La materia è normata dal Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975 che all’art. 1.1.2. Localizzazione della scuola, definisce le distanze ed i tempi di percorrenza massimi, in relazione ai modi di percorrenza ed ai tipi di scuola:

Nei fatti la situazione appare piuttosto differente e diversificata nelle differenti aree del paese.

Qualche esempio.

1. Pinerolo è una città della Provincia di Torino di circa 35.000 abitanti, sede di alcuni istituti scolastici superiori che raccolgono studenti da un bacino piuttosto ampio, così come descritto e riassunto nello schema seguente.

In sintesi, a Pinerolo frequentano le scuole medie superiori 4.374 studenti di cui solo 1.191 residenti in città, mentre 3.183 arrivano da numerose città e paesi distanti anche molti chilometri: 279 giovani da Piossasco (18 km), 207 da Cumiana (15 km), 116 da Frossassco (8,5 km) e così di seguito. Ben 1.610 arrivano da altre 60 località. Mentre 113 si spostano da Pinerolo verso altre località.

2. Torino (900.000 abitanti) confina, tra le altre, con le città di Grugliasco (38.000 ab.) e Moncalieri (55.000) ab.). Ogni giorno alcune migliaia di studenti si spostano per motivi di studio. Tra il capoluogo e Grugliasco la situazione quasi si pareggia (1.014 vs 927), mentre Moncalieri "cede" il doppio degli studenti che riceve (1.097 vs 579).

3. In provincia di Varese, prendendo in considerazione le scuole statali ed i corsi diurni, su 32.856 iscritti si registrano 5.272 pendolari residenti fuori provincia, pari al 16,04%.

L’Istruzione secondaria superiore in provincia di Varese, 2010-2011.http://www1.provincia.va.it/ente/istruzione/sis_opi/pdf/letture_commenti_3.pdf

Dalla tabella si nota l’incidenza dei ragazzi residenti nelle province di Milano e di Monza e Brianza, che frequentano scuole dei vicini plessi di Busto e Saronno, e l’incidenza dei ragazzi residenti in provincia di Como, che gravitano naturalmente verso le scuole di Tradate. 

Anche gli studenti dell provincia di Varese, per motivi di facilità di trasporto o di reperibilità di determinati corsi, optano per scuole situate in altre province: si tratta in tutto di 1.584 studenti (corsi diurni), distribuiti tra le province di Milano (607), Verbania (602), Novara (231), Como (92) e Monza-Brianza (52). 

Sul tema della mobilità degli studenti vedasi la scheda Bacini "naturali" per le politiche giovanili

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Giorgio Merlo gennaio 2015